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DIRTY ACTIONS

Intervista di Fabio Degiorgi

 

Chi conosce la prima ondata punk italiana non ha certo bisogno di presentazioni: i genovesi Dirty Actions in pochi anni di attività bruciarono letteralmente i palchi del nostro paese, entrando nella storia soprattutto per il loro leggendario singolo “Rosa Shocking” del 1980 ed uno show di spalla ai Damned il 30 aprile dello stesso anno. Quello che forse non tutti sanno è che il loro vocalist e frontman, Johnny Grieco, è ancora pienamente attivo e con lo stesso immutato spirito degli inizi, senza sterili nostalgie, piuttosto restando autenticamente ‘contro’ generazione dopo generazione. E se il punk degli albori è stato “rivoluzione violenta senza eccidi”, pur con le sue inevitabili e seguenti controrivoluzioni fatte di rinnegamenti silenziosi ed assorbimenti plastificati da parte dello star system, per Johnny esso resta essenza stessa della propria vita, al di là dagli stili e dai generi musicali, come dimostrano i suoi molteplici progetti (ultimo dei quali il delirante CD “21 Dirty RMXs”, dove i partecipanti erano invitati a “fare a pezzi” i brani storici dei Dirty Actions), e non solo in ambito sonoro (i più anziani lettori di Rockerilla ad esempio ricorderanno la sua collaborazione per quella rivista). Ripercorriamo quindi insieme a lui passato, presente e futuro, con la certezza che sarà sempre in grado di spiazzarci e sorprenderci.    

Partiamo dalle origini: quando esattamente e come si erano formati i Dirty Actions?
Fine novembre 1979, il giorno esatto non lo ricordo, il primo nucleo della cellula Dirty Actions, di cui ancora io non facevo parte, si trova in sala prove e sferraglia i primi accordi. Al secondo appuntamento ci sono anch'io, per curiosità, in fondo quasi tutti facevamo parte della fanzine Le Silure d'europe e da poco era uscito il primo numero. Nel casino generale sbraito due cose al microfono e da quel momento non lo mollerò più. Non mi ricordo nessuna luce o nessuna voce dall'alto, ma una vibrazione forte, molto fisica, che dalla punta delle dita dei piedi è salita fino al cervello: BOOOM! "Ho il cuore che mi palpita, il cervello che mi scalpita..."
Quei primi versi rispecchieranno perfettamente l'urgenza e l'energia di cui eravamo pervasi.

Qualcuno di voi suonava già prima in altri gruppi, oppure è stato il punk a spingervi a prendere in mano gli strumenti?
E' stato il punk, assolutamente. E i Devo. Ricordiamoci che nel 1979 erano già passati due anni dall'avvento dei Sex Pistols & company. Io e Mario Benvenuto, l'altro cantante e fomentatore dei Dirty Actions, ci eravamo invaghiti del loro primo irradiante album. Mario lavorava a Radio Blue 44, la radio da cui tutto è iniziato. Gli studi si trovavano in un vecchio rustico alle pendici del Monte di Portofino. Radio Blue 44 meriterebbe un discorso a parte, era una delle prime radio in Italia che trasmettesse rock e punk, in un periodo in cui tutte le radio libere, o meglio commerciali, elargivano merda. "Sai trasmettiamo quello che alla gente piace sennò non ci ascoltano, poi abbiamo gli sponsor che hanno le loro pretese...". Insomma le solite cagate di gentaglia senza coglioni. Da questa isola felice Mario conduceva una trasmissione al pomeriggio sulla new wave e nuove tendenze post punk e, grazie alla radio, aveva in anticipo dischi di cui avevo sentito parlare ma che non ero ancora riuscito a procurarmi.
Io ero costretto a casa sui libri per l'esame di maturità e ogni tanto preso dallo sconforto gli telefonavo: "Mario metti Uncontrollable Urge, Mongoloid o Satisfaction...". Qualcosa che mi desse un po' di energia e mi scuotesse da quella noia mortale. Allora alzavo il volume, mollavo i libri, e ballavo scatenandomi come un ossesso tarantolato e, poi grondante, tornavo sui testi... Ogni tanto mi sorprendeva riproponendo God Save the Queen dei Pistols...e allora i libri volavano per la stanza...
Che incubo la scuola 'fanculo.

