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HELALYN FLOWERS

 

Intervista by Anialf

Prima di tutto, grazie ragazzi per questa piccola chiacchierata. La prima domanda che Vi faccio è molto diretta, come è di solito nelle mie abitudini: Helalyn Flowers è una realtà ormai di fatto nel panorama europeo ed oltreoceano (dopo Vi dirò come l'ho scoperto), tuttavia siete italiani e siete riusciti ad emergere praticamente senza quasi proporre demo, live, almeno per me siete sbocciati di colpo, e sempre di colpo avete raggiunto un successo invidiabile: ma chi sono in realtà gli H.F., e realmente, come ho visto scritto in passato, è stato un apice toccato in poco tempo? E secondo Voi, oltre all'indubbio talento, e considerando che io non credo né alla fortuna né alle coincidenze, qual è (stata) la ricetta vincente? Io in più di 20 anni che seguo la nostra scena, ne ho visti di exploit, ma come il Vostro ne ricordo pochi!
Max: Come Helalyn Flowers siamo nati nell’estate del 2004 con una vera e propria ‘urgenza’ di suonare. Infatti, dopo appena 6 mesi ci siamo ritrovati in studio a registrare il nostro primo mini-CD “Disconnection”, come bambini incoscienti, proiettati nel proprio presente, incuranti di schemi e direzioni. Abbiamo deciso di curare questa nostra prima release nel modo più possibile attinente alle nostre esigenze ‘pratiche’, partendo da un’artwork da album invece che da demo, stampando tutto presso una fabbrica specializzata invece che spammare con mp3 di scarsa resa sonora, realizzando un servizio fotografico professionale dando il peso persino al minimo particolare. Non ultima, la promozione del disco interamente auto-gestita, massiccia ed attenta, che ha fatto sì che tutti potessero iniziare a conoscerci. Abbiamo promosso “Disconnection” nello stesso modo in cui farebbe una vera etichetta indipendente degli anni d’oro e questo ha fatto da battistrada a quello che tu chiami ‘exploit’…anche se poi c’è ‘exploit’ ed ‘exploit’. Gli exploit veri e propri sono quelli in cui vendi un milione di dischi, stai sulla bocca di tutti e diventi un personaggio mediatico onnipresente. Ci si è presentata un’opportunità del genere nel 2006, veramente spiacevole, rivoltante, che ci ha fatto realizzare quanta corruzione e servilismo esiste in certi ambienti e che il successo non lo fai perché sei bravo, ma è determinato dal livello di asservimento a determinate regole e condizioni atte alla realizzazione di un piano politico ed economico in cui la musica serve solo da propaganda. Non ti dice niente la famosa medaglia d’onore ricevuta dai Beatles dal governo Inglese per “servizi resi allo stato”?

Proprio tre giorni fa, un ragazzo californiano con cui ogni tanto mi sento via mail, avendo saputo di questa intervista, mi ha detto “era ora! Cos'hai aspettato, sono anche italiani!”. In realtà all'interno di Rosa Selvaggia seguo prettamente la scena ethereal-neoclassica e darkwave, quindi avevo paura di non riuscire a capire bene il Vostro messaggio musicale: ma poi, grazie anche a Bernard della Vostra etichetta Alfa Matrix, mi sono lanciato: al di là delle presentazioni ufficiali dell'album, come definireste concretamente la Vostra musica a chi ancora non la conosce?
Max: Permettimi di dire quanto io apprezzi questo tuo slancio e questo tuo mostrare apertura mentale e sincerità. Ovviamente hai dato ascolto al tuo Istinto invece che ad una razionalità che spesso ci preclude da suoni, immagini e parole che invece possono arrivarci dritti dentro.
Come definiremmo la nostra musica? Beh, all’inizio ci abbiamo provato in mille modi con coniazioni tipo ‘Nu Electro-Rock’, ‘Electro Alienating Beat Rock’, ‘Electro Hard-Pop’ e via discorrendo. Non l’abbiamo mai fatto con la pretesa di suggerire una verità, ma come un modo divertente di intrattenere, nonché di far capire il più possibile a parole cosa si potrebbe aspettare un nostro eventuale neo-ascoltatore (anche se non è più come una volta che compravi i dischi a scatola chiusa e ora ti basta visitare la pagina Myspace per avere un’idea chiara!).
Sinceramente ci troviamo scomodi a trovare una definizione a parole di ciò che siamo. Le definizioni per natura esprimono un senso compiuto, chiuso, cristallizzato…tutto l’esatto opposto di ciò che in realtà siamo. Posso dirti che nella nostra musica puoi trovare tracce di Pop, Punk, Electro, New Wave, Rock, Indie, Alternative ma che non siamo alcuna di queste.

