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Alessio Taffarello

 

Intervista by Violetta

Alessio Taffarello è un giovane scrittore della provincia di Treviso che ha già al suo attivo alcune pubblicazioni. I romanzi "In fine" (finalista al Premio “Città di Arona 2007”) e "Carne cruda del 2009, i racconti "Nessun dorma", “Bezdomnyj (della miseria)” (tra i vincitori del premio Creativa 2009), “Banqueting” e "Matsuri d'agosto". Ho deciso di intervistarlo dopo aver letto il suo "Carne cruda" per scopire qualcosa in più su di lui. Se in seguito all'intervista siete incuriositi o volete leggere i suoi libri andate a visitare il suo myspace: www.myspace.com/alessiotaffarello.

 

"Carne cruda" un titolo un po' forte e d'impatto. Da dove nasce?
Nasce da un mio pensiero sulle meretrici contenuto nel testo, in cui vengono paragonate a un pezzo di carne cruda, grondante sangue. L’idea di loro quale portata principe di un banchetto pieno di commensali affamati mi è piaciuta, la trovo molto incisiva, per questo ho deciso definisse l’intero romanzo.

Per quale motivo hai scelto di strutturare il romanzo come se fosse una sceneggiatura?
L’idea era quella di un film, nella mia mente è nato appunto nel movimento di uno schermo, non nella carta, dove però ne ho riversato l’intero sviluppo. Ho optato dunque per una struttura che ne desse comunque la parvenza.

Ho letto che sei laureato in Lingue e Culture dell'Asia Orientale e curiosando sul tuo myspace ho notato che anche la letteratura giapponese ti affascina. Quanto questa realtà ha influenzato il tuo modo di scrivere?
Amo molto la letteratura giapponese, anche se devo ammettere che trovo la lingua italiana, assieme a quella francese, le lingue migliori per narrare su carta. I testi nipponici, specialmente se tradotti in italiano, tendono ad appesantire la lettura. Certo non posso negare che alcuni autori hanno di certo influenzato il mio modo di pormi nello scrivere, come pure miei connazionali passati e contemporanei, ma cerco sempre – anche inutilmente – di restare quanto più puro possibile, creandomi una mia identità letteraria.

La figura di Cloe può essere paragonata a quella della geisha di punta dell'okiya?
Solo per la fama raggiunta. In realtà il cammino verso tale posizione è ben differente: un lungo percorso di studi e tradizione per l’una, la rivelazione di un dono soprannaturale per l’altra. Come si sa però, il fiore di ciliegio non è eterno ma destinato ad appassire presto.

Leggendo "Carne Cruda" sono rimasta colpita dai titoli dei capitoli. In un primo tempo mi hanno spiazzato ma pagina dopo pagina e, soprattutto rileggendo il libro, li ho trovati fantastici. Con poche parole sei riuscito a dare un assaggio di quello che poi il capitolo avrebbe svelato. Ne è un esempio " Vulva" che introduce la "rassegna dei vizi". C'è un motivo per cui hai scelto di usare questi titoli?
Amo molto sintetizzare i concetti rendendoli più brevi possibili. Dare un titolo a un capitolo, dunque, mi risulta piuttosto facile, benché non ne cerchi mai di semplici.

Tornando a "Vulva" come mai ti è venuta l'idea di fare una panoramica su i vizi dei clienti?
Mi è sembrato necessario dare spazio, seppur marginalmente, anche ai clienti del bordello. Certo ho cercato di lasciarli ai margini il più possibile, è un romanzo fatto di donne e ho desiderato lasciarlo tale. Analizzare però le perversioni dei singoli clienti mi è servito per descrivere Cloe da diversi punti di vista, quasi a 360 gradi, sia dandole vita in un certo senso, sia innalzandola ancor più a regina del bordello, unica custode dei desideri maschili.

Serena è il personaggio a cui mi sono più affezionata di più. L'unica donna che ha mantenuto una parvenza di essere umano. Da dove nasce la connotazione di questo personaggio?
La scena della telefonata, quella che la rappresenta, nasce una notte senza sonno. Scritta quasi di getto, è una delle mie scene preferite. Serena vuole essere un personaggio reale, il più vicino possibile al lettore. Priva di particolari attributi o doti, resiste alla vita con le sue sole forze, tra alti e bassi, galleggiando a stento. Credo proprio per questa ragione sia, assieme alla piccola Clizia, una delle figure che colpisce maggiormente gli animi.