Come erano i rapporti con gli altri protagonisti della primissima scena punk italiana, come ad esempio Gaznevada, Skiantos, o i gruppi del Great Complotto di Pordenone? C’era un clima di collaborazione ed amicizia?
Allora non c'era ne' fax, ne' internet e nemmeno My Space, vivevamo in piena età della pietra. Le comunicazioni erano ancora per posta ordinaria e le telefonate costavano moltissimo. Tutto era molto lontano, anche se ci spostavamo spesso e volentieri per seguire i concerti. Rupert, il nostro manager, era in contatto epistolare con Miss Xox e Red Ronnie, ai tempi gran Guru del Punk in Italia. Io ero più interessato ad esperienze "miste" come la mail art con Vittore Baroni di Lieutenant Murnau e poi con Delucchi e Bruzzo, rispettivamente chitarrista e bassista dei Dirty, eravamo culo e camicia con Rossini e Pretolani del Centro UH! quindi direttamente e indirettamente coinvolti in performance di vario tipo dalla body art alla body rage. In quell'anno avevamo conosciuto gli Skiantos che erano venuti a suonare a Genova e avevamo subito legato con Freak Antoni e compagni. Conosceremo poi i Windopen e i gruppi di Milano che come noi facevano parte della collana Rock 80 della Cramps: Kaos Rock, Kandeggina Gang e X Rated.
In ogni caso, vicini o lontani che fossimo, c'era massimo rispetto e amicizia, ma non parlerei di collaborazione. Non c'era proprio occasione di collaborare, tutti eravamo molto legati alle rispettive realtà.

(foto a destra i Dirty Actions 1981 - Foto Parodi)

Puoi raccontarci qualcosa della data in cui faceste da spalla ai Damned?
Wow! A livello emozionale, è stato irripetibile. Come una finale di Coppa del Mondo o delle Olimpiadi! Eravamo in un'arena e da subito hanno aperto le gabbie delle belve feroci. Nessuna via d'uscita. Nemmeno il tempo di pensare, solo tirare fuori tutto, senza risparmiarci. Un corpo a corpo senza esclusioni di colpi. I punks milanesi erano schierati tutti in piedi sotto il palco pronti per farci a pezzi e il servizio d'ordine se la sghignazzava. Veniamo immediatamente subissati da una bordata di fischi e urla e i più facinorosi tentano di salire per tirarci giù di forza. Reagiamo con calci e spinte e veniamo bersagliati da centinaia e centinaia di sputi. Nonostante il nubifragio, imperterriti facciamo il nostro concerto e conquistiamo tutta la platea. Dopo un'esperienza del genere come si poteva smettere? Da allora le esibizioni dal vivo sono diventate la mia droga preferita.

Hai il ricordo di un episodio particolarmente positivo e di uno particolarmente negativo di quei primi anni di attività dei Dirty Actions?
Di positivo, escluso il concerto di cui ho parlato, che è fuori da qualsiasi canone di valutazione, c'è stato il momento in cui abbiamo saputo che avremmo registrato il nostro primo 45 giri. Io non ci speravo affatto ed è stata una grande sorpresa quando Rupert, trionfante, ce l'ha comunicato. Al momento non me ne vengono in mente altri.
Negativo invece l'eroina. L'invasione dell'eroina nelle principali piazze italiane, il vero incubo di quegli anni, poi a dare la mazzata finale ci penserà l'Aids qualche tempo dopo. La sistematica e cosciente devastazione e dispersione, fino al quasi completo annientamento, dello spirito antagonista e ribelle di un'intera generazione. Grazie anche alla connivenza dello Stato che non ha fatto nulla per tentare di arginare o impedire questa vera e propria carneficina. Non è facile, oggi, spiegare questi meccanismi senza essere tacciati di vittimismo o disfattismo. Per chi li ha vissuti e, come me, ha avuto la fortuna di uscirne fuori, sa di cosa sto parlando.

