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CROLLO NERVOSO

VV.AA. “Crollo Nervoso-La New Wave italiana degli anni 80” (DVD+CD digipack 2009 Spittle Records)

 

testo by Anialf

 

Meraviglioso lavoro di ricerca (vera e propria) di storiografia musicale, perché di questo parla: gli anni ’80 non hanno solamente segnato indelebilmente le proprie generazioni, ma sono tuttora oggetto di culto/riscoperta, basti vedere, come già ebbi occasione di ribadire in altra sede, cosa sta succedendo con la post-wave francese, che sembra tutti abbiano conosciuto da sempre. Ma torniamo in Italia: “Accadde trent’anni fa” è l’incipit del gustoso e ricco booklet a cura di Federico Guglielmi (giornalista arguto di riviste quali Rockerilla, Mucchio Selvaggio, saggi e libri di varia natura), vero cultore e conoscitore di quegli anni, essendo (se non sbaglio) nato nel 1960. E’ stato anche grazie a lui se questo imperdibile lavoro si è potuto materializzare. E pochi sanno che prima del cd, proprio curata da Guglielmi, nacque l’idea del documentario da parte di Pierpaolo de Iulis, personaggio anch’egli preponderante nel post-punk di quei periodi, nonché musicista egli stesso, e contitolare della Rave Up Multimedia, che ha curato la produzione del dvd. Il lungo ma affascinante lavoro di cesellatura e restauro video-musicale è stato opportunamente diviso in tre “puntate” (con la speranza che ve ne siano altrettante in un futuro non molto lontano), accuratamente e professionalmente sottolineate in inglese (questa ‘internazionalità’ la spiegherò più avanti).

La prima ‘puntata’ si intitola “Onde Emiliane” , che parte dall’assunto che la vera e propria new wave intesa come figlia diretta del (post-)punk sia nata proprio a Bologna: interventi interessantissimi fra gli altri dello stesso Guglielmi, ma anche delle diverse esperienze trascorse da Red Ronnie, del fondatore-produttore della Italian Records Oderso Rubini, ma soprattutto dei veri ‘protagonisti’ cioè dei musicisti che misero tanto entusiasmo creativo prendendo è vero spunto dalle esperienze britanniche e statunitensi (come dicono i Gaznevada << si arrivava quasi al plagio…>>. E proprio i Gaznevada tramite le testimonianze di Giorgio Lavagna (che poi formò gli altri seminali Stupid Set) e Ciro Pagano danno una chiara e (almeno per me) emotiva idea dei motivi e delle energie inserite nei loro progetti (e i primordiali ma proprio per questo affascinanti videoclip di “Telepornovisione” o “ non fanno altro che dare una conferma immediata alle parole di questi veri e propri ‘avanguardisti’ del suono e delle idee). Etichette come l’Italian Records, Harpo, e i negozi quali Nannucci e soprattutto Disco D’Oro fecero poi il resto in maniera concreta. Le contaminazioni elettroniche al post-punk e la creazione quindi di una scena forte anche dalla soggettiva dei messaggi politici che spesso emergevano dai diversi lavori, furono come spiegato bene, anche ‘omologati’ dalle Istituzioni, che a seguito dei disordini giovanili del ’77 cercavano di rifarsi una verginità, incoraggiando tali tentativi in modi sicuramente forzati ma mai coercitivi. Furono chiamati gruppi stranieri di importanza quali Pere Ubu e Gang of Four, per dirne due citati nel video, che mostrarono una nuova immagine dell’Italia all’estero. Uscirono tantissime fanzine e pubblicazioni varie, come “Lux Electric”, “Musica 80”, grazie anche alle contaminazioni fra musica-fumetti-grafica-video-danza (da cui nacquero personaggi come FreakAntoni, Renato De Maria che si diede così tanto da fare per il lato video (“Echi d’Occidente” ne è una rappresentazione assai esplicita, con la fusione fra estetica e fantascienza lo-fi). Non mancò poi chi sentì l’esigenza di prodotti meno sperimentali e più immediati, così nacquero ad esempio i Lo-Fi-Bros di Fabio Sabbioni (prodotti nientemeno che da Arto Linsday!), i Confusional Quartet di Marco Bertoni, l’exploit violento dei Rats di Ulderico Zanni, e una delle rare interviste dal vivo ad Angelo Bergamini con spezzoni dei Kirlian Camera che mi hanno fatto venire la pelle d’oca dall’emozione (già allora erano grandi… e lo sono rimasti, pur cambiando all’infinito la loro formula. Bergamini ricorda nel video come già allora non era tanto in sintonia con il (post)punk quando già dall’elettronica tedesca (o Krautrok che dir si voglia…), Can, Tangerine Dream, Faust, Schulze, e se penso che sono in vita dal 1980… Giusto che sia data loro l’importanza che meritano, all’interno del documentario; idem per gli elettronici N.O.I.A. per bocca di Bruno Magnani e Davide Piatto, con un (auto)ironico simil-fetish videoclip, i Central Unit di Roberto Caramelli ed Enrico Giuliani, legati a Radio 103 sempre di Bologna, e il cui primo full-lenght fu prodotto da Peter Principle dei Tuxedomoon. Immancabilmente, da buon reggiano, non ho potuto non essere felice di vedere lo spazio dedicato ai CCCP per voce di Massimo Zamboni che narra la storia e le curiosità del gruppo emiliano.

