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AJNA
Oracular
CD (Cyclic Law)

Ritorna Chris F con una nuova tappa del viaggio iniziato due anni fa col precedente full length “Lucid intrusion”, uscito sempre sotto Cyclic Law, incentrato sulla ricerca dell’esistenza o meno di spiriti.
Questa volta invece l’artista porta l’ascoltatore in un’esperienza extracorporea attraverso dieci tracce per oltre un’ora di musica. Nome da sempre associato all’ambient isolazionista, Ajna è sicuramente uno dei progetti più promettenti della scena newyorkese e mondiale e questo nuovo lavoro conferma quanto di buono già visto, soprattutto nei suoni compatti e raffinati, nelle ambientazioni oscure ricavate da altri mondi e nella costante direzione verso universi paralleli alla ricerca dell’ignoto e del soprannaturale, e la musica non fa altro che seguire fedelmente il solco tracciato nella mente di Chris, pregna di ispirazione visionaria.

Sito Web:
https://soundcloud.com/intrinsik-1
https://www.cycliclaw.com/
(M/B’06)

ANDROMACA
The curse of the mad hatter
CD (Hellbones Rec.)

Dopo il debutto, “NerA”, uscito oltre dieci anni fa, e una lunga attività live, Antonella Suella e Stefano Bertoli, rispettivamente cantante e bassista la prima, e percussionista il secondo per la band symphonic/prog/goth rock Nova Malà Strana, ritornano col progetto AndromacA, in cui Antonella canta come soprano e si dedica agli effetti, mentre Stefano si occupa della parte elettronica, ed in questo caso dell’engineering. Il disco in questione è una traccia da circa 40 minuti, eseguita live presso la splendida Sala Santa Maria di Acqui Terme: d’indole spiccatamente sperimentale l’unico brano si dipana su un tessuto elettronico che dà modo a Antonella di esibirsi senza nessun tipo di barriera o costrizione, dando vita ad una performance virtuosa e variegata, che ricorda per struttura i lavori di Diamanda Galás, anche se molto diversi dalle folli incursioni della cantante greco-statunitense, che tuttavia le assomigliano per un uso inconsueto della propria straordinaria voce. Ne viene fuori una piacevole rievocazione del travolgente viaggio nell’elettronica contemporanea che sa di Stockhausen, di noise e di lirica d’avanguardia che fu quel concerto, per i fortunati che vi assistettero, ed una piacevole scoperta per tutti gli altri.
Sito Web: https://www.facebook.com/andromaca1881
(M/B’06)

ARCANA
The last embrace

Inner pale sun

CD / LP (Cyclic Law)

Dopo l’uscita del box “The first era 1996-2002” nel 2010, la Cyclic Law prosegue nella sua opera di ristampa dell’intera discografia degli Arcana, su CD e per la prima volta anche su vinile.

Dopo “Dark age of reason” e “Cantar de procella”, giunge questa volta il turno di “The last embrace” e “Inner pale sun”, chiudendo di fatto la cosiddetta “prima era” di questo eccezionale ed ineguagliato progetto del polistrumentista Peter Bjärgo, che riprende la lezione di “The serpent’s egg” dei Dead Can Dance, in una chiave neoclassica oscura e superba scevra della componente ethno/tribale, che ha probabilmente toccato la sua vetta assoluta con “Inner pale sun”, senza però trascurare gli altri tre lavori che sono ad un livello altrettanto elevato, opere imprescindibili non solo per gli amanti del genere, ma della musica in generale.

Contributo fondamentale al lavoro di Peter sono state le voci femminili di Ida Bengtsson e di Ann-Mari Thim su tutti, quest’ultima al posto di Ida da “Inner pale sun” in poi: i brani, in un alternarsi di campane, percussioni e campionamenti orchestrali hanno nelle musiche un potere evocativo straordinario amplificato a dismisura dai cori e dai virtuosismi di queste due artiste straordinarie, che è un piacere risentire ogni volta, specie se a curare l’uscita c’è un’etichetta come la Cyclic Law.

Sito Web:
https://www.cycliclaw.com/
http://www.erebusodora.net/arcana
(M/B’06)


SIMON BALESTRAZZI

Cautionary Tales
CD (st.an.da.)