Come molti pionieri della scena, anche voi avevate superato in fretta il punk, almeno dal punto di vista strettamente musicale, per aprirvi anche alla new wave e al funky. Ma vi era capitato nei primi anni ’80, prima della scomparsa dalle scene, di ricevere qualche ‘proposta indecente’ da qualche etichetta, ossia la possibilità di fare un grande salto a patto di trasformarvi in un fenomeno pop e commerciale?
Seguire quello che accadeva in Inghilterra in quegli anni era incredibile e impossibile allo stesso tempo. Un'accelerazione straordinaria, irraggiungibile, eccitantissima. Non avevi bisogno di farti qualcosa per tenerti su ma piuttosto per sedarti. Nme e Melody Maker, ID e The Face, ti vomitavano addosso tutte le ultime tendenze in fatto di musica e costume. Il fenomeno punk aveva aperto la strada a qualsiasi tipo di sperimentazione, esplorazione e riscoperta musicale e culturale. Per chi ha vissuto quel periodo in prima persona questi erano i reali benefici della rivoluzione punk. Perché di rivoluzione si è trattato, anche violenta. Chiaramente non è sfociata negli eccidi di massa o nelle sommarie esecuzioni alla ghigliottina, ma si è trattato di una brutale spallata al sistema vigente che non potrebbe essere definita diversamente.
L' industria discografica italiana di quegli anni se ne fregava altamente di queste nuove istanze e intuizioni, penso sia stato il periodo più buio e oscurantista nella storia della musica nel nostro paese. Nessun rischio di proposta indecente. Negli anni 60 e 70, l'industria discografica nel nostro paese si era dimostrata più attenta e guardinga rispetto a quello che succedeva oltre i nostri confini, tentava di assimilarne i contenuti e riproporli con band più o meno credibili e investendo su di esse. Magari semplicemente prendendo un pezzo originale, traducendolo con un testo idiota e strappalacrime e facendolo cantare ad un artista italiano, senza molti sforzi. In quegli anni no, terra bruciata, se si escludono i Decibel di Ruggeri, rarissime mosche bianche e la trovata di Anna Oxa che a Sanremo cantava una normalissima canzone "travestita e truccata" da punk. Ancora oggi è facile constatare l'enorme buco nero degli anni tra il 1977 e il 1982.

(foto sotto: Dirty Actions 1981 - live al Tube di Roma)

So che ora non abiti più a Genova, sei ancora in contatto con i membri della formazione storica dei Dirty Actions?
Certo, erano tutti presenti a Genova, al concerto di due anni fa al Milk: Mario Benvenuto, Ugo Delucchi il chitarrista, Giovanni Bruzzo il bassista, Matteo Bovone, il nostro primo batterista, Luigi Spennati il tastierista e poi un fan storico come Giovanni Villani. Mancava Bob Quadrelli, il primo bassista e leader dei Sensasciou perchè impossibilitato e, chi non è più di questo mondo, purtroppo: Alessio Capurro, l'ultimo batterista. E' stato davvero emozionante e naturalmente sono saliti tutti sul palco per fare casino e cantare Tira la Boccia, piuttosto che Bandana Boys. Gran bella serata.
I rapporti sono buoni, direi ottimi. Ogni tanto qualcuno vorrebbe rimettere insieme la vecchia band, io annuisco e aspetto...

