DEPECHE
MODE. LIVE
@ FORUM DI ASSAGO, 29 gennaio 2018
Testo
di Gianmario Mattacheo
Foto di Gianmario Mattacheo e Nicola De Brita
I Depeche Mode proseguono lo "Spirit tour" e le continue
comparsate nel Belpaese con una doppietta al Forum di Assago,
prima di un altro arrivederci che, in estate, li rivedrà protagonisti
del piemontese festival di Barolo.
Tornando al presente di stasera, il trio inglese è pronto
a replicare il sold out che nella giornata di sabato ha fatto
ballare circa dodicimila sostenitori provenienti da tutta
Italia; consueto "tutto esaurito" che è una costante a casa
Depeche Mode, anche quando le nuove prove discografiche sono
drasticamente meno intense e brillanti rispetto ai capolavori
degli anni '80 e '90.
Ma, quando si ha una storia forte come la loro, i nuovi dischi
diventano per lo più un pretesto per rifare la valigia e risuonare
di fronte a migliaia di fan tutte le sere. Al riguardo, dovendo
essere un po' severi, possiamo affermare
che l'ultimo album azzeccato sia quel "Playing the angel"
che, nel 2018, spegne le tredici candeline. Da allora, solo
qualche singolo trascinante all'interno di album un po' stanchi
e senza troppo mordente. Discorsi, invero, di poco conto se,
come è vero, i Depeche Mode si trasformarono nel mega gruppo
capace di pilotare le folle ad ogni colpo di synth; il gruppo
che, per dirla con le loro parole, progettava di realizzare
una musica per le masse.
È lo "Spirit tour", pertanto non ci sorprende un inizio targato
"Going backwords", cui fa seguito la doppietta tratta da "Ultra"
di "It's not you" e di "Barrel of a gun". Uno dei brani migliori
è "A pain that I'm used to", una canzone che riesce a coniugare
alla perfezione suoni sintetici, slancio mistico e attitudine
rock, mentre gli estratti da "Songs of faith and devotion"
incendiano di magia e suggestione l'arena.
Il passaggio del tempo non è stato particolarmente severo
con Dave Gahan, capace di porre in essere concerti ancora
fisici; Martin Gore, la grande mente creativa del gruppo,
per contro, vive la sua celebrità sempre in bilico tra presunta
modestia e sporadici momenti da protagonista; Andrew Fletcher,
infine, è il terzo dei Depeche con un valore, molto probabilmente,
più umano che non da musicista. Il pubblico è sicuramente
un valore aggiunto del concerto.
In assoluta sintonia con i "comandi" che arrivano dal palco,
fa ascoltare cori e controcanti perfetti, mentre lo spettacolo
visivo si arricchisce attraverso un mare di braccia che si
muovono e viaggiano in una coreografia straordinaria. "Enjoy
the silence", il miglior brano (azzardiamo) dell'intera discografia
Depeche, è accolto con un rimbombo clamoroso: la perla di
"Violator" non invecchia neppure di un minuto trasformando
il palazzetto milanese in un gigantesco Karaoke. L'ulteriore
prova della magia del rock ce la offre Dave Gahan. Sopravvissuto
agli abusi ed alle overdose, provato da un cancro superato
con una facilità con la quale una persona normale affronterebbe
un raffreddore, il frontman dei Mode è un vulcano che non
sta fermo un secondo; interagisce con i compagni sul palco
(soprattutto Gore), danza ed amoreggia con l'asta del microfono
e si prende tutta l'energia possibile da ogni spettatore.
In poche parole è uno nato per fare semplicemente la rockstar.
Sono anche importanti le incursioni al microfono di Martin
Gore. Su tutte ci piace "Sister of night" e la succesiva "I
want you now" che spezzano la frenesia di un concerto fondato
sul ritmo, per concedere momenti di dolcezza.
La "penna" dei Mode, anche quando si mette al centro dei riflettori,
non sfigura e ci fa vedere l'altra faccia live della band.
Sono pochissime le estratte del recente "Spirit", trasformando,
questo, in una sorta di concerto greatest hits, nel quale
i Mode sfornano i successi più clamorosi del proprio repertorio.
"Everything counts", per esempio, rappresenta il pezzo della
prima era, quella che trovo meno affascinante, quando il lato
"oscuro" non aveva ancora caratterizzato e colorato di nero
il synth pop di Gore. La resa dal vivo e la partecipazione
corale ne fanno, comunque, un momento capace di fermare il
tempo. "Stripped" è una bomba, "Precious" una carica a molla
e "Policy of truth" una delizia e con "Walking in my shoes"
Gahan si gongola mostrando le sue pacchiane scarpe di vernice
rossa. Chiusura con "I feel you" che lascia il posto al finale
di "Personal Jesus" e alla meritata passerella finale.
Ultime immagini per Dave Gahan che vuole abbandonare per ultimo
il Forum, quasi invitando i compagni di ventura a rientrare
nel backstage prima di lui (pacca sul sedere a Andrew Fletcher
come a dire: "gli ultimi devono essere solo per me!").
Depeche Mode live: ancora un ottimo modo di passare tempo.
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