Avevamo lasciato il nostro Simon Balestrazzi ai due ottimi lavori licenziati tramite la propria label Azoth nel corso del 2019, ‘Redshift’ e ‘Licheni’, quest’ultimo proficua collaborazione con Nicola Quiriconi. Il nuovissimo ‘Cautionary Tales’ esce in duecento esemplari per St.An.Da., sussidiaria della storica Silentes, che già aveva avuto modo di ospitare Simon nel 2018 in occasione dell’uscita di ‘Dust’, ad opera di uno dei numerosi progetti che lo vede coinvolto, nello specifico Daimon. Lavoro dall’impronta fortemente dada-surrealista, ‘Cautionary Tales’ si snoda nel corso di sette tracce registrate in un lasso di tempo piuttosto esteso, compreso tra il 2013 ed il 2019, cosa che da al disco un connotato differente dalla classica ‘nuova uscita’. Lo sforzo di Simon é teso così a riassumere in maniera organica una serie di ‘schegge’, datate ma anche nuove, partorite nel corso di una lunga serie di sedute, e mi piace citare lo stesso autore nella sua curiosa definizione che ci sintetizza il disco in ‘una cronaca di eventi che non avvennero mai’. Definizione quanto mai in linea con l’universo di sogno ed inconscio della corrente surrealista, avanguardia artistica francese dei primi del ‘900 che - come anticipavamo - ispira fortemente il lavoro di Balestrazzi, in particolare attratto dalle collage-stories del pittore franco-tedesco Max Ernst. Regista unico in ‘Cautionary Tales’, Simon si avvale del consueto arsenale di macchine e strumenti (in taluni casi auto-costruiti o modificati) convenzionali e non, con l’unica eccezione del supporto vocale da parte di Sara Cappai e Monica Mariani nella luminosa ‘There is a crack in everything’. Sin dai soundscapes iniziali di ‘Epitaph To The Practical Dreamer’ l’opera svela i suoi connotati onirici, diversamente dagli ultimi lavori su Azoth che presentavano un taglio maggiormente ‘concreto’. Un viaggio avvincente verso lidi sonici dove a dominare é l’oscurità, permeato di atmosfere ‘sospese’, talvolta opprimenti, pronto a condurci verso (non)luoghi che forse albergano solamente nella nostra immaginazione. A creare discontinuità é proprio la sopracitata ‘There is a crack in everything’, squarcio di luce dal fascino quasi liturgico. ‘Sudden Collapse of The Social Strutture We Knew’ chiude il percorso con ripetuti, taglienti bordoni industriali. Addentratevi nell’esperienza sonora senza indugio ma con la dovuta attenzione, del resto il titolo non lascia spazio ad equivoci: si tratta di sette ‘Cautionary Tales’.
Info: https://store.silentes.it
(Oflorenz)

BAMBARA

Stray
LP (Wharf Cat Records)

Ecco l’album che si apprezza quando il sole è già tramontato. Dieci ballad come un film di violenza e tormenti, ma anche di una dolcezza, quella dolcezza che solo gli ultimi sanno raccontare.
Schiacciamo play, allora, sul recente lavoro dei Bambara.
“Miracle” parte su un tappeto di tastiere ad invitare il basso e poi via alle chitarre ed alla voce baritonale di Reid Bateh. È un crescendo in cui la band si accende sul finale, quando chitarre e synth alzano il volume in una progressione che sa un po’ di epico.
Ci arrivò la dritta di quanto la voce rappresentasse uno degli elementi distintivi dei Bambara e già dall’incipit scopriamo anche un piacevolissimo senso melodico (e viene facile il primo accostamento con Matt Berninger).
In “Heat lightning” si apprezza la batteria incazzosa e sempre presente, mentre “Sing me to the street” incanta nel suo incedere quasi malinconico, arricchito dai controcanti femminili che creano un’azzeccata alchimia con il vocione di Bateh.
Se questo non fosse il quinto album dei Bambara potremmo dire che è figlio di Nick Cave and the bad Seeds, o di quella musica che i cattivi semi facevano fino alla tragica scomparsa di Arthur Cave (poi il discorso umano e musicale sarebbe cambiato radicalmente) o, ancora, a quei Madrugada il cui album d’esordio ha da poco festeggiato i 20 anni. Ma, visto che non mancano mai i noiosi (inulti?) ma inevitabili riferimenti, possiamo dire che non ci paiono troppo lontani anche dagli Spiritual Front. E basta, direi!
Per chi ha voglia, diventano interessantissime anche le liriche, che raccontano storie al limite; racconti che non avrebbero sfigurato nelle Murder Ballads 2.0 e, meglio di tutti, servirà l’esempio di “Serafina”. Se a livello musicale apprezziamo una sessione ritmica perfetta nel creare una cavalcata d’altri tempi, è con le liriche che siamo traspostati in un film a cavallo tra horror e poesia. È il film di una ragazza piromane che da un ospedale psichiatrico arriva in un bosco: “Odore di benzina tra i capelli … Posare come morenti amanti di Pompei … Bruceremo e piangeremo e non moriremo mai”. Estratti da far strinare i peli delle gambe; potremmo solo aggiungere “Fuoco e Fiamme, fuoco e fiamme” e avremo fatto tombola (non devo spiegare il film di riferimento, vero?).
Con “Death croons” tornano i controcanti femminili e “Stay cruel” offre i momenti migliori nel recitato di Reid Bateh e nell’insolita tromba che bacia gli accordi della sei corde elettrica.
Fila liscio così fino alla fine con una “Ben & Lily” che mantiene il mood dell’album, una più raccolta “Made for me” e le conclusive “Sweat” e “Machete” (si poteva chiudere meglio).
Non sono una band all’esordio, non sono il miglior gruppo in circolazione e ho dei dubbi che questo “Stray” possa diventare il miglior album del 2020. Ma sicuramente è un album notevole (a tratti superbo) e, virus permettendo, i Bambara sono uno di quei gruppi che ci immaginiamo in live set veri e sanguigni e coinvolgenti. Bravi.
Sito web: https://bambara.bandcamp.com/
(Gianmario Mattacheo) 

GIANLUCA BECUZZI

Voices
CD (Luce Sia)