Cosa ti ha spinto qualche anno fa a pubblicare personalmente il cofanetto con doppio CD “Dirty Actions 1979-1982”?
Direi che buona parte del merito è di Pierpaolo De Iulis che nel lontano 1996 mi aveva proposto di pubblicare il vecchio materiale dei Dirty Actions per la sua etichetta discografica Reverendo Moon.
Non si trattava certamente di un fan della prima ora, perché è molto più giovane di me, ma senza dubbio un grandissimo appassionato e competente, oltre che grande amico. Successivamente dopo la pubblicazione del primo vinile Apocrifo, passati un po' di anni, ho deciso di pubblicare anche altro materiale che era spuntato fuori da altri cassetti. Anche in questo caso devo ringraziare due persone che mi hanno spinto alla pubblicazione, dopo una mia prima, comprensibile, titubanza: Simone Lucciola di Lamette.it e cantante del gruppo Blood'77, Stefano Gilardino scrittore e giornalista della rivista RockSound, e in qualche modo anche Paolo Petralia di SOA Records.

Sono rimasto positivamente colpito dalla tua scelta di usare il nome “Dirty Actions Tribute” per la nuova formazione, vedo una forma di rispetto totale verso il gruppo originario e i fans. Avresti potuto fare anche tu come molti frontman sopravvissuti alle defezioni, che con cambi continui di line-up tirano avanti nomi storici in eterno (come gli Exploited), o risorgono magicamente dall’oblio (come i Vice Squad). Perché invece questa estrema e rara onestà? C’era forse un patto con qualche co-fondatore dei Dirty Actions, come fecero i Joy Division diventati poi New Order?
Nessun patto, nessuna clausola. Direi soprattutto rispetto per la verità storica oltre che per i componenti originari della band. Quei momenti sono passati, ormai, non sono più ripetibili. Non amo le reunion e infatti, nelle mie intenzioni, non si è trattato di un'operazione-nostaglia per i bei vecchi tempi andati. Piuttosto il recupero e la riscoperta di un repertorio che non aveva avuto occasione di esprimersi su un supporto fonografico, pochi mesi prima dello scioglimento avevamo materiale per quasi due album. Un solo 45 giri e un pezzo sulla compilation di Rockerilla, Gathered, era davvero troppo poco come lascito ai posteri e soprattutto ai giovani punk di oggi.
C'era dell'altro, molto altro ed era necessario e impellente tirarlo fuori.

Parliamo ora del CD “21 Dirty RMXs”: come ti è nata l’idea di questo bizzarro ed originale progetto? Hai una passione naturale per i remix, o è stato più un esperimento per vedere quanto potevano essere trasformati e stravolti i brani?
E' il mio spirito dissacratore innato. Ho fatto fare ad altri quello che avrei voluto fare io, ma non sarei stato credibile. Dopo averli riscoperti, rivalutati e riproposti, quale soddisfazione più grande poteva esserci se non fare a pezzi i Dirty Actions? E visto il risultato, ben al di sopra le mie più rosee aspettative, un prodotto davvero pregevole, posso senz'altro dirvi che io avrei fatto di peggio, molto peggio. Avrei osato molto di più. Non per istigare a delinquere o distruggere, ma anche sì, perché no? E' lo spirito iconoclasta del Punk, che dio ce lo preservi! Ho lasciato a tutti carta bianca di reinterpretare, tagliuzzare, sminuzzare i pezzi come meglio credevano e sentivano. Per fare questo sono andato a cercare realtà molto diverse fra loro.
Mi dispiace solo che non siano presenti, come generi, il rap e il reggae. Volevo una vera babele di suoni e rumori.