Si parla molto di sesso nel romanzo. Cosa ne pensi della scena fetish odierna?
Negli ultimi anni il fetish, o meglio, la sua spettacolarizzazione, è andata estremizzandosi molto, spesso mutando in messe in scena grottesche, vicine ai freak show del passato, più che altro per la perdita di un elemento indispensabile: l’attrazione o il desiderio.
Mi trovo spesso di fronte a spettacoli che non mi trasmettono nulla, in cui non colgo pulsioni né istinti reali. Si tratta di spettacoli freddi, privi di partecipazione emotiva da parte dei “teatranti”. In casi simili mi pare di assistere a semplici esempi d’intrattenimento alternativi, niente più.
Per fortuna esistono alcuni artisti che riescono ancora a darmi torto.

Quando Nikita mi ha dato da recensire "Carne cruda" non mi aspettavo di trovarmi di fronte un romanzo di tale bellezza. L'ho letto, riletto e riletto ancora e tutte le volte mi coinvolgeva sempre di più (sentivo persino odori e profumi). Ritieni che il mondo racchiuso in "Carne cruda" possa modificarsi a seconda della sensibilità del lettore?
Ritengo si possa prestare a diverse letture. In genere ogni lettore nota cose differenti, si sofferma su aspetti che ad altri possono sfuggire, trovando chiavi di lettura del tutto personali, ma mai totalmente errate. L’ideale sarebbe riuscire a racchiudere, nella stampa del libro, pure una nota sulla lettura o qualcosa di simile, ma forse in questo modo si perderebbero critiche e discussioni.

Curiosando in giro ho scoperto che fai il cuoco. Trovi che ci siano delle affinità tra il creare in cucina e il creare usando le parole?
I processi creativi sono simili e differenti insieme, penso valga per tutte le arti in genere. Certo è che la cucina e la scrittura viaggiano su strade differenti, in quanto in cucina la creazione è soggetta a regole precise, la conoscenza delle materie prime è indispensabile per creare sia nuove preparazioni come nuovi abbinamenti. Non si cucina a caso, ma si studiano i sapori e le reazioni chimico-fisiche degli alimenti prima di far sperimentazione.
Evitando lunghe disquisizioni tediose, direi che i due processi creativi sono simili per “la nascita dell’idea” ma differenti per ciò che riguarda il background e la libertà realizzativa. Infatti, per ciò che riguarda la scrittura, credo si possa fare di tutto, anche andare oltre la grammatica e il vocabolario. Non mi pongo limiti in tal senso.

Come inizi a scrivere un racconto o un romanzo? I pensieri vengono da sè o c'è qualcosa che ti stimola?
A questo proposito avevo scritto qualcosa in passato.
“È difficile spiegare come nasce uno scritto, come ogni altra opera dell’intelletto, credo. […]
Non c’è un momento preciso, accade e basta, l’idea spunta da sé. Può essere a letto, le luci spente, in quei minuti che precedono il sonno, quando sono in attesa, cercando di mantenere la mente sgombra da pensieri e invece penso a diverse cose. Può essere mentre guido verso una meta qualsiasi, distraendomi guardando fuori dai finestrini, le auto che m’incrociano. Può accadere nella Stanza delle chitarre di Cymon, il fuoco che crepita, la musica che satura l’ambiente […] Oppure può accadere in migliaia d’altri modi. Non c’è uno schema preciso, non si può prevedere quando e dove accadrà, per questo ho sempre con me una penna e un notes.

[…] La mente ci lavora sopra, all’idea, in un istante produce un’immagine che mi sorprende, più la fisso e più s’accosta ad altre immagini differenti, vai a sapere se siano frutto della mia mente o fotogrammi reali del mio vivere quotidiano, oppure entrambe le cose. Sta nascendo. Quella è una storia, qualcosa che merita d’esser scritto. […]

La mente è un congegno formidabile, si muove a una velocità per noi impossibile, crea collegamenti istantanei tra le cose, sviluppa pensieri e ci trasmette immagini su immagini, senza neppure il bisogno di fare alcunché. […] Se dovessi finanziare qualcosa, certo vorrei fosse lo studio di un apparecchio che permetta di stampare su carta tutto ciò che pensiamo simultaneamente. Certo sarebbe un’impresa ardua, una velocità troppo elevata. Il processo di scrittura porta per sua natura alla perdita del messaggio iniziale; in effetti quando cerco di buttar giù un pensiero, per quanto mi sforzi di seguire il ritmo della mia mente, so già di non riuscirci. Sono molte i limiti: la grammatica, le lettere, i muscoli delle dita, il pensiero qualcuno poi dovrà leggere tali pensieri... Impresa impossibile, per noi. Ma ciò non significa che dobbiamo desistere dal farlo, in quanto pure queste versioni filtrate dei nostri pensieri sono importanti, quindi meritevoli d’esser scritti.”