Ammetto di essere stato attirato dall'ascolto del nuovo “Stitches of Eden” anche dal fatto che lo stesso Bernard mi aveva detto che il tono elettronico era stato maggiormente aumentato, rispetto alla sezione 'gothic-metal' (lasciatemi questa definizione, anche se non è propriamente giusta): intendeva forse dirmi che anche chi non ama particolarmente i preponderanti suoni di chitarra (che comunque non mancano, sia chiaro, anche nell'ultimo CD), avrebbe potuto trovare una vena maggiormente 'accessibile' e meno 'aggressiva'?
Max: Forse voleva rassicurarti del fatto che non si trattasse di un disco Metal!
E infatti di Metal in “Stitches Of Eden” non c’è nulla, persino le parti più tirate (come “Don’t Wake Me Up” e “Psychic Vamp”) sono più debitrici al Punk che non al Metal. Le chitarre giocano ora un ruolo di sostegno ai giri principali, ma in brani come “Hybrid Moments”, “Your Killer Toy” e “Sitting On The Moon” puoi sentire il senso che hanno nell’arrangiamento generale. Quindi abbiamo preferito risaltare le chitarre con suoni più dilatati, dal sapore più Dark/New Wave, con chili di chorus e delay piuttosto che con distorsioni allucinanti. Ed è un qualcosa su cui lavoreremo ancora di più nel prossimo futuro.
L’elettronica è molto presente nell’album, e ci abbiamo tenuto che suonasse ‘vintage’ anziché moderna, perché volevamo raggiungere un tipo di sound che ci ricordasse quei dischi degli anni ’80 che hanno giocato un ruolo importante a livello di ispirazione per “Stitches Of Eden”. Tenendo sempre presente, però, le esigenze degli Helalyn Flowers.

Come nascono le composizioni degli H.F.? Dal tipo di composizioni penso partiate prima dalla musica, ed in seguito creiate i testi, o ci sono stati casi contrari?
NØemi Aurora: Di solito non seguiamo una regola prestabilita, il nostro approccio creativo è basato sulla spontaneità e la libertà di espressione, cosi la nostra musica può nascere in diversi modi: un’esperienza vissuta, un’immagine particolare, un suono casuale…sono tutti elementi che possono ispirare una melodia o un ritmo base per una nuova composizione.
Come hai intuito te, di solito io preferisco lasciarmi trasportare una base musicale che la maggior parte delle volte nasce da una linea di synth. Personalmente, non essendo nata come musicista, ho un orientamento compositivo molto simile all’illustrazione. Concepisco la linea vocale come i colori di una tavolozza, mentre la base come una tela incontaminata da dipingere liberamente. Dopo i primi segni, inizio a definire i protagonisti di quel mondo indistinto, che musicalmente racconto con i miei testi.

A proposito di testi: lavorando solo sul promo, non ho completamente realizzato il loro reale contenuto: “Stitches...” va letto da questo punto di vista come un concept, oppure ogni brano ha una storia a se stante?
NØemi Aurora: Non definirei “Stitches of Eden” come un concept album, ma come una raccolta di emozioni ed esperienze reali raccontate sotto forma di metafora in mondi universali. Nel nostro caso, “Stitches of Eden” rappresenta una guarigione, un risveglio della coscienza precedentemente sanguinante, ma finalmente pronta ad assaporare e cogliere l’importanza del nostro “Paradiso Interiore”. Ogni brano, quindi, racchiude in sé dei frammenti quotidiani i quali protagonisti sono sentimenti puri, istintivi, passionali, lontani dall’ impassibilità automatica che ci circonda giorno per giorno. Il nostro è un messaggio diretto a tutte le giovani menti (e non solo), di riappropriarsi del proprio Valore come esistenze, e riacquisire la curiosità, la positività e la forza che vivevano in noi da bambini. E’ l’unica arma utile a combattere gli abusi di potere, il cinismo, la corruzione che si stanno appropriando di uno splendido “Eden terrestre”.