Come sono andate finora le serate di presentazione di questo CD? C’erano solo le vecchie generazioni, o hai riscontrato un interesse verso i Dirty Actions anche da parte di giovani che non vi conoscevano, e che magari quando avevate registrato “Rosa Shocking” non erano nemmeno nati?
Direi che il pubblico delle presentazioni di 21 Dirty Rmxs è molto diverso da quello dei concerti dei Dirty Actions Tribute. Al Csa Dordoni di Cremona nel dicembre scorso erano per la maggior parte giovani, c'era un dj set davvero ricco: con Kruz, Bedo, EdBlast, Mim$, Airbag Killex e con i Vj di Visual Sensation, un gran bel Party davvero! Al Disco d' Oro di Bologna con Big Mojo e Ninfa e anche al Crash, sempre a Bologna con Pask/Kaps e Pattipatti, piuttosto che al Buridda di Genova con Tarick1 il pubblico era molto più eterogeneo, tanti addetti ai lavori sempre molto incuriositi di vedere cosa combinerà Johnny questa volta, ma anche lì c'erano molti giovani, all'Arci Taun di Fidenza invece direi metà e metà. Il mio rammarico è quello di non essere ancora riuscito ad organizzare una presentazione in tema: Dark Gothic Night, la vorrei fare al più presto. Ai concerti invece il pubblico è più specifico, sgamato e giovane. Ci sono molti giovani punk affascinati che restano un po' stupiti dalla nostra veemenza sul palco, direi un po' trattenuti. Spesso devo darmi una regolata e calmarmi un po' perché invece che farsi sotto al palco tendono ad allontanarsi e a studiarti a distanza di sicurezza. Non me lo sarei mai aspettato. Ma non posso nemmeno lamentarmi.

Quali progetti musicali hai per il futuro, almeno quello più immediato? Possiamo aspettarci di vederti ancora dal vivo con i “Dirty Actions Tribute”? Hai mai pensato ad una vera e propria reunion con i vecchi componenti della band?
Per la reunion ne ho accennato prima, niente in contrario anche se non le amo, aspetto che i membri originari si facciano avanti, sarebbe divertente riuscire a farla. Dal vivo sempre e comunque ci sarò. Probabilmente in versioni diverse ma con l'indomito animo punk di sempre. In questo periodo sto lavorando al mio primo album solista, che sarà tutto di musica elettronica: "Opera Prima" dovrebbe essere il titolo, e sto preparando un mini lp con 4 nuovi pezzi dei Dirty Actions Tribute, in previsione di un album intero per il prossimo anno. Poi ho in mente altre gustose sorprese. Tempo e soldi permettendo.

Cosa ascolti ultimamente? Ci sono nuovi gruppi che ti hanno colpito in modo particolare? Per caso segui l’attuale scena punk italiana e/o quella dark/gothic?
Domanda difficilissima per me. Sono vorace e onnivoro, ascolto di tutto e non mi appassiono più di nulla ormai. Brutto a dirsi ma è così. Il Dark mi ha sempre affascinato dai primi Bauhaus a Siouxsie che rimane sempre un ottimo punto di riferimento ancor oggi. Al momento seguo più le derive elettroniche o estreme come VNV Nation, Juno Reactor, Hocico, Grendel, Hanzel und Gretyl, anche perchè sto lavorando ad un progetto particolare, ancora top secret. A proposito dell'attuale scena punk italiana preferisco non esprimermi perché la scelta è molto ampia e vorrei evitare un lungo elenco di nomi, con il rischio di lasciare fuori qualcuno.
Diciamo che ultimamente ascolto molto hardcore punk italiano delle origini, lo conoscevo già, ma non l'ho seguito al momento giusto, perché ero orientato su altro. Ho sempre pensato che ha avuto il grande merito di preservare l'energia, le motivazioni e l'impatto, senza orpelli e fronzoli, del punk della prima ora. Ricordo benissimo una delle mie ultime tavole a fumetti su Rockerilla, Troops of Tomorrow dei Vibrators, riproposta dagli Exploited, con dedica finale a tutti i giovani punks: suonava come un arrivederci, tipo scusate mi allontano per un po' per i cazzi miei, ma ci sono o ci sarò, in qualche modo ci rivedremo. Sopra scene cruente di scontri  tra truppe di androidi, freaks, punks che massacravano gente comune.
Don't give up the fight against normality and conformity.