La seconda puntata si intitola “Firenze Sogna” (chissà perché…): naturalmente Federico Guglielmi non può non iniziare dalla band che, a torto (periodo commerciale) o a ragione (periodo wave), ha resistito ed ha raggiunto una popolarità straordinaria: i Litfiba. Piero Pelù ripercorre a lungo la loro storia, i concerti da subito in Francia (dove furono i portabandiera della new wave italiana), addirittura la musica per un progetto multimediale sull’Eneide, il tutto inframmezzato da clip (anche live) quali “Guerra” e “La battaglia sacra”. Locali quali il “Manila” ma anche il “Tenax” (in entrambi i quali programma le serate Bruno Casini) o in misura minore il “Casablanca”, fungono da fucina del nuovo rock nazionale, che coinvolge, esattamente come per Bologna, la multimedialità di arte, grafica, moda, teatro… L’intervento di Steven Brown dei Tuxedomoon che ricorda le serate al Tenax, la citazione di tanti artisti, anche stranieri, che si esibirono nel capoluogo fiorentino (qui sarebbe davvero troppo lungo elencarli tutti, ma tutti erano di caratura elevata), l’esperienza vissuta dalla Materiali Sonori del produttore Giampiero Bigazzi (non ci sarebbe molto da dire, tranne ricordare che furono loro a chiamare in Italia nomi quali Current 93, New Order, Diamanda Galas, Legendary Pink Dots, oltre naturalmente alla scena italiana). Poi mi inchino ai ‘signori’ Diaframma, dove Federico Fiumani dice la sua su quel periodo ed ovviamente sul ‘suo’ gruppo, “Illusione ottica”, “Siberia” (giustamente come dice Fiumani, straimitata ed emulata in ogni qual dove), la “Rokkoteca Brighton” dove Fiumani e soci si ‘fecero le ossa’, come dichiara Nicola Vannini/Soul Hunter. E poi i primi lavori con CONTEMPO records e IRA, gli avvicendamenti dei cantanti nel gruppo. E potevano mancare i NEON e la loro elettronica? Marcello Michelotti e Adriano Primadei ripercorrono anch’essi le tappe fondamentali di quest’altra seminale band che oggi definiremmo ‘synth-pop’, chi non ha mai ballato ‘Isolation’? Di sicuro l’Independent Music Meeting (oggi M.E.I.) fu un’iniziativa che servì non poco alla diffusione del ‘made in Italy’ musicale, oggi non saprei dire se ha la stessa influenza di allora. E Pitti Trend? Moda, certo, immagine ‘eccessiva’ di sicuro, ma sempre multimedialità, teatro, musica, tutto quello letteralmente era ‘trendy’, ma in senso non di certo spregiativo; e tutta Firenze completamente coinvolta. E inevitabilmente si arriva ai Pankow, tanto discussi quanto idolatrati: ed è ovvio che a parlare sia Maurizio Fasolo, introdotto nella scena da Marcello Michelotti e con il cui fratello Massimo formarono poi il nucleo dei Pankow. Anche loro sempre proiettati verso l’estero (quasi 200 concerti nei relativamente pochi anni di vita!), specialmente in Germania, grazie anche all’apporto di Alex Spalck, insostituibile alla voce. E se il trend vigente era quello di cantare in inglese, come ricorda il video, ci fu un certo Alberto Pirelli e la sua etichetta “italiana” chiamata IRA, che creò lo slogan “New italian music sung in italian” e da cui si evince la sua convinzione che anche il cantato italiano avrebbe potuto avere un preciso futuro. Ma IRA significava soprattutto Litfiba, e ricorda Guglielmi che quando ci fu da scegliere se seguire i creatori di “17 RE”, “LITFIBA 3” e “DESAPARECIDOS” alla CGD, o continuare IRA da solo, Pirelli non ebbe purtroppo dubbi: e Guglielmi sottolinea come questo fu l’inizio della fine dell’etichetta. Ma eccoci alla CONTEMPO, con Giampero Barlotti che ricorda il negozio come il ‘fulcro’ da cui poi partì tutto il resto; e cosa c’era di meglio di un negozio di dischi per conoscersi, scambiare idee ed iniziare a pensare a qualcosa di più “grande”? Negozio, etichetta, distributore ed importatore (il primo a portare in Italia la 4AD!!!), organizzatore di concerti… E qui poi cominciò anche l’avventura del gothic, ma avremo modo di reincontrare il ‘mio’ genere. Prima però ci sono i MODA del grande, sottovalutatissimo Andrea Chimenti, anch’essi membri necessari per l’IRA che li scoprì e li volle con loro subito dopo i Litfiba. Meno noti i MINOX di Marco Monfardini e Mirco Magnani, ambizioso progetto che tendeva a fondere elettronica e strumenti classici, soprattutto archi, e una forte sperimentazione visiva di grafica multiformato: logico quindi che chiesero la produzione a Steven Brown, che immediatamente accettò. Ed ecco LIMBO di Gianluca Becuzzi, dove si intravedono già sfumature proto-dark, studente d’arte non a caso. Vengono poi citati gli sperimentalismi dei Rinf di Roberto Toccafondi e Michele Santini, i Karnak di Francesco Cosi, e gli ancora punkeggianti No Fun di Massimo Rabassini.

