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Intervista by Nikita

Andiamo a conoscere meglio il progetto romano dopo aver recensito, sulle nostre pagine virtuali, il loro album "Canzoni per tramonti e albe – Al Crepuscolo dell’Occidente"


Parlateci di come è nata la band, da chi è composta e cosa avete rilasciato.

La Grazia Obliqua nasce dalla voglia comune di un gruppo di amici di sperimentarsi come laboratorio artistico interdisciplinare. Inizialmente, per un breve periodo, ci siamo esibiti dal vivo come cover band dei Velvet Underground per poi lasciare il posto alle nostre composizioni originali. Nel tempo abbiamo cambiato varie line-up, ma con l’attuale formazione siamo insieme ormai da due anni: Alessandro Bellotta, voce e chitarra acustica; Massimo Bandiera, voce e basso; Alessandra Trinity Bersiani, voce, tastiere, flauto traverso, programming e percussioni; Gianluca Pinelli, chitarra elettrica; Valerio Michetti, batteria.
Le nostre release sono state un EP omonimo nel 2017, poi nel 2019 abbiamo pubblicato il nostro primo full-length “Canzoni per tramonti e albe - Al crepuscolo dell’Occidente”, seguìto a distanza di pochi mesi da un EP contenente 4 remix del brano “Velvet 1994-2000”. A fine 2019 siamo stati inseriti nella compilation “Sparkles in the dark”, a cura di Radio Darkitalia, con un remastering del brano “Alone” e infine, a marzo scorso, proprio in pieno lockdown, abbiamo pubblicato il singolo “Scared”.

Perché avete scelto per il progetto il nome “La Grazia Obliqua”?
Il nome “La Grazia Obliqua” ha un preciso significato simbolico che però non può essere completamente svelato. Nasce da una visione del nostro cantante. Fondamentalmente la Grazia è Obliqua perché nasce nel territorio del diavolo, perché non c’è grazia senza peccato, perché l’uomo ed il mondo sono questo, perfettamente imperfetti in equilibrio tra la luce e l’ombra, fatti di carne e spirito. L’umano ha come principale caratteristica quella di essere costitutivamente complesso ed apparentemente contraddittorio. È da questa a volte lacerante tensione che può nascere l’arte, la forma più alta di superare le nostre scissioni. La Grazia o è Obliqua o non può esistere, così come non possono esserci salvezza o perdono senza peccato.

Il vostro concerto che ricordate con più piacere?
Ci è impossibile rispondere a questa domanda perché sentiamo di vivere ogni live come se fosse il primo e l’ultimo senza un domani.

Che rapporti avete con altre bands della scena romana?
La verità è che non ci sentiamo di far parte di nessuna scena in modo particolare. Siamo una band del tutto originale e fuori dagli schemi, sia come immaginario che come musica. Siamo noi che creiamo la nostra scena, che è unica, il nostro è un vero e proprio marchio. Resta il fatto che, naturalmente, ci capita spesso di condividere le nostre esperienze dal vivo con altre band e ci piace collaborare con musicisti esterni alla band.

State registrando nuovi brani?
Durante il lockdown abbiamo approfittato per definire le linee-guida del nuovo album, che presumibilmente si intitolerà “Canzoni d’amore, morte e altri eventi accidentali”, e già da tempo abbiamo ripreso a lavorare in studio, sia per le prove che per le registrazioni dei nuovi brani che lo comporranno.

Su Facebook avete annunciato una collaborazione con la Contempo, mitica etichetta fiorentina, potete dirci di cosa si tratta?
Sì, confermiamo che c’è in atto una collaborazione con la gloriosa etichetta Contempo Records, però, anche un po’ scaramanticamente, aspettiamo settembre per divulgare i dettagli di questo rapporto.

Un vostro pensiero su questo periodo d’emergenza Covid?
Crediamo che, nonostante le problematiche che c’erano prima del Covid ci siano ancora oggi, la grande voglia di ripresa si percepisca a 360 gradi. Ci auguriamo che questo periodo difficile possa aiutare chi fa musica, e cultura più in generale, a far riemergere i contenuti e la creatività rispetto a una visione più superficiale dell’arte. Con La Grazia Obliqua fortunatamente siamo stati una delle prime band a riesibirsi dal vivo a Roma dopo la riapertura dei locali.

Cosa ne pensate dell’odierna scena dark wave?
La scena dark/post-punk è quella che ci ha accolti, sebbene, come dicevamo sopra, riteniamo di non appartenere a nessuna scena. Quindi non siamo in grado di esprimere un parere concreto sull’attuale scena darkwave, anche se indubbiamente, per motivi storici, anagrafici e sociali, quello che ha rappresentato il movimento post-punk negli anni ’80 è stato unico e irripetibile.

Il vostro brano che meglio vi rappresenta e perché?
Forse il brano che rispecchia maggiormente lo stile e la filosofia della band è “Velvet”, soprattutto perché mette in campo alcune istanze che ci sono particolarmente care, visto che è permeata, nello stesso tempo, sia di nostalgia che di riflessioni molto attuali. Così come anche “Genealogy”, nostro cavallo di battaglia e primo singolo estratto dall’album “Canzoni per tramonti e albe”. E certamente ”Cantare Bellezza” che, per certi versi, costituisce un po’ il nostro manifesto.

Il testo del brano “Velvet” parla dello storico locale dark romano, parlateci dei vostri ricordi in merito.
Il brano “Velvet” celebra l’omonimo e ormai scomparso locale romano che fino all’alba del nuovo millennio costituì una roccaforte del dark e, più in generale, della musica alternativa capitolina. Il Velvet era di proprietà di Massimo, il nostro bassista, ed è lui che ha scritto il testo del brano. In quegli anni era il centro nevralgico di un certo modo di vivere la musica, si era creata una vera comunità, che aveva un’identità, uno spirito di appartenenza, un modo comune di sentire le cose. La canzone è quindi un omaggio ad un certo mondo che non c’è più o forse no: probabilmente siamo noi che non siamo in grado di identificare con chiarezza nuovi fenomeni che stanno già nascendo. Ovviamente la dimensione di appartenenza si è persa ma questo non è avvenuto solo nella musica. Con il crollo delle ideologie, che pure hanno fatto molti danni, è però crollato anche il senso di appartenere a qualcosa nella quale ci si riconosceva. È anche per questo che siamo in una fase di transizione, perché non c’è più qualcosa che ti definisce dal punto di vista ideale e collettivo e ancora non c’è qualcosa di nuovo a cui aggrapparsi. La conseguenza, soprattutto per le giovani generazioni, è che inevitabilmente si scivola verso l’individualismo mentre invece i nostri coetanei rischiano di cadere nell’effetto nostalgia: si vanno a vedere concerti imponenti così come si va in un museo, ad osservare cose molto belle ma con distacco, senza potervisi riconoscere più di tanto. “Velvet” è un po’ tutto questo: quando lo presentiamo dal vivo lo definiamo un “déjà vu”, qualcosa di già visto ma allo stesso tempo aperto a qualcosa di nuovo. Nel testo diciamo “È ora di struccarsi” ma non nel senso di arrendersi: si depone una certa forma ma si può lo stesso andare avanti a creare cose nuove, pur nel rispetto della propria storia.

I componenti di LGO hanno suonato in passato o suonano in altre bands?
Tutti noi abbiamo avuto esperienze in altre band prima di entrare a far parte de La Grazia Obliqua. In particolare Massimo, nel periodo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, è stato il bassista dei mitici Fasten Belt, una delle band più significative del panorama rock italiano dell’epoca.
Attualmente Valerio sta portando avanti delle collaborazioni importanti: di recente ha registrato un album per la band di Cristiano Roversi (musicista/collaboratore abituale di Massimo Zamboni dei CCCP/CSI) e ha partecipato al disco solista di Flavio Ferri dei Delta V assieme a Gianni Maroccolo (Litfiba, CCCP e CSI) e Livio Magnini (Bluvertigo), inoltre suona live abitualmente con il Tenerissimo Bagno Di Sangue, band di Helena Velena, personaggio storico della cultura Punk in Italia.
Trinity invece ha collaborato e collabora con KOTA, l’ex bassista giapponese dei memorabili Christian Death, il quale ci ha anche regalato un suo remix del nostro brano “Kaos Sempre”.

Domanda ovvia ma significativa, quali sono i vostri piani per il futuro di LGO?
Quello che ci interessa maggiormente è continuare a scrivere e suonare la nostra musica, e divulgarla quanto più possibile. Niente di più, niente di meno.


LA GRAZIA OBLIQUA
Canzoni per tramonti e albe – Al Crepuscolo dell’Occidente
CD (X-Records)

Il gruppo nasce al laboratorio musicale del Ghostrack Studio di Roma nel 2012 come collettivo musicale e artistico.
Nel maggio 2017 La Grazia Obliqua pubblica l’omonimo E.P. d’esordio, segue nel 2019 "Canzoni per tramonti e albe - Al Crepuscolo dell’Occidente" di cui andremo a parlare.
LGO non teme le contaminazioni anzi ogni brano ha una propria identità e personalità. Da subito si nota questa caratteristica infatti si passa dall'electro dark del brano di apertura "Kaos/Sempre" a brani più intimisti e cantautoriali come "Genéalogy" per arrivare a tracce più dark wave come "Oasis", brano cantato egregiamente da Alessandra Trinity Bersiani.
Non mancano nemmeno le sonorità EBM ben evidenti in "Velvet" (cantato in taliano e dedicato al noto club romano). In alcune parti di questa traccia ho notato una grande affinità musicale con "A Day" dei Clan Of Xymox e quindi credo che probabilmente sia un omaggio al gruppo storico.
La quinta traccia è "Lilith" con atmosfere intime molto anni '70. In "Heil Kaos", "Verso Aden", "Cantare Bellezza" e la conclusiva "Pasolini" troviamo atmosfere dark folk con piccoli inserimenti cantautorali.
Un disco eclettico, ma non per questo non personale, un disco che non segue le mode del momento ma che aspira a dire qualcosa di diverso dalla maggior parte delle uscite degli ultimi tempi.
Un disco consigliato a menti aperte.
Sito web: https://www.facebook.com/lagraziaobliqua/
(Nikita)



Pagina pubblicata il 31 Agosto 2020