Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro

 

E' con piacere che intervistiamo l'artefice di "Fleur du Mal Petals & Utopias", artista che ci meraviglia con le sue bellissime creazioni.

Intervista by Camilla

 

Da dove nasce il nome "Fleur du Mal Petals & Utopias" ?
Ho scelto quel nome in onore alla raccolta poetica di Baudelaire, "I Fiori del Male". Caratterizzato dalla ricerca costante di felicità, le tematiche decadenti,macabre...che stile, così sensuale. Ho messo il nome in parte in francese e in parte in inglese perché all'inizio componevo poesie di matrice surrealista sfruttando l'estrema musicalità della lingua inglese e mi fornivano idee per creare oggetti. Alla fine ho usato un nome d'arte un po' francese ed un po' inglese perché non volevo rinunciare ad una o all'altra cosa. I petali si riferiscono alle prime serie che creavo, in stoffa, pizzo, fiori in macrame' mentre le mie vere predilette sono le Utopie. Creare qualcosa che per definizione è qualcosa di irrealizzabile, che non può esistere (l'utopia), è una vera sfida. Avevo pensato anche al nome "I gioielli di Medea d' Euripide" (Medea avvelena per vendetta dei gioielli offerti come dono di nozze al suo perduto sposo) ma alla fine tra i due ho preferito omaggiare Baudelaire.

Io ho visto in te una persona molto sensibile, quanto questo tuo aspetto influenza le tue creazioni?
La sensibilità è una caratteristica del mio carattere con la quale faccio i conti giornalmente. A dirla tutta, scendere a compromessi con emozioni così pure, con le regole autoimposte per sopravvivere, con le stesse regole della società...è difficile. Non immaginavo di doverlo fare sempre di più una volta cresciuta. Credevo sarei migliorata con l'età. L'unica cosa che posso fare è accettare quello che sono provando a canalizzare la sensibilità in arte altrimenti potrei impazzire.

Quando hai scoperto di avere una così fantastica manualità?
Grazie per la definizione "fantastica". Non credo sia una vera e propria scoperta... ho sempre avuto gusti particolari e poche possibilità di permettermi certe cose ricercate e uniche. L'unico sistema era arrangiarmi e farle da me, cercando di osservare il più possibile le cose, non soltanto con gli occhi ma anche attraverso la mente. Pensa che all'inizio gli oggetti si rompevano più spesso, dovevo ancora sperimentare, imparare, impratichirmi. La fervida e veloce immaginazione all'inizio ha dovuto aspettare la mia manualità più lenta ed insicura.

Dove lavori di solito? Se non ricordo male mi hai detto che lavoravi seduta a terra.
Esatto, e fino a prima di creare un'immensa mole di oggetti da portare al Gotik Treffen a Lipsia, era cosi'. Adesso non mi è possibile perché il mio laboratorio é strabordante... non c'é spazio... dunque lavoro in cucina sul tavolo, o dove c'é più luce.

Quali sono i tuoi materiali preferiti?
Adoro i pennini antichi delle stilografiche, cosiì appuntiti come punte di guglie gotiche e le spille da balia per creare animali e figure... Ogni materiale ha una reazione specifica se preso da solo o combinato ad un altro, un colore, un suono unico. Creare, secondo me, è come comporre. Si cerca sempre di creare un insieme armonico o volutamente disarmonico. 6) Che cosa nutre la tua creatività? La mia creatività si nutre di cultura in primis. Lo scrittore Albert Camus diceva: "Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro". Lo condivido e cerco di metterlo in pratica, creando oggetti per la maggior parte concettuali e contestualizzati e se non ci riesco lascio stare per un attimo, vuol dire che sono satura.

Fai dei bozzetti, magari disegnati, prima di realizzare le opere?
Di solito no, cerco di tradurre l'idea esattamente come la sto immaginando, oppure mi affido ad un titolo che la richiami alla mente anche dopo ore. Il titolo evocativo non mi confonde ne' mi fa cambiare idea. Ho immaginato quell'opera con quel nome. Era già decisa.

A quale delle tue opere sei più affezionata? Ti é mai capitato di affezionarti a tal punto ad una tua opera da non volerla più vendere?
Certo, ho tenuto per me una spilla tubetto, un pesce fatto di spille da balia e una spilla in alluminio (in ricordo della mostra futurista su Marinetti per la quale ho creato un centinaio di spille in alluminio o vetro e poi altre, sempre in alluminio, come cadeau per le invitate alla cena futurista dell'accademia italiana della cucina). Sono più propensa ad affezionarmi alle idee che all'oggetto stesso.