Il terzo video si chiama “Italia Wiva” dedicato giustamente alle altre realtà italiane, minori solo perché ‘sommerse’ dall’incredibile vivacità delle scene bolognesi e fiorentine. I Tampax/Great Complotto (Pordenone) di Ado Scaini, figli più diretti del punk e poi della wave. A proposito di Pordenone, Guglielmi dice che c’era una notevole scena, ispirata molto da gruppi quali Devo o Talking Heads, ma era difficile stabilire quante delle innumerevoli band erano meritorie, e quali sono dei divertissement fini a se stessi: su questo mi sarebbe piaciuto sentire il parere di altri ‘triveneti’ importanti quali Rodolfo Protti della Old Europa Cafè, o Gianfranco Santoro di Final Muzik, tuttora in attività e grandi esperti di musica ‘altra’. Fra i tanti nomi, gli Spirocheta Pergoli di Massimo Giacon rivestono il ruolo di iper-sperimentatori, un po’ alla maniera degli Sparks. Altro gruppo cui si dà spazio sono i genovesi Scortilla e qui siamo realmente in piena new-wave/post punk: Pivia ricorda che uno degli eventi a cui fu più legato, era stato un importante concerto di punk-wave a Genova, intitolato “Ma che colpa abbiamo noi”: e anche grazie a questo evento, emerse finalmente anche la realtà ligure, oltre ai già citati Scortilla, anche Dirty Actions di Johnny Grieco, nei quali però già affiorano timide sfumature dark; sfortunatamente lo stesso Greco ammette che ci sono scarse documentazioni delle attività di quel periodo, soprattutto per quanto riguarda la variegarità delle proposte; e mancavano anche figure organizzative come appunto Rubini per Bologna. Viene giustamente citato lo Psycho come unico ritrovo aggregativo per i gruppi locali. Un film come “Pirata!” del 1984 di Paolo Ricagno (<< favola metropolitana, apologo politico>>) mostra fra gli altri una Jo Squillo d’annata, ma che riprendeva anche Kirlian Camera, Gaznevada, Art Fleury, i Great Complotto, fra gli altri: allora, ricorda Ricagno, non si poteva ancora usare il termine ‘New wave’ bensì ‘nuovo rock italiano’ e sulla base di questo, il regista ‘costrinse’ gli artisti, che normalmente cantavano in inglese, a creare brani ad hoc per il film, rigorosamente in italiano, sulla base della sceneggiatura. Vinse moltissimi premi, anche grazie al fatto, come ricordano gli Art Fleury, che i suoni di fondo, i rumori, tutto era ‘artificiale’, campionato, e che quindi lo rende ancora attuale anche ai giorni nostri. Art Fleury, giustappunto: molto ricercati come immagine e suoni, ma anche politicizzati, come sottolineato da Augusto Ferrari. Anche gli Underground Life sempre nati nel ’77, vengono presentati da un Giancarlo Onorato molto in forma (fra parentesi, anche lui grande protagonista molto rispettato, anche adesso); e a differenza di altri gruppi che ne rifiutavano le idee basilari, Onorato voleva assimilarsi in qualche modo alla Factory Warholiana, da tutti i punti di vista artistici e concettuali. E, per una volta, Milano non aveva praticamente alcuna scena alternativa (tant’è vero che anche Onorato si trasferì a Firenze, alla ‘corte’ dell’IRA) con alcune eccezioni tipo State Of Art di Stefano Tirone e Alfredo Ventura; gli ancora punk-glam 2+2=5 (addirittura positivamente recensiti da un certo Robert Smith sul New Musical Express!!!) con il ‘poeta metropolitano’ e ‘non-musicista’ Giacomo Spazio e le sue idee vincenti a livello produttivo, che lo portarono alla fondazione della VOX POP. Ma, mi perdonino tutti gli artisti presenti, dulcis in fundo arriva ‘la mia band’, che ho anche avuto la fortuna di conoscere qualche anno fa, di parlare amabilmente con loro e di farmi ancora una volta emozionarmi: io e KRISMA. Cristina e Maurizio, sempre più giovani e “avanti nel tempo” (ma non perché lo dice Arcieri, perché era realmente così!) e nello spazio interculturale, precursori di qualsiasi