L’attacco di ‘Voices’ sprigiona sin da subito una potente aura sciamanica, catapultandoci nel giro di pochi secondi in una sorta di profondo, irrequieto universo ancestrale. E’ la prima delle sei tracce denominate ‘Voices’, e numerate progressivamente, che determinano l’ossatura di questo progetto unico nel suo genere, una ulteriore sfida nell’ambito di una produzione, quella di Gianluca Becuzzi, già chiaramente devota alla ricerca ed al suono non convenzionale. Una loop station e l’elemento ‘voce’, opportunamente trattato e filtrato, sono i due soli ingredienti che mirano ad avvolgerci nella profonda ritualità delle forme musicali più primitive, spesso mirate ad indurre stati alterati - come la trance - nella mente dell’ascoltatore. Sorprende come la voce umana, trasformandosi da sospiro in oscuro recitato, e poi ancora in minaccioso ‘drone’ gutturale, possa trasformarsi in efficace ‘strumento’, spesso dalla potenza ed efficacia non inferiori a quelli che nella moderna cultura occidentale siamo abituati a considerare convenzionalmente come ‘strumenti musicali’. Ponte virtuale tra il nostro passato più remoto e l’oggi, ed idealmente tra il primitivismo degli antichi e l’avanzatissima, moderna tecnologia dei giorni nostri, i sei capitoli di ‘Voices’ sono a disposizione in digitale sulla pagina Bandcamp di Gianluca, ma noi vi consigliamo ovviamente di goderveli in una delle centonovanta copie in CD jewel-case licenziate dalla label elvetica Luce Sia, ancora una volta sul pezzo quando si tratta di osare in ambito di avanguardia e musica non conforme. L’ immersione nei quaranta minuti di ‘Voices’ mi ha rammentato a tratti le trame tipiche del collettivo russo Phurpa, ma anche i richiami potentissimi alle civiltà pre-colombiane dei brasiliani Sepultura nel loro capolavoro ‘Roots’. Lavori declinati tramite stili e mezzi differenti, ma radicalmente pregni della medesima, intensa carica sacrale.
Ricordiamo infine che a ‘Voices’ ha fatto seguito ‘Voices Rmx’, rielaborazione del lavoro offerta da Becuzzi in download gratuito come supporto nel difficile periodo del lockdown nazionale causato dalla recente epidemia di Covid19.
Info: https://gianlucabecuzzi.bandcamp.com/album/voices-for-solo-voice
(Oflorenz)

CAMERAOSCURA / STONE WIRED

Split
Tape/Digital Download (Exabyss Records/Industrial Tapes Promotion)

Cameraoscura é il progetto dark-ambient facente capo a Marco Valenti (mastermind della toscana Toten Schwan Records) ed Eugenio Mazza, mentre il magiaro Gyorgy Turoczy e lo statunitense D-mon si celano dal lontano 2003 (il progetto ungherese originale risale al 1997) dietro il moniker di Stone Wired, creatura operante in ambito death-industrial. I due progetti uniscono forze ed intenti nel consegnarci questa split tape limitatissima - solamente 30 esemplari - equamente suddivisa in due sezioni da poco meno di un quarto d’ora, e disponibile anche in download sulla pagina bandcamp della Exabyss. Nel corso dei tre capitoli che compongono la suite ‘Paenitentia’, Cameraoscura ci accompagna in una metaforica visione del percorso che ci attende nell’affrontare la vita, una strada piuttosto tenebrosa e musicalmente dipinta in tinte alquanto oscure. Ma non é l’oscurità a prevalere, la comprensione dei nostri peccati ed il loro superamento ci porta a riconciliarci con il mondo ed a cogliere, in qualche modo, il vero significato della nostra esistenza: i bordoni iniziali di ambient nera come la pece si stemperano e dissolvono in aperture dalla connotazione celestiale, per scivolare nel finale di ‘Reconciliatio’ in un inno liturgico che vede finalmente prevalere la luce.
Nella Side B la palla passa a Stone Wired, la cui lunga traccia ‘Putrid Flesh’ non lascia presagire, sin dal titolo, nulla di troppo amichevole. Suddivisa in due sezioni, ‘Fatality’ ed appunto ‘Putrid Flesh’, la sezione di SW si dipana in un drone malefico il cui graduale crescendo soffoca ed opprime chi ascolta, lasciando un attimo di respiro solamente in prossimità di metà percorso.
Ma i ‘lamenti’ analogici che sopraggiungono, flash lancinanti e claustrofobici, così come l’ansiogeno drone finale, ci rammentano solamente che il destino di noi esseri umani non é nient’altro che veleggiare lentamente, ed inesorabilmente, verso la morte. Pur non disdegnando l’immediatezza e la comodità del download, vi consigliamo di accaparrarvi una delle trenta copie in cassetta, per di più giustificata da una preziosa grafica in bianco e nero di notevole impatto.
Info: https://exabyssrecords.bandcamp.com/album/paenitentia-fatality
(Oflorenz) 

COLOSSLOTH
Plague alone
CD (Cold Spring)

Ritorna il progetto di Wooly Woolaston con una nuova uscita, che segna una ulteriore piega nel repertorio del progetto, alla ricerca di tessuti melodici, anche se immersi nei potenti riverberi cacofonici e soverchianti che da sempre caratterizzano il suono di Colossloth. Dopo la coppia di brevi brani “Little cups of grace” e “Dies infaustus”, i tempi si allungano e la successiva “Naked Blooded & Witched” è testimone di tale cambiamento, che si concretizza nella parte finale, dove il caos si quieta in favore di atmosfere di ampio respiro, che volgono gli occhi verso lo spazio e la sua immensità.
La profetica title track, registrata tra la primavera e l’estate 2019, si muove ulteriormente in questa direzione dando vita ad un pezzo atmosferico in cui un flebile arpeggio di chitarra narra di un mondo trasformato, fino a venir disgregata da una tempesta sonora, che si placa restituendo pace al brano fino al minuto finale, nuovamente in stile power electronics.
Tale dualismo si perpetra anche nelle ultime due lunghe suite, che chiudono l’album, lasciando all’ascoltatore momenti di riflessione sulla condizione attuale in cui versa l’umanità e creando una possibilità di fuga per altri mondi.
Sito Web: https://www.facebook.com/colossloth
(M/B’06)