N0emi, complimenti per la Tua voce, finalmente una cantante che non gracchia a caso, ma affronta i momenti tranquilli con la stessa emotività di quelli più intensi, e confrontandola col passato, mi sembra ancora migliorata: come hai iniziato a scoprire questa Tua dote?
NØemi Aurora: Per prima cosa ti ringrazio per le tue parole. Sai, sin da bambina sono cresciuta con una passione innata per la musica, dove ha influito certamente anche il mio ambiente famigliare. Ho sempre trovato naturale cantare sui dischi di artisti appartenenti a diversi generi, come Aerosmith, G’n’R, Police, the Gathering, Bjork e cosi via, senza nessuno scopo, per la semplice passione per la musica. Non mi sono mai resa conto, quindi, di avere una dote particolare, la mia era una semplice via di fuga dalla realtà, un modo per esprimermi e rinchiudermi nel mio mondo. Diciamo che l’esperienza che ha fatto di me ufficialmente una cantante è stata proprio la proposta di Max nel formare con me quelli che al tempo erano i “The Claw”. Lui mi ha conosciuto come ballerina di danza contemporanea, affetta da dipendenza dalla pittura e dalla musica (Che allora vivevo ancora prettamente come spettatrice). Un giorno per caso mi ha ascoltato cantare “Mama I’m coming home” di Ozzy O. a mia insaputa (descrivere l’intero episodio sarebbe troppo dilungante), ed il giorno successivo mi ha subito chiesto di creare un gruppo con lui. Da quel giorno il mio ruolo di cantante divenne ufficiale, ho deciso di approfondire questa mia passione seguendo dei corsi di canto e partecipando a vari progetti a breve termine, ed ora eccomi qui.

Max, una domanda per te: sei giovane, eppure hai già una band che spopola dappertutto, a che cosa pensi quando Ti vedi costantemente al centro dell'attenzione, specie in un momento dove le idee musicali, specialmente da noi, non è che siano particolarmente innovative...
Max: Personalmente detesto pormi al centro delle attenzioni o immaginare che gli altri possano pormici. Rigetto l’immagine della rockstar e la visione gerarchica dell’ ‘artista sopra le masse’. A me piace solo pensare a noi come un input di coraggio e di auto-espressione per chiunque.

E veniamo ora a parlare di questo nuovo album. Ascoltandolo con cura, ho riscontrato che sembra diviso in tre parti: l'iniziale, con energici riff di chitarra e sicuramente molto nel vostro peculiare stile; la centrale, a partire da “Crystal bullet” fino a “Psychic vamp” che è maggiormente 'contenuta' e questa sì, la (per me) più facilmente apprezzabile perché molto electro-oriented; la parte conclusiva, dove gli H.F. ritrovano la loro grinta dei primi lavori. La vedete così anche Voi, o è solo una mia analisi?
Max: Trovo la tua percezione interessante, soprattutto perché diversa dalla nostra!
Io vedo “Stitches Of Eden” diviso in quattro parti, come se si trattasse di un doppio LP:
Lato A:
Sitting On The Moon
Your Killer Toy
Ovvero: molto chitarristica, emozionale e dal beat solido. Molto sul versante di un Alternative Rock dalle tinte New Wave e duranduraniane;

Lato B:
Love Like Aliens
Crystal Bullet
Friendly Strangers
Hybrid Moments
Ovvero: molto elettronica, acida, ‘happy’ e malinconica al tempo stesso, drum programming in stile 80s, ritornelli incisivi e ‘liberatori’;

Lato C:
Don’t Wake Me Up
Psychic Vamp
Ovvero: un tuffo nel nostro passato, nel senso di ripresa chitarristica e ritmica, ma con l’assenza di mood negativi e con l’aggiunta di nuovi elementi ‘synthosi’. Molto Electro-Punk, se vuoi.

Lato D:
Never Enough
As Angels Spying Mars
Ovvero: dolcezza, ariosità, riferimenti New Wave dai The Cure agli Ultravox, molto elettronica.
Della serie: a giocare mi inviti a nozze.

NØemi Aurora: Anche io ad esempio lo percepisco diviso in 3 parti, ma come Max reputo “Psychic Vamp”, “Don’t Wake me Up”, ma anche “As Angels Spying Mars” tra i brani che più richiamano il nostro passato, dove gli elementi elettronici sono parte dell’arrangiamento… Sono sicuramente dei punti di vista.

In particolare, i miei brani in assoluto preferiti sono “Crystal Bullet”, “Never Enough” e soprattutto “Hybrid Moments”: mi parlate in particolare di questi brani? E con quali criteri avete scelto cosa proporre come cds?
NØemi Aurora: Li reputo anche io tra i miei preferiti, oltre a “Your Killer Toy” e “Love like Aliens”…“Crystal Bullet” lo considero il brano che più di ogni altro rappresenta il concetto di libertà e fragilità, che sono comunque elementi base di “Stitches of Eden” in generale, ma che tengo a precisare da non considerare come un concept album. Ho scelto questo titolo per esprimere in un certo senso il bisogno di sentirsi svincolati da ogni cosa, liberi di provare i nostri sentimenti incondizionatamente. “Come un proiettile di cristallo intrappolato in un’arma piena di amore”: questa metafora raffigura appunto l’uomo come un contenitore di amore, passione, energia…sentimenti che a volte ci ritroviamo a reprimere per paura. Una paura data dall’insicurezza. E questo ci rende fragili, come un proiettile di cristallo pronto ad esplodere emozioni. “Never Enough” raffigura invece la brama di successo, ricchezza, materialismo cinico, che purtroppo acceca gran parte degli uomini. Il narratore del testo è la Terra stessa che , come un buco nero, implodendo, si ribella e rende partecipe l’uomo del Suo risveglio, dimostrandogli come l’ indispensabilità di ogni cosa possa divenire pericolosa se incompresa. “Hybrid Moments”, infine, è il singolo estratto dall’album ed è secondo me uno dei brani più riusciti, nonché il più recente.
In questo testo viviamo vari momenti della nostra vita come fasi bipolari. Non c’è differenza tra piacere e dolore, se non siamo ancora riusciti totalmente a raggiungere la nostra libertà, o lasciarci alle spalle dei rancori…Per quanto riguarda la scelta dei brani per il singolo, è sempre difficile poter rappresentare del tutto un album con degli estratti, soprattutto per noi che siamo noti per la nostra eterogeneità. Per “Spacefloor Romance” abbiamo pensato di estrarre i brani che potessero risaltare gli elementi chiave del disco, quali la malinconia, l’energia ed il surreale, che oltre ad essere fondamentali dell’album, sono una costante degli Helalyn Flowers stessi.

Un mio collega, di ampie vedute musicali, ha voluto ascoltare il vostro disco, e sin dalle prime tracce fa “Ma non mi avevi detto che era un gruppo giovane? Sembrano brani dei fine anni 80/inizio 90!” (a conferma di ciò che anch'io penso in parte, faccio slittare l'album proprio a “Crystal bullet”). E Voi cosa ne dite di questa rilettura ancorata al passato?
Max: Che non può che farmi piacere! D’altronde era nostro intento quello di suonare molto anni ’80 e, sebbene la musica di quegli anni influenza gli Helalyn Flowers da sempre, questa volta abbiamo puntato ad accentuarla tramite i suoni e gli arrangiamenti.

NØemi Aurora: Richiamare un tuffo nel passato, infatti, è una caratteristica che ci seguirà anche nei nostri prossimi lavori. Moog, electro pads e synths analogici si sono già appropriati di gran parte delle nostre nuove stesure!

E sempre il mio collega mi da detto, dopo avervi visti “Ma tu, come me, hai superato i 40 da un bel po', questo mi pare un progetto più legato a stilemi giovanilistici!”. Io personalmente ho sempre considerato la musica come un qualcosa senza età e senza pregiudizi: lui probabilmente aveva in mente cose tipo Him, Evanescence ed altre cose che vanno di moda fra i ragazzi giovani, mentre io, che come Vi dicevo ho ascoltato l'album con maggior scrupolo, lo vedo adatto un po' a tutte le età.
Max: E fai bene a considerare la musica in primis! Comunque, posso capire il tuo amico (anche se non ne condivido la visione aprioristica)… Sicuramente la nostra immagine ispira di più il coinvolgimento di una persona molto giovane, ma probabilmente perché siamo e ci sentiamo giovani noi stessi! Ai loro inizi, persino i Depeche Mode sembravano una band per teenagers, ma perché di media avevano 20 anni! Ora, sia quindicenni che sessantenni ascoltano ed amano dischi come “Speak And Spell” e “A Broken Flame”, segno che, come tu giustamente osservi, la musica prescinde dalle età e dai tempi.

L'energia scaturita da “Don't wake me up” piuttosto che da “Psychic Vamp”, specie negli arrangiamenti, fa pensare che siate una band di molti più elementi, piuttosto che un duo: non avendo a disposizione i credits del cd, sono curioso di sapere se realmente avete coinvolto molte persone, sia nella fase esecutiva che in quella post-produzione.
Max: Ogni nota che senti nei nostri dischi è ideata, approvata, suonata, registrata e prodotta esclusivamente da N0emi Aurora e me. Giusto nelle date promozionali di supporto a “A Voluntary Coincidence” ci siamo avvalsi di un bassista e di un batterista come session-members per dare più risalto e ‘botta’ alla nostra componente Rock. Ma mai abbiamo contemplato altre persone per la composizione e l’arrangiamento delle nostre canzoni. Non per snobismo, sia chiaro, ma solo perché se qualcosa che sta uscendo dalle nostre mani lo reputiamo ottimo allora non cerchiamo approvazioni esterne. E’ ottimo punto e basta.
Comunque hai citato due brani che, non a caso, sono ambedue antecedenti al resto dell’album e collimano con il primissimo periodo post-“A Voluntary Coincidence”, almeno come bozze. Questo per dirti che ancora risentono del nostro primo periodo nonché per farti capire come non siano per noi un attuale punto di riferimento per il prossimo album che, al contrario, poggia le proprie fondamenta su brani come i sopracitati “Hybrid Moments”, “Crystal Bullet” e “Never Enough”.

Nell'edizione speciale dell'album è accluso un cd con remix ad opera di vari artisti, di cui conosco bene solo Andy dei Bluvertigo, e Suicidal Romance. Come siete arrivati a scegliere, oltre agli altri, anche questi nomi? Su Andy non ho ancora idee chiare, mentre le ho maggiormente sui S.R. che, causa l'evidente riferirsi ai Blutengel, potrebbero sviluppare idee più personali. Voi come avete scelto questi artisti?
Max: Semplicemente li abbiamo contattati con la proposta di remixarci e hanno accettato.
Circa Andy, è stata una piacevole sorpresa, perché la nostra richiesta suonava per noi come un azzardo divertente… E invece ha risposto dopo 5 minuti entusiasta della cosa. E per di più senza chiedere un euro in cambio. E’ stata una collaborazione veramente piacevole e tranquilla, frutto di una stima reciproca. Non a caso, torneremo a collaborare in previsione di nostre future releases. E poi è un piacere immenso vederti remixato da un membro dei tuoi gruppi preferiti!

L'Alfa Matrix, la vostra etichetta, di certo non offre musica synthpop né eterea, virando verso lidi alquanto forti, sia quando utilizza chitarre e basso, sia quando la violenza si esprime attraverso la pura elettronica. Voi come siete arrivati a scegliere proprio loro?
Max: Penso dovresti chiedere a loro i motivi per cui hanno scelto noi! Quando ci proposero un contratto discografico nei primi giorni del 2007, noi eravamo parecchio popolari con “Voices” ed “E-Race Generation” negli Stati Uniti, soprattutto nel circuito di Vampirefreaks, esso stesso partner della Alfa Matrix. Sicuramente non hanno voluto perdersi la soddisfazione di ‘lanciare’ in esclusiva un gruppo come il nostro, con la certezza di un riscontro. Noi abbiamo accettato di firmare per loro semplicemente perché era la proposta migliore al periodo, eravamo in studio già da due mesi per le registrazioni del nostro debut-album e cercavamo un canale di distribuzione parecchio grosso per le nostre releases.
A dire il vero, mai e poi mai ci saremmo aspettati di dover collaborare con un’etichetta come la loro, anche perché ci sentiamo parecchio fuori dal range stilistico consueto del loro roster e, di conseguenza, non siamo grandi ascoltatori di Cyber-Goth, EBM o Industrial. Ma la loro proposta sembrava buona così ci siamo buttati. Certamente la risonanza da allora si è intensificata parecchio, soprattutto nel giro Gothic, anche se teniamo sempre a specificare che non siamo il tipico gruppo che quando ha un contratto in mano smette automaticamente di auto-promuoversi come faceva da unsigned. Anche perché, sia chiaro, noi lo facciamo perché ci piace veramente e pensiamo che l’aver cura personalmente del tuo ‘prodotto’ sia paragonabile ad un gesto magico, tramite cui in ogni momento tu carichi il contenuto di quell’amore e di quella passione che sono elementi-chiave per noi come per qualsiasi altro individuo veramente coinvolto in quello che fa e crea.
Quindi, non mi spaventa il fatto che l’Alfa Matrix prediliga nel suo catalogo sonorità ‘harsh’.
Loro sanno benissimo che persone siamo, sanno che non ci piace alloggiare nelle ‘glorie’ passate e che ci mettiamo sempre a confronto con nuovi orizzonti. Sanno benissimo che non faremo mai una seconda “Voices” e che consideriamo la nostra musica come un valore al di fuori delle regole e del tempo.

Nel flyer di presentazione di “S.o.E.” ho letto che state pianificando anche dei concerti: qualche speranza di vedervi anche dalle mie parti (Reggio Emilia), visto che per motivi di salute non posso viaggiare molto? Proprio per questo motivo è da qualche anno che non vado a dei concerti, ma ricordo che, eventi eccezionali a parte, la gente vi partecipava sempre meno: eppure quando era ora di “scendere in pista” le persone non mi sembravano mancare... E' solamente un mio ricordo oppure (purtroppo) corrisponde spesso alla realtà?
Max: A me sembra semplicemente che la gente sia più interessata nell’andare a ballare nei club e nelle discoteche. Perché? Perché quello è un gesto passivo e la gente diventa sempre più passiva. Non può fare a meno della TV, di Internet, del cellulare, del Grande Fratello, della Nintendo, di Facebook; tutti mezzi atti a ipnotizzare le masse. Si potrebbe fare un buon uso della tecnologia, invece le società a capo dei mezzi di comunicazione attuano di continuo un piano di lavaggio del cervello. Andare ad un concerto, scatenarsi, urlare le proprie canzoni preferite a squarciagola, sudare, commuoversi per un brano che ci tocca dentro etc. sono tutte situazioni che ci slegano da questa ipnosi. Non a caso l’affluenza ai concerti è scesa vertiginosamente in contemporanea all’invasione tecnologica.
Almeno questo è un mio pensiero, ma mi quadra veramente tanto.
Circa nostre future date live, ci stiamo pensando e vogliamo proporre qualcosa di nuovo in cui l’aspetto visivo degli Helalyn Flowers potrà trovare più espressione che non in passato. Quindi, qualcosa che sia più rappresentativo ed in cui l’astrazione di ogni nostro elemento possa prender piede. Assolutamente non ci sentiamo a nostro agio nella comune concezione rock’n roll tipica delle live-bands. Noi non saliamo sul palco per sentirci al centro dell’attenzione e adottare tutti i clichè da rockstar: vogliamo veramente che i nostri brani entrino dritti nel cuore dello spettatore. Per questo vogliamo prenderci tutto il tempo per lavorarci su, senza fretta ed ansie varie da deadline che, secondo noi, uccidono l’espressione.
Ci piacerebbe veramente tanto poter venire su a Reggio Emilia e, non a caso, è una delle città Italiane in cui c’è maggior richiesta per noi. E poi, sul serio, amiamo la gente emiliana!