moda o fermento, incompresi ma testardi nella loro autoaffermazione. Dal punk-elegante alla pura elettronica, dalle ‘canzonette’ (che poi non lo erano mai) all’ipnotica esperienza di “Krisma TV” (il cui patchwork suoni-immagini è emulata in ogni dove). Molto ‘Cureggianti’ risultavano i Dark Tales che essi stessi definiscono però meglio ‘un incrocio fra il dark e i Vall of Voodoo’. Tutt’oggi ben presenti sono anche gli altrettanto cupi Aus Decline che dicono una cosa sacrosanta: nonostante i tanto vantati ‘social network’, a quei tempi c’erano molte ma molte piu’ occasioni di aggregazione e ritrovo PERSONALE, uno o due concerti alla settimana, negozi di dischi che avevano anche le beneamate fanzine, insomma dal mio lato io ‘vivevo’ nel reale, e sarà l’età, ma io preferisco ancora il contatto umano… e Giorgio Rimini dice un’altra sacrosanta cosa: nel futuro sentiremo sempre più la nostalgia di riascoltare quei dischi, e non per un banale revival ‘degli anni ottanta’, questo è già stato fatto e rifatto, ma di ciò che poi ha CREATO gli ‘anni ottanta’… E di bene in meglio, un altro colpo al cuore: il nome Carillon del Dolore cosa vi dice? A me tanto, troppo… Troppo osannati e sopravvalutati? Non lo so, sta di fatto che fra ‘Fiori Malsani’ e il 12” ‘Trasfigurazione’ con la Contempo, Paolo Taballione e soci hanno dato un’ulteriore impronta indelebile a certi ascolti, ancora una volta con un gusto dark mai autocompiacente. Certo, come dice Taballione, c’era sempre da lasciarsi alle spalle il disordine politico del ’77 soprattutto in una città come Roma, le droghe pesanti, il ritagliarsi il proprio spazio vitale, e soprattutto il bisogno di ‘comunicare’ in modo sereno. I locali erano il “Wanna” o il “Blue Bar”, ed esattamente comeper Bologna e Firenze, erano fucine di intescambi personali delle proprie esperienze ed aspettative. Curiosità: le ragazze nella copertina di ‘Trasfigurazione’ sono le “Aspidi”, che erano parte del collettivo “Caput Mundi” dirimpettaio della stanza di registrazione dei Carillon, e che si occupavano di creare moda e costumi anche teatrali, come fecero di fatto col gruppo romano. Bisca tramite Sergio Maglietta ed Elio Manzo, spiegano infine come anche a Napoli qualcosa si mosse, anche se non certo ai livelli degli anni ’90 e di oggi, dove moltissimi progetti gothic-dark provengono dal Sud dell’Italia. Il gruppo era assai radicato nello sperimentalismo eclettico, funky-jazz-electro, insomma piena ‘No-wave’ per intenderci. La scena di Perugia è vista da Augusto Croce degli Aidons La Norvege” ruotanti attorno all’ottima e ben curata fanzine ‘Masquerade’ e a “Radio Perugia 1”, e che rilevando un cinema in disuso, aprirono il “Suburbia” di cui Croce ricorda i concerti di Nico (appena prima di morire) e dei Current 93, quindi un successo insperato ma meritato per sei anni. Ricordiamo che il gruppo incise un disco per la Spittle records, che è tornata recentemente in attività proprio per ripercorrere ‘quei’ gruppi e ‘quegli’ anni, e che ha editato proprio “Crollo Nervoso”. Si ricordano anche gli Strange Militia, poi semplicemente Militia, secondo me più ancorati alla dark-wave. E per concludere con le parole di Giancarlo Onorato “in quegli anni, qualcosa si accese, un meccanismo si mise in movimento, e nacque il tutto. >> E aggiungo io, che tutto!!!

Termino questo articolo, che poi non è altro che un breve ripasso dei concetti espressi nei tre video, parlando brevemente della compilazione allegata: faccio solo qualche nome: Vox Rei, Der Blaue Reiter, Ship Of Fools, TV Dance… Non sono quindi sempre i gruppi citati nei documentari, quanto piuttosto una selezione di progetti un po’ meno conosciuti, ma comunque rappresentativi: in fondo si tratta di “Tracce Magnetiche” come è chiamato il cd. ASSOLUTAMENTE DA PROCURARSI.