DANSE SOCIETY

Sailing Mirrors
CD (Society Records)

Nell’anno della clausura totale e mondiale ci imbattiamo nel nuovo lavoro dei Danse Society, e felici di assaporare il gusto di una nuova produzione per una storica band di dark e post punk, siamo immersi in emozioni contrastanti, tra sapore retrò o semplice voglia di non arrendersi.
Certo che la storia dei Danse Society non è esattamente lineare. Formatisi nei primi anni ’80, ovvero il decennio d’oro per quella musica tinta di nero, la band di oggi può vantare il solo Paul Nash tra i fondatori del progetto originale, mentre nel volgere di questi 40 anni di attività (e stop più o meno forzati) non sono mancate liti, riconciliazioni e cause legali.
Il presente è questo “Saling mirrors”, ovvero nove tracce in cui alle chitarre del citato Nash, si aggiungono la voce di Maethelyah, le tastiere di Sam Bolland, il basso di Jack Cooper ed i tamburi di Tom Davenport, insieme per far rivivere la musica della ditta.
La copertina di “Sailing mirrors” è già un bell’insolito biglietto da visita. Decisamente fuori dagli schemi e dai colori che ci si potrebbe aspettare, il progetto grafico disattende ogni ombra e colore nero per dedicarsi ad un insieme cromatico in cui visi contorti, facce maciullate e pestate, lingue improbabili e gambe da ballerina si ritrovano in un incubo, degno erede di un quadro di Picasso.
Il disco si apre con “Danse away your love”ed una batteria su cui appoggiano gli accordi di Nash. È questo è l’intro. Poi parte la voce della Maethelyah. il terreno è quello tracciato da band quali Siouxsie ed affini. La title tark è un brano dall’incedere epico, in cui a rimanere impressi sono le tastiere ed un cantato evocativo.
“Valerio”, invece, è una classica cavalcata rock (Mission style) che lascia il posto alla traccia migliore del disco. “Hiding in plain sight” è una piacevole sorpresa. I cinque musicisti sono abili a creare un pezzo jazzato in cui i riff di Nash tratteggiano linee psichedeliche suggestive.
“Kill U later” è musicalmente meno trascinante (non decollando mai e risolvendosi in un non originale rock), ma mette in primo piano le potenzialità vocali di Maethelyah, mentre “And I wonder if” nasce per essere la più sofferta del repertorio. Si apprezza la band abile a non strafare per non togliere intensità al pezzo.
Dopo le interlocutorie “Hypnotise” e “Invincible”, “We fall” sale di tono per la chiusura. Un inizio che riporta alla “Don’t get me wrong” dei Pretenders, porta ad un pezzo carico di un’ottima melodia e capace di coniugare esigenze commerciali e tradizione dark wave.
Un apprezzabile disco che, inevitabilmente, si rivolge ad un pubblico “fidato”, ma che ha il pregio di non essere stato realizzato solo attraverso cliché manieristici.
Sito: https://thedansesociety.co.uk/

(Gianmario Mattacheo) 

D.B.P.I.T.
isolaCtion
Download (Spettro Records; GattoAlieno)

Nonostante i divieti governativi Flavio Rivabella dà il via al suo personale party nel periodo di isolamento da covid19. Questa nuova uscita digitale per Spettro Records e GattoAlieno appare come una sorta di viaggio domestico distopico, attraverso gli oggetti di casa ed in compagnia dei coinquilini forzati, con gli usuali risvolti post industriali e surreali caratteristici delle composizioni di Flavio.
Come in ogni festa che si rispetti c’è del groove (Funky slum), ma ci sono anche delle atmosfere noir in stile Sol Invictus, dettate dalla tradizionale tromba di Flavio (Bekytanz Drei), mescolate al tradizionale noise futurista dei D.B.P.I.T.. “From my windows”, che vede la collaborazione di Mario F.O.B. dei Circus Joy e Xxena, richiama la principale attività in questi tempi, il “people watching” dalla finestra, che qui per fortuna assomiglia più ad una contemplazione del cosmo con melodie suggestive, quasi krautrock. “Jules the gentle pilot” cambia il tempo coi suoi loop vocali ed i ritmi spezzati, ma è solo un momento prima delle sognanti melodie di “Magic moth (tribute to Space)”, liberamente ispirato dalla hit “Magic fly” degli Space, datata 1977. Chiude “Live it up”, con le sue pulsazioni ritmiche che ricorda il vero proposito di questo album, ossia “dance the quarantine away”.
Sito Web: https://dbpitxxena.bandcamp.com
(M/B’06)

FM EINHEIT & ANDREAS AMMER
Hammerschlag
CD (Cold Spring)