Mi riallaccio alla domanda precedente: è un pochino presto per parlare anche di un dvd live?
NØemi Aurora: Un dvd live è sicuramente qualcosa che realizzeremo in futuro, ma per ora non è la nostra priorità. Come ha già detto Max, stiamo studiando un qualcosa di speciale, semplice ma espressivo, che completi la nostra performance anche a livello visivo. Fin’ora abbiamo vissuto delle esperienze live piuttosto “scomode”, o meglio, ci siamo dovuti spesso adattare a delle situazioni sicuramente lontane dalla nostra concezione di “live”. Non siamo per le vie di mezzo, raccoglieremo su disco soltanto materiale all’altezza delle nostre esigenze.

Un'ultima domanda, che immancabilmente faccio a tutti: con il download selvaggio della musica, da una parte hanno purtroppo chiuso un sacco di etichette e di negozi, e le band sono sempre meno propense a farsi rubare ciò che producono con tanta fatica; dall'altra però una 'sana' diffusione sulla Rete credo che abbia contribuito al Vostro successo...
Max: Ma certo che ha contribuito! Da qualche anno Internet è il mezzo principale per diffondere qualsiasi cosa, non solo musica. Sta praticamente inglobando qualsiasi altra forma di comunicazione ‘classica’, come i giornali, i notiziari, la TV, le radio, la corrispondenza epistolare etc. Uno deve valutare il meglio di ciò di cui dispone nel suo tempo e, in esso, intravedere gli sbocchi alternativi che possono fare del suo mezzo di comunicazione qualcosa di diverso e contraddistintivo.
Noi siamo cresciuti con la cultura dell’LP e poi del CD, con la cultura quindi del formato fisico, in quanto concretizzazione di tutto ciò che lega il tuo prodotto: musica (il disco lo ascoltavi dall’inizio alla fine), copertina, foto, testi, persino l’odore della carta (entrambi ne siamo praticanti a tempo pieno!). Poi, se volevi saperne di più sul gruppo andavi in edicola a comprare la rivista con l’articolo che ti interessava o nei negozi specializzati a caccia di fanzines. Questo per far capire che, se volevi una cosa, alzavi il culo dalla sedia, uscivi da casa e facevi i tuoi giri all’aria aperta. Poi magari ti fermavi a prendere un pezzo di pizza e fare una puntatina in sala giochi . Tornavi a casa sereno, ossigenato e stimolato. Ora, tutto questo è sostituito da una sedia e da un portatile. Non è tanto il problema dello scaricare illegalmente musica (anche perché già negli anni ’80 c’erano le campagne tipo “Home Taping Is Killing Music” e la gente si scambiava i dischi e ci si doppiava su cassetta i titoli mancanti), ma il fatto che la musica ha perso il suo valore sociale. Secondo noi, togliere il valore fisico alle cose porterà la gente ad agire come automi, robot telecomandati e chippati.
La gente può benissimo scaricare le nostre canzoni, tanto non è che noi possiamo impedir loro di farlo… Ma almeno che ascoltino con attenzione e che se ne facciano un’opinione motivata.
Ragazzi, se ci sarà un black-out informatico non suicidatevi: al contrario, prendetelo come stimolo per tornare ad essere Umani.

N0emi, Max, grazie infinite del Vostro tempo e della Vostra disponibilità, speriamo di conoscerci di persona, e ancora in bocca al lupo per la promozione del nuovo album!
NØemi Aurora: Grazie a te per averci dedicato questo spazio, e per esserti lasciato trasportare senza pregiudizi alla nostra “scoperta”. E’ stata una chiacchierata piacevolissima, e siamo sempre stimolati nel ricevere interviste in lingua madre perché ci permettono di esprimere al 100% e di arrivare cosi più facilmente al pubblico italiano. Saremo sicuramente felici di poter raggiungere di nuovo l’Emilia Romagna, speriamo al più presto!


Sito web:
www.helalynflowers.com
www.myspace.com/helalynflowers

Data pubblicazione: 8 Gennaio 2010