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BIOGRAFILM FESTIVAL
Bologna, 14-21 giugno 2018

Testo di Gabrydark
foto di Giancarlo Donatini


Anche il mese di giugno di quest'anno ha visto molti appassionati di cinema frequentare le sale bolognesi, dove venivano proiettati i film partecipanti al quattordicesimo Biografilm Festival dedicato alla celebrazione della vita di artisti, di persone famose , ma anche di uomini e donne semplici, che hanno qualcosa da dire, da insegnare agli altri.
La giuria internazionale ha scelto tra i dieci films in concorso "Minding in the gap", opera prima di Bing Liu , che ha seguito le evoluzioni sullo skateboard di un gruppo di ragazzi suoi amici e la loro rapida crescita di fronte alle responsabilità che la vita impone.
Anteprime e ospiti importanti hanno poi caratterizzato il Festival: basti ricordare la presenza di un regista come Carlos Saura (foto a destra), il cui documentario "Renzo Piano: the architet of light" mostra la progettazione e la realizzazione del Centro culturale Botin a Santander, un miracolo della creatività di un genio dell'architettura, artista, ma anche uomo, alla ricerca di una bellezza eterna nel connubio fra natura e tecnica, attraverso la luce. In questa capacità di " vedere" con la sensibilità del proprio animo sta l'arte in tutte le sue espressioni, che siano architettura o cinema o altro.
Particolarmente festeggiato Marcello Fonte (foto sotto), reduce dalla Palma d'oro di migliore attore in "Dogman" di Garrone: disponibile, orgoglioso della sua vittoria a Cannes, ha partecipato al Biografilm school, manifestazione a latere del festival per chi vuole imparare il cinema, dialogando con i grandi maestri, come Ed Lachman, direttore della fotografia e nominato due volte agli Oscar, Peter Greenaway, regista e pittore, Adina Pintilie
, regista vincitrice dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino di quest'anno, Tea Falco (foto a destra), fotografa, attrice e regista del film in anteprima "Ceci n'est pas un cannolo". Un docufilm ironico, surreale su una Sicilia fuori dagli stereotipi, vista con uno sguardo affettuoso e il desiderio di proporla attraverso non comuni, popolari o intellettuali, caratterizzati tutti da una filosofia di vita personale e poetica. Nell'isola ha avuto origine l'umanità, un Adamo ed una Eva che hanno iniziato da subito a bisticciare sul frutto del peccato, se fosse una pera, come sostiene lui, o una mela , come invece ritiene lei.
Nell'ambito delle tematiche proposte non potevano mancare dei film o dei biopic sulla musica.

Grande successo di pubblico ha avuto "Summer" (Leto) di Kirill Serebrennikov, presentato al Festival di Cannes, che racconta il successo di Mike, front man degli Zoopark e gli esordi di Viktor Coj e dei Kino, la più importante rock band russa degli anni Ottanta, oggetto di un culto vastissimo, per quanto semisconosciuto fuori dall'Unione Sovietica, ed emblema di un periodo di cambiamento, del desiderio di emancipazione da una cultura tradizionalista che ingabbiava qualsiasi tentativo di rinnovamento, interpretato dal regime come un riferimento ironico alla musica europea dei Beatles, di Lou Reed, di David Bowie fino alla New Wave.
Un periodo visto da Serebrennikov con nostalgia, che riflette molto chiaramente la critica al periodo politico di oggi ( non si deve dimenticare che il film è stato finanziato , con fondi privati, non governativi, grazie ad una coproduzione francorussa, e che il regista si trova agli arresti per appropriamento indebito di fondi destinati al teatro da lui diretto).
Il bianco e nero accentua l'aspetto vagamente retrò del film, alternato a videoclip e ad episodi solo immaginati a colori, narrati con l'intervento di una grafica pop animata, che rispecchiano il sogno di ribellione alle istituzioni e a coloro che seguono pedestramente i principi di una dittatura politica e culturale miope e regressiva.Il titolo inoltre fa riferimento ad un brano rock, di successo in Russia, ma anche alla breve stagione della musica anni ''80, protagonista e mezzo di ribellione di un'intera generazione , che si conclude anche a causa della morte prematura dei due musicisti.
Degno di attenzione anche " Faithfull " in cui l'attrice e regista Sandrine Bonnaire racconta la vita di Marianne, dagli esordi musicali nella swinging London degli anni Sessanta, alla tumultuosa relazione con Mick Jagger, gli scandali, la droga, il declino ed infine la rinascita di una cantante ed attrice, entrata nella leggenda. Ma oltre l'immagine pubblica dell'artista, vi è oggi la donna, che ha ritrovato se stessa non più solo nel successo, ma piuttosto negli affetti familiari. Anche in questo film biografico la musica e l'arte sono un potente mezzo di salvezza e di comunicazione delle emozioni e delle esperienze vissute. Marianne Faithfull ha ancora molte cose da dire con una consapevolezza matura ed intensa della propria creatività. Molte donne famose o in via di diventarlo , sono state al centro di questa edizione del Festival, del quale è stata madrina la giovanissima attrice Càmelia Jordana, protagonista lo scorso anno del divertente Cherchez la femme! (Due sotto il burqa) di Sou Abadi (foto sopra), anch'essa presente nella giuria del Concorso Internazionale, e quest'anno tornata come interprete al fianco di un ottimo Daniel Auteuil nel film Le Brio, che le è valso il premio César per la migliore promessa femminile.

A conclusione non si può non citare il film di apertura proiettato in piazza Maggiore a Bologna "My generation", presentato lo scorso anno alla Mostra del Cinema di Venezia, in cui il mitico Michael Caine ci accompagna attraverso la Londra degli anni Sessanta. Egli stesso appartenente in quegli anni anticonvenzionali alla working class, ci fa immergere nella creatività esplosiva della Pop art, della Beatlemania, delle trasgressioni nella moda di Mary Quant e ci fa conoscere tanti altri personaggi che hanno reso quell' epoca irripetibile.