Il sodalizio tra FM Einheit, al secolo Frank Martin Strauss, ex membro degli Einstürzende Neubauten, e Andreas Ammer, giornalista, produttore e documentarista, arriva all’ottavo episodio: come di consueto siamo di fronte ad una ardita mescolanza di elementi percussivi tipicamente industrial, elettronica sperimentale, noise e la cosiddetta “machine music”, ossia musica ricavata da oggetti come catene, rottami, molle e oggettistica varia, attitudine che richiama fortemente i primi lavori degli Einstürzende Neubauten, di cui Strauss è stato protagonista indiscusso. Strutturalmente l’album è una sorta di narrazione costituita da preludio ed epilogo e da due interludi, che scompongono i vari brani distinti nel titolo da una numerazione progressiva, mentre concettualmente si basa sui lavori del futurista russo Aleksej Kapitonovič Gastev, ripercorrendone la vita, le opere e lotte sindacali fino alla morte per ordine di Stalin, con l’accusa di attività controrivoluzionaria. L’album riporta il concerto tenuto nel 2019 al Diaghilev Festival di Perm in Russia, ed è stato utilizzato come base per una versione radiofonica russo-tedesca.
Attraverso i testi declamati da Rica Blunck e Teodor Currentzis, direttore della SWR Symphony Orchestra, nei panni di Gastev, la machine music di Einheit, la batteria di Saskia von Klitzing, il basso e gli ottoni di Volker Kamp, e il musicAeterna Choir guidato da Anton Bagrov, l’album interpreta la poetica di Gastev, che intendeva provocatoriamente distruggere la letteratura, come dichiarato nella sua ultima opera “Пачка Ордеров” (“Un pacco di ordini”) del 1921, in cui veniva anche citato con grande anticipo una sorta di rituale musicale in cui il pubblico doveva essere stordito dal rumore creato da un dispositivo di segnalazione, prima di “dare inizio ai giochi”. E così dopo circa cento anni, il rituale ha avuto luogo con grande successo, proprio in Russia, alla faccia di Stalin.
Sito Web: http://www.fmeinheit.org; https://ammerconsole.bandcamp.com
(M/B’06)


GREY CLOUDS MONOLITH

Grey Clouds Monolith
CD (Toten Schwan Records)

Signore e Signori, vi presentiamo innanzitutto questo progetto nuovo di zecca, che vede unire le forze due attori conosciuti della nostra ‘area’. Il veneto Yvan Battaglia, già mente di LCHM/ Les Champs Magnétiques e Istituti Keller insieme alla compagna Monica Gasparotto, nonché membro di Carnera (oltre a lui e a Monica, presenti anche Giovanni ‘Leo’ Leonardi di Siegfried e Simone Poletti di Dinamo Innesco Rivoluzione); lo spezzino Andrea Bellucci, che ricordiamo in Red Sector A , Lagrange, Subterranean Source, Virtual Passage ed Iluiteq, quest’ultima una brillante cooperazione insieme a Sergio Calzoni di Colloquio.
Queste le due menti dietro la regia di Grey Clouds Monolith, sodalizio nato nel corso dall’anno passato ed immediatamente all’opera per registrare, a cavallo tra 2019 e 2020, le sette tracce del dischetto omonimo, in uscita per la super operativa Toten Schwan di Marco Valenti. La minimale quanto favolosa grafica in scale di grigi dell’artwork ci ricorda che Yvan é anche un provetto fotografo, qui abile nell’ immortalare un massiccio roccioso del Monte Grappa, dove é di casa. Granitiche rocce, ‘monoliti’ appunto, e luce intensa, abbagliante. Con questo flash di natura selvaggia impresso nella mente ci immergiamo nell’iniziale ‘Memories fades in dust’, un vortice ancestrale di suoni-voci-rumori capaci di ingabbiare la mente in un labirinto virtuale misterioso e nello stesso tempo magnetico, che si va a stemperare tra i primi, delicati layers di ‘Fragments of dark suns’. I timidi rintocchi iniziali in ‘Ashes of the Gods’, simili a campane tibetane, lasciano spazio, dopo qualche minuto, ad un lento crescendo di droni ‘circolari’. I sette capitoli del disco si susseguono senza soluzione di continuità, come tappe ideali di un unico, impressionante, viaggio cosmico. Proprio il massiccio che si staglia sulla cover mi torna in mente in ‘Invocat’ e nella finale title-track, che con i loro effetti ed un senso persistente di inquietudine sembrano essere ideale colonna sonora per una scalata, metafora di una sfida avvincente tra l’uomo e la natura selvaggia. Suono e produzione levigati e curati a dovere (Yvan é un tecnico del suono di lunga esperienza) fanno di questo esordio una piccola gemma tutta da assaporare, liberando corpo e mente e lasciandosi rapire dalla sue spire avvolgenti.
Info: https.//totenschwan.bandcamp.com
(Oflorenz)

HOLLOW BONE
Hollow bone
C
D (Hellbones Rec., Dreamingorilla Rec.)

A quattro anni di distanza dalla loro nascita come band, debuttano i milanesi Hollow Bone, con questo album dal titolo omonimo.
Cinque tracce a cavallo tra elettronica e art/avant-rock prettamente strumentale dall’incedere lento e dall’approccio sperimentale, che riflette la formazione del suo leader Carlo Garof. Nato come batterista fin da prima dell’adolescenza, dopo una prima fase punk rock, si diploma poi all’Accademia Internazionale della Musica Jazz di Milano folgorato dai lavori di Coltrane, per poi approfondire lo studio della musica africana e diplomarsi infine in Musicoterapia. Ad accompagnarlo in questo primo viaggio ci sono Claudio Giuntini alle chitarre e Giona Vinti ai sintetizzatori: i brani si dipanano su strutture percussive lente, lentissime, quasi doom, dove si mischiano post rock, blues, drone e ambient senza soluzione di continuità.
I fraseggi di chitarra fanno il resto per un album che va ascoltato attentamente e tutto d’un fiato infinite volte, perché ne siano apprezzate le molteplici sfumature, frutto del grande lavoro e delle innumerevoli collaborazioni di Garof cogli artisti e nei generi più disparati.
Sito Web: https://hellbonesrecords.bandcamp.com/album/hollow-bone
(M/B’06)