Ho avuto la fortuna di vedere la casa che hai realizzato. Un'opera fantastica. Ti va di raccontarci come l'hai realizzata?
Volentieri. Ho usato carta, vernice, legno, polistirolo, resine sintetiche, plastica più comune e molto altro ed ho inciso, scolpito, verniciato, fuso, incollato ecc. Ho creato 6 stanze ammobiliate ed in ognuna delle quali vi sono immagini appese, Poe, I Cure, Theda Bara, Psyco e molti altri.. ognuno messo volutamente in quella stanza. Una micro citazione da cogliere. Al piano terra trovate il bagno con la vasca e poi la camera da letto (mi sono ispirata alla mia, il letto a baldacchino in pizzo nero é la mia passione). Nelle case normali la camera da letto si trova ai piani superiori, ma in questa la normalità deve restare fuori dalla porta, non é invitata. Potete salire le scale e ritrovarvi al 1° piano. Qui ho messo un bagno con tanto di turca e la doccia con gli schizzi di sangue. A fianco si accede alla cucina. All'ultimo piano, accessibile dal secondo bagno tramite una scala a pioli (vi si possono appendere abiti e asciugamani) potete trovare il salotto e lo studio-biblioteca. Non sono assolutamente amante della televisione dunque ho evitato di crearne una. Al suo posto preferisco mettere tanti libri o piuttosto lasciare vuoto.

o penso che tutte le tue opere abbiano un'anima e non siano semplici prodotti artigianali. In ognuna di loro, secondo me, c'è un po' di te. Cosa pensi a riguardo? E' vero. Se all'inizio scrivevo poesie di matrice surrealista e condensavo tutto in inchiostro e parole, in seguito non bastava più.Ora molte mie opere sono la continuazione di concetti poetici che a parole non sarei mai riuscita a trovare. Quest'anno è avvenuto un vero e proprio sblocco, tanto che ho deciso di tentare di mettermi in discussione come artista ed esporre al WGT a Lipsia. Saba diceva che "l'opera d'arte e' sempre una confessione", credo che questi frammenti di me stessa possano piacere o meno. Sono cose troppo particolari... lo comprendo. Non possono piacere a tutti. Questo riassume anche il mio approccio con le persone e il loro nei miei confronti.

Come ti procuri i materiali? Sono materiali di riciclo?
Sono materiali vintage e altri sono di riciclo oppure di uso comune. Se alcune persone si soffermassero ad intuire oppure vedessero i materiali prima della loro trasformazione, credo ne resterebbero colpiti. Sono dell'idea che un materiale ricco ed uno povero possano avere un potere evocativo che esula da quello che sono inizialmente. I materiali li trovo in casa,o guardandomi in giro, a volte li creo miscelandoli. Il bello del creare è che quando vedo un oggetto non lo vedo per quello che è ma riesco già a immaginarlo trasformato. Non quello che è ma ciò che sarà.

Ad ogni opera attribuisci un nome molto evocativo che secondo me è un valore aggiunto per la tua creazione. Come nascono questi nomi? Prima nasce il nome o prima l'oggetto?
Sarò sincera, all'inizio non mi preoccupavo di mettere i titoli perché ho cominciato ad esporre ai mercatini dove ero certa che a pochi sarebbe importato un titolo, pochi l'avrebbero letto facendo una passeggiata domenicale... Ho osservato le opere d'arte. Se voi date un titolo o un nome preciso ad un oggetto diventa l'Oggetto. Non uno qualsiasi. Si stabilisce un legame implicito e invisibile molto forte. L'aver partecipato ad una mostra importante come quella sul Futurismo, mi ha fatto davvero apprezzare la differenza. I nomi sono riferimenti, ricordi, giochi di parole, pensieri, nonsense (adoro Edward Lear ed i suoi limericks) mentre a volte lascio che sia l'umore del momento a decidere tutto. Alle volte il nome porta all'oggetto, talvolta avviene il contrario. Provate ad accomunare una creazione ad una persona. Se chiamate una persona a caso oppure sbagliando il nome non vi risponderà (o se lo farà forse non sarà troppo fine). Un'opera senza un titolo è quasi la stessa cosa (escludendo i voluti "Senza Titolo"). E poi i semplici oggetti di solito restano in un cassetto, le opere d'arte si espongono. Ecco un buon motivo per dare un nome alle opere.

Quