Il duo Mascheroni-Ponzoni si distacca per un
momento dal suo impegnativo concept
per siglare un patto tra generazioni, scegliendo
brani coevi alle rispettive date di nascita,
riutilizzandone elementi originali per la quasi
totalità dei suoni e stravolgendoli alla sua
maniera. Due lati quindi, il primo riferentesi al
1959, il secondo al 1980. Si comincia con “Oh!
Carol!” di Neil Sedaka dove i nostri, sfruttando
l’introduzione del presentatore del Saturday Night
Beech-Nut Show del 1959, portano l’ascoltatore sui
lidi dei Clock DVA di “Voice recognition test”,
per poi immergersi in una lentissima e
pesantissima ripresa del testo della canzone
originale, non lasciando quasi più traccia di
essa, ma facendola rinascere a nuova vita come un
moderno e riuscito pezzo di industrial/drone
metal. La successiva “Passion flower” (che invero
è del ’58, come la successiva) non è rivista, ma
totalmente stravolta in una litania demoniaca
degna del più cacofonico Stapleton. Chiude il lato
“Tom Dooley” dei The Fraternity Brothers, che
conserva il quieto incedere dell’originale
immergendolo però in un soffice mare di rumore.
Passando al lato 1980, abbiamo la celeberrima “My
sharona”, che diventa per l’occasione un pezzo
quasi martial industrial, che ricorda vagamente
gli In Slaughter Natives, seguita da una “Upside
down” irriconoscibile, ancora una volta occasione
per un ardito esperimento di rimanipolazione
sonora. Chiude “The wanderer” di Donna Summer, che
ci ricorda quanto stile e talento avessero le
cantanti pop di colore di quegli anni, al cui
confronto le attuali sculettanti ballerine da
quattro soldi che ammorbano le classifiche odierne
spariscono miserevolmente.
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