IRINA NËSTOR
One Day You’ll Miss Today
CDr  (Self-released)

Giovane quintetto nato a Roma nel 2017 e formato da musicisti già attivi nell’ambito della scena capitolina, Irina Nëstor esordisce con questo primo full-lenght nel 2019, otto tracce proposteci su Cdr autoprodotto custodito in elegante digipak dalla minimale grafica ‘total black’.
Collettivo che trova nel live show la sua dimensione ideale, anche grazie all’interazione con le video-installazioni del network Vjit, Irina Nëstor sorprende positivamente anche nella dimensione di studio, cosa non semplice e scontata dal momento che la band gioca le sue carte su di una proposta integralmente strumentale, nella quale si rivela decisamente abile nel coinvolgere l’ascoltatore senza mai annoiare.
Le trame chitarristiche e di basso si sposano con un’elettronica che completa le tavolozze sonore dei cinque, non risultando peraltro mai eccessivamente invadente.
A tratti ‘One Day You’ll Miss Today’ mi ricorda i grandi nipponici Mono (ascoltate la sognante ‘Alpha’ ma anche il crescendo finale di ‘Arpeggio is Nothing’), ma qualche scheggia di Mogwai non disdegna di fare capolino qua e là.
Un gruppo dall’ottima perizia strumentale, messa a servizio della dimensione sonora più congeniale: notevole.
Info: https://irinanestor.bandcamp.com/releases
(Oflorenz)

MASTICE
Crepa
CD (Hellbones Rec., I Dischi Del Minollo)

Igor Tosi e Riccardo Silvestrini ritornano con un nuovo lavoro, a distanza di sei anni dal debutto “Violente manipolazioni mentali”, dopo aver attraversato un periodo di concerti dal vivo in costante proiezione verso sperimentazioni e nuove frontiere musicali, anche in collaborazione con Alessandra Zerbinati (Lametàfisica). “Crepa” ha avuto una gestazione di circa due anni prima di vedere la luce, anni in cui il duo ha provato a digerire quanto fatto negli anni precedenti e strutturarlo in qualcosa che non fosse più mera improvvisazione. Il risultato è un album maturo e consapevole di ambient / noise rock cantato in italiano, incentrato sul difficile rapporto tra il microcosmo interiore, perpetuamente smosso dalle sue forze interne in conflitto e meschinamente ridotto al rapportarsi con una società sempre più sclerotica ed incomprensibile e coi suoi componenti, che ci condannano ad apparire sempre vincenti e realizzati, o a scomparire.
Nove brani fatti dalle chitarre attendiste di Silvestrini, che tracciano paesaggi sonori a volte quieti, a volte minacciosi, come tempeste in avvicinamento, che si sposano con tessuti noise/industrial e testi sussurrati o declamati da Tosi, che non disdegna urla laceranti di quando in quando, o cantati dalla ferrarese Arianna Poli.
È un disco monolitico, ben riuscito, dai suoni convincenti e mai noioso o troppo pesante o monotono, ma non per questo di facile digestione, che viene fuori alla distanza, ma che richiede molteplici ascolti.
Sito Web: www.facebook.com/masticeband
(M/B’06)

A NEW LIFE
And then
Download (Der Klang Records)

Sono ormai passati sei anni dall’uscita della raccolta “Heart to heart” che raccoglieva i primi ottimi lavori di “A New Life”, progetto nato nel 2011 che segnava una svolta rispetto alle più tetre atmosfere dello storico Gerstein. Dopo un’attesa così lunga e complice probabilmente il maggiore tempo libero dovuto alla reclusione pandemica, Maurizio decide finalmente di far uscire dieci tracce inedite, per ora solo in digitale, registrate tra il 2011 ed il 2015, che costituiscono di fatto il primo full length e confermano quanto di bello fatto vedere finora, sempre in ambito synth-pop/new wave, coniugando le influenze della musica di gruppi come Soft Cell e Human League alla sua innata vena cantautorale.
Si inizia con l’accoppiata “Neural link” 1 e 2, brani davvero suggestivi che richiamano gruppi come Clock DVA, dalla grande ricchezza sonora e dal mixaggio e dalla masterizzazione eccellente, come del resto tutto l’album. Il successivo “All the lies” cambia registro con atmosfere più dilatate ed un cantato malinconico e coinvolgente. Dopo lo strumentale “New town”, è la volta di “Lucky you", che riprende i toni di “All the lies”, similmente a “Everyday we die”. Molto bello il brano “She said”, uno dei sei pezzi strumentali che popolano il disco, insieme a “Another day”, quest’ultimo contaminato da una vena dub sullo stile dei remix della “League Unlimited Orchestra”. Chiude la nebbiosa “Set me up”, perfetta colonna sonora di un’alba invernale.
Sito Web: https://noisebrigadeblog.wordpress.com
(M/B’06)


SOMA

Zero
Digital Download (Bandcamp)

Riceviamo il demo di esordio da parte di questa giovane band meneghina fondata verso la fine del 2108, inizialmente dome duo e ben presto trasformatasi nel definitivo quartetto odierno.
Le cinque tracce del mini ci danno un ottimo assaggio della valida miscela tra moderno rock ‘indie’ e velate reminiscenze wave proposta dalla band milanese, impostata sulla classica formula voce-chitarra-basso batteria.
Tutto in italiano il cantato di Marta Invernizzi, la cui bella voce risalta particolarmente in brani come ‘Aria’, canzone dal sapore antico di marca cantautorale/prog, a dimostrazione delle vaste vedute della band non forzosamente limitate entro steccati di genere.
Attendiamo i quattro al varco per un auspicabile, primo full-lenght, magari anche su formato fisico: le premesse sono buone!
Info: https://soma12.bandcamp.com/releases
(Oflorenz)

SØREN
Bedtime rituals
C
D (Alternative Records, Metaversus)

Dopo l’esordio neo-folk di “Stargazing”, i romani Søren tornano con un nuovo album ed uno stile decisamente rinnovato, incentrato questa volta sulle sonorità rock/wave anni ottanta, che non pregiudica però la loro innata capacità di creare brani ispirati e originali. Il gruppo, che di fatto è un collettivo, si avvale inoltre come già per “Stargazing”, della collaborazione della compositrice e polistrumentista Joni Fuller al pianoforte, alle tastiere ed agli archi (violino, viola e violoncello), oltre ad una lunga lista di musicisti agli strumenti a percussione, alle chitarre, al basso ed alla batteria, che completano il ventaglio musicale che viene dispiegato di brano in brano, in maniera sempre molto equilibrata, mai leziosa o pleonastica. Si aggiungono anche due cantanti, una femminile, Nina Orlandi, ed uno maschile, Lorenzo Tarquini.
La prima duetta col cantante Matteo Gagliardi nell’opener “Unreal city”, ispirata come la sognante “Hurry up!” ad un testo di T. S. Eliot, per ricomparire in “My worst enemy” in cui si unisce all’altra cantante Diana D’Ascenzo. Il secondo invece, oltre ad aver contribuito alla composizione, alla produzione ed all’arrangiamento dei brani, ed a suonare le chitarre, compare come cantante insieme a Gagliardi in “Mantra”. Anche se i brani sono tutti delicati e melodiosi, i ritmi sono abbastanza sostenuti ed incalzanti, guidati dalla batteria e dalle tastiere suonate principalmente da Gagliardi, salvo in “Pain of love”, dove è Joni Fuller la mattatrice, occupandosi sia dei queste, che degli archi, i quali completano insieme alla voce di Diana un affresco musicale di impronta neoclassica, e nella ballata folk acustica “Flying into the Sun”, altra perla dell’album.
Sito Web: https://www.facebook.com/sorenrocks
(M/B’06)


THEUNSKIN

…it’s time to wake up in the dark
CD (Self-released/Prod. Shelve)

Combo milanese fondato nel 2015, Theunskin si presenta oggi sotto forma di quintetto con un DNA fortemente radicato in area post-punk/wave di spiccata marca chitarristica, pronto a consegnarci questo ambizioso lavoro composto da dieci tracce registrate nell’arco temporale 2016-2018.
Quella che stringiamo tra le mani è la deluxe-edition in formato digipak, che include la bonus ‘Exhale’, precedentemente insieme ad ‘Amsterdam’ nell’omonimo singolo licenziato nel 2018.
Nata come quartetto e stabilizzatasi successivamente in formazione a cinque con l’ingresso alla voce di Iacopo Lucherini dopo l'uscita di questo CD, che sostituisce Alex De Benedetti (il quale ha inciso la voce in quest'album, N.d.r.), la band meneghina declina con stile ed eleganza quella che definirei una riattualizzazione in chiave moderna della wave/post punk d’antan a noi tanto cara, sfociando in quell’area oggi spesso definita ‘alternative’ piuttosto che ‘indie’ rock. Un indie, nel loro caso, cantato in inglese e con lo sguardo ben rivolto al passato, caratteristica che emerge e spicca nelle trame di brani come ‘Amsterdam’ o ‘Suffocation’. Profumi di Pink Turns Blue, The Sound e magari And Also The Trees si sprigionano dalle dieci trame del lavoro, che mantiene una certa omogeneità e linearità nel corso dei suoi tre quarti d’ora di durata. Ricordiamo che ‘…it’s time to wake up in the dark’ é disponibile in download sulle principali odierne piattaforme multimediali, fermo restando che l’elegante digipak della ‘deluxe edition’ merita indubbiamente un pensiero in più!
Info: www.theunskin.com
(Oflorenz)

THIS ETERNAL DECAY
Silence
C
D (Trisol Music Group)

Dopo due anni di silenzio torna il terzetto romano formato da Riccardo Sabetti (Spiral69), voce e chitarra, Andrea Freda (Spiritual Front, Spiral69) alla batteria e Pasquale Vico (Date at Midnight) al basso, con il secondo full length.
Le coordinate musicali sono quelle di gruppi come Diva Destruction e Clan Of Xymox, per un album che combina un coinvolgente misto di wave e industrial. L’opener “Future anthem”, suona come una specie di rivisitazione in chiave synth wave di “God Save The Queen” dei Sex Pistols nel suo ossessivo ritornello “No Time, No God, No Love, No Future”, mentre la successiva “I want” riprende dal post-punk per denunciare il vuoto totale di ideali e di credo alla ricerca di una esistenza felice. “Fade away” sterza in direzione synth-pop per un brano emozionante grazie soprattutto al cantato di Sabetti. “I am nothing” è invece un brano, anzi una hit, da dancefloor, mentre “A secret” viaggia in territori affini ai “The Cure”.
La title track è un capolavoro musicale nella sua immediatezza, completato alla perfezione dalla voce dell’ospite Alex Svenson-Metés (Radio LXMBRG, Sad Day For Puppets, Then Comes Silence, Yellow Fever), mentre la successiva “White moon – Cold lights” vede l’altro contributo esterno da parte della cantante dei “Theatre des vampires”, Sonya Scarlet. Chiude degnamente “Ghost”, con ancora una volta ritmi ispirati ed una voce perfetta.