Che rapporto hai con la musica? Qual è per te la colonna sonora ideale di "Carne cruda"?
La musica è indispensabile, per vivere intendo. Fortunatamente non mi sono mai chiuso in un genere in particolare, non ne trovo uno che mi descriva appieno, dunque lascio sia il mio stato d’animo a impormi la giusta colonna sonora del mio vivere.
In merito alla seconda questione, credo che Cranes, Swans, Archive e Dada Dumdums facciano da buona colonna sonora. Jill Tracy indispensabile per arredare le stanze del bordello e Combichrist per un buon omicidio. Forse qualche pezzo dei Mono e dei Dead Can Dance (quelli cantati da Brendan Perry) ad addolcire alcuni passaggi.

L'ultima domanda! stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Si lavora sempre a qualcosa di nuovo, si scrive continuamente, anche se devo ammettere che Milano mi ha un po’ rallentato. Ora mi sto riprendendo e, oltre a qualche racconto di tanto in tanto, ho un paio di lavori lunghi in corso di realizzazione. Sempre di genere differente, perché mi piace spaziare e sondare diversi terreni, senza fermarmi mai. Inoltre, a essere sincero, l’etichetta che mi è stata affibbiata recentemente di “scrittore erotico” non mi piace per niente. Sia per l’“erotico” che per lo “scrittore”.

Grazie del tempo che mi hai dedicato. Vuoi dire qualcosa a chi leggerà questa intervista?
A volte accade in questo modo, sei lì, un libro o un semplice manoscritto in mano – stai leggendo. Magari senza neppure la giusta concentrazione. Una parola dopo l’altra e accade.
È come se qualcosa dentro s’aprisse, mi viene in mente una porta. Può accadere sia per un brano veramente ben scritto, oppure per il semplice fatto che si sta leggendo un pensiero simile al nostro. Amo questi istanti di sorpresa, in cui ci si rende conto che c’è qualcun altro lì fuori a pensarla come noi, o che (almeno una volta) l’ha fatto.
Ecco, sarebbe per me il massimo che a qualcuno accadesse qualcosa di simile leggendo un mio scritto, anche solo una singola frase. Sarebbe un bel traguardo, davvero!

"CARNE CRUDA"
di Alessio Taffarello
(Edizioni Albatros - Il Filo)

Lo ammetto, ho delle difficoltà a recensire questo libro perché secondo me è da leggere e da vivere in prima persona e temo che una recensione possa sminuirne la bellezza, ma ci provo lo stesso. L’ho letto ben due volte nel giro di pochi mesi ed entrambe le volte lo scorrere delle pagine mi ha travolta. “Carne Cruda” un titolo che non poteva essere più perfetto per questo viaggio nell’abisso di un mondo femminile in cui la depravazione e il sesso malato fanno da padroni. Attraverso le vicissitudini della vita della giovane Clizia l’autore introduce il lettore in una realtà distrutta dalle perversioni sessuali dove la donna diventa vera e propria “carne da macello” schiava, apparentemente consenziente, di uomini stressati dalla vita che considerano le prostitute come veri e propri giocattoli anti stress.. In questo mondo degenerato si fa strada la piccola Clizia che, allontanata dall’orfanatrofio in seguito ad una brutta esperienza, viene regalata alla signora Pears (padrona del bordello “La Diavola”) come domestica. Qui al bordello, giorno dopo giorno, fa da spettatrice alla degenerazione di giovani donne che fanno della prostituzione la propria vita. Si aggira per la casa vivendo a stretto contatto con le ragazze, ne scopre i segreti e ne impara il mestiere e con Serena instaura addirittura un rapporto quasi di amicizia. Il libro ha una struttura molto particolare in quanto è scritto come se fosse la sceneggiatura di un film ed è proprio questo artificio che permette al lettore di partecipare quasi fisicamente a tutta la storia (almeno a me è successo). Se durante la lettura chiudevo gli occhi mi sembrava di sentire la Signora Pears strillare, percepivo l’acre odore di nicotina e i dolciastri profumi delle ragazze. Mentre Clizia cresce alla Diavola un’altra donna si muove tra le pagine. Si tratta di Lucine alla quale viene rapita la figlia e che per amore accetta di commettere un omicidio per riaverla. Ma questa è un’altra storia e non voglio svelare altro. Leggete “Carne cruda”! Alessio Taffarello è a parer mio uno scrittore da conoscere a fondo!
Sito Web: www.myspace.com/alessiotaffarello
(Violetta)