Grazie per la disponibilità Johnny, è stato un piacere! Puoi aggiungere quello che vuoi…
Preferisco aggiungere qui in fondo e non nel corpo dell'intervista, perché mi sembra più corretto e meno da paraculo, un grazie molto sentito e sincero a Nikita e Fabio di Vidi Aquam per la splendida dark-gothic version del Museo di Lombroso, contenuta in 21 Dirty RMXs. Era assolutamente necessaria un'atmosfera di quel tipo, creata scarnificando e rendendo ancora più oscuro e cupo un pezzo che avevo concepito con animo profondamente dark. Era irrinunciabile un arrangiamento così caratterizzato e forte. Non è stato facile trovare chi avesse una sensibilità musicale così specifica e spiccata. Se qualcuno pensa che io esageri, si ascolti questa versione e mi sappia dire. Sarebbe mancato qualcosa che faceva parte del dna dei Dirty Actions, qualcosa di irrinunciabile. Il ringraziamento è davvero sincero.
Poi per il resto: Fuck off ev'rybody!

http://www.myspace.com/dirtyactions

DIRTY ACTIONS TRIBUTE
"Attenti agli 80" CDR (Jestrai)

Chi si ricorda della leggenda Dirty Actions? Fu una delle primissime formazioni punk italiane, nata a Genova alla fine degli anni ’70, contemporanea quindi di nomi più noti come Skiantos e Gaznevada, esordì con il 45 giri "Rosa Shocking", fece da spalla ai Damned durante il loro tour italiano, per poi passare verso sonorità elettroniche e funky, fino allo scioglimento avvenuto nel 1982, e mi fermo qui se no riempirei un’intera pagina di nostalgia verso i bei tempi che furono. A distanza di qualche lustro, il cantante Johnny Grieco, radunati nuovi musicisti, ha deciso quindi di dare vita a questa sorta di tributo alla sua vecchia creatura, per riproporre i classici del repertorio insieme ad alcune cover della stessa epoca. Fa quindi davvero piacere riascoltare brani come "Bandana Boys", "Attenti agli ottanta", "Red China Lips", "Aktion/Aktion" e la già citata "Rosa Shocking", tutti inni devastanti che mantengono inalterata la loro carica dissacrante ed eversiva. È vero, le sonorità del disco sono tipicamente rock e funky, in linea con certe classiche cover band contemporanee, e lo confermano ulteriormente le versioni qui presenti di "Mongoloid" dei Devo, "The Wait" dei Killing Joke e "Nevada Gaz" dei Gaznevada. Bisogna però dare atto al buon Johnny di essere stato onesto nella scelta del nome del progetto, evitando una di quelle finte resurrezioni che si vedono troppo spesso ultimamente. Se il cd – un album ufficiale stampato professionalmente, la scelta del cdr è dovuta sicuramente alla tiratura – è quindi godibilissimo, sono sicuro che i D.A.T. esprimono sul palco il massimo della loro potenzialità; ai puristi consiglio invece di procurasi il doppio cd antologico "Dirty Actions 1979-1982", con le registrazioni originali del gruppo storico. (Fabio Degiorgi)

DIRTY ACTIONS
“21 Dirty Rmx’s”
CD (Le Silur D’Europe International)

Davvero interessante questa opera di remix globale al culto D.A., punk band genovese di fini anni ‘70 inizio ’80. Un’opera di revival moderno, con strizzate d’occhio all’electroclash attuale, alla mistura di punk ed electro insita in ogni dark band nostrana. La mitica “Rosa Shocking” che regna sovrana, le geniali “Red China Lips” e “Museo Di Lombroso” spiazzano per quella vena darkwave così dannatamente retrò grazie soprattutto alla cura maniacale nostalgica di band quali Vidi Aquam su tutti. La maggior parte dei remixer si alterna tra bassoni dancefloor e sonate magiche dagli echi vaghi, forse troppo ancorati a quella malattia contemporanea che vede nel remix l’opera a tutti i costi devota alla dance. Poco spazio per le chitarre, quelle originali dei D.A., ancora pronti a stupire tutti, per modernità e gusto estetico, con un occhio sul futuro.
(Pinhead)

(pubblicazione 15 Settembre 2008)