Sito Web: https://thiseternaldecayofficialshop.bigcartel.com
(M/B’06)


TWO MOONS 
Over
CD (Icy Cold Records)

La Band bolognese, attiva dal 2009, ritorna dopo 3 anni con il nuovo album "Over" che è la loro quinta uscita.
In copertina l'opera "Concetto spaziale - Attese" di Lucio Fontana del 1962.
L'album contiene otto brani omogenei in linea con l'atmosfera dei precedenti lavori.
Il sound dell'album è quello tipico della band caratterizzato innanzitutto dalla voce sognante di Emili Moonstone, dai suoni dilatati che mixano bene sonorità dream pop e shoegaze a quelle oscure della new wave, e dal suono soffuso della batteria.
I brani che mi hanno colpito sono "Sex Desire", "Second Life" e "Take me back".
"Sex Desire" è il primo brano di Over", ha un ritmo più "calzante" rispetto alle tracce successive e la chitarra e la voce si amalgamano perfettamente.
"Second life" pur essendo un brano più elettronico è caratterizzato da atmosfere sognanti e raffinate.
"Take me back" è un brano decisamente cold wave di stampo inglese che richiamano quelle degli And Also the Trees.
I Two Moons sono una band che da sempre si differenzia dalle altre bands della scena alternativa oscura.
Disco consigliato.
Sito web: https://www.twomoons.it/
(Nikita)
 

WEAR AND TEAR / PETROLIO / YUKO ARAKI
Omen/​30032019
C
D (Toten Schwan Rec., Hellbones Rec.)

Interessante collaborazione tra due progetti italiani, ossia Wear And Tear di Davide Bacci e Petrolio di Enrico Cerrato, e la polistrumentista giapponese Yuko Araki. L’album sembra rifarsi ad una sorta di presagio legato al 30 marzo dell’anno scorso e si suddivide sostanzialmente in due parti, la prima a cura di Bacci con tre lunghe suite, la seconda guidata dal duo Cerrato/Araki. I
 brani della prima parte sono fondati sugli stilemi dell’ambient/drone, partendo da atmosfere di ampio respiro scandite da solitarie note di pianoforte, espandendosi in soundscapes tetri e quasi impalpabili, senza disdegnare fughe nel krautrock più cosmico nella seconda parte del terzo brano dal titolo “Omen”. Con l’ingresso nella seconda parte, i toni cambiano completamente, passando ai toni più rumoristici e dinamici di Enrico e Yuko.
Si parte con lo scroscio di rumore e frequenze di “Centrobuio”, proseguendo con la “Protest” che richiama a tratti i Prurient più visionari, anche se su scenari decisamente più quieti. “Asfalto” richiama coi suoi clangori marziali i fasti di “In Slaughter Natives”, che vengono modulati nella conclusiva “Strappi”, pezzo eccezionale nei suoni e nelle maestose atmosfere.
Sito Web:
https://www.facebook.com/wearandteardave;
https://petroliodark.wixsite.com/petrolio;
https://yuko-araki.tumblr.com
(M/B’06)

meanwhile.in.texas
Heimat
Tape / CDr (Secret Press)

Il brindisino Angelo Guido é ormai consueto e gradito ospite sulle pagine di Rosa Selvaggia, il suo ultimo lavoro di cui ci eravamo occupati era stato l’ottimo ‘Endless Decay’, uscito appena tre mesi prima del nuovissimo ‘Heimat’.
Basato su una serie di field-recordings catturati in splendidi siti naturali dislocati nelle zone natìe della provincia brindisina (dal Parco Urbano del Cillarese alla Diga di Punta Riso), ‘Heimat’ riesce a dipingere in suoni la bellezza solitaria di queste lande del nostro Sud-Italia, rivelando ancora una volta la perizia dell’autore nell’auto-costruirsi microfoni a contatto e device da mettere a servizio della sua piccola, personale ‘orchestra elettro-sinfonica’ dal forte impatto emozionale. I nove capitoli del disco sono da intendersi come frazioni temporali/momenti/suggestioni legati alle diverse fasi e luoghi di registrazione, sebbene la maniera migliore per vivere l’opera finale sia affrontarla come un unico, lungo percorso, liberando la mente e lasciandosi cullare dalle sue spirali avvolgenti.
Ritrovo in meanwhile.in.texas le oniriche dimensioni ambientali che furono cifra costante di Alio Die piuttosto che Oophöi, due riferimenti di indubbio rilievo a proposito di sonorità dal forte contenuto meditativo. Ricordiamo che i formati disponibili, entrambi in numero di trenta esemplari licenziati dalla praghese Secret Press, sono una cassetta custodita in case fumé ed un Cdr con package in cartoncino assemblato manualmente, due formati dal sapore vintage e DIY che meritano attenzione rispetto al semplice download. ‘Mind-altering ambient music and meditative drones’, recitano le dichiarazioni d’intenti della Secret Press, la label di ‘Heimat’: parole migliori non potrebbero esserci, per predisporsi adeguatamente a questo nuovo, profondo viaggio sotto le ali di meanwhile.in.texas!
Info: https://meanwhileintexas.bandcamp.com
(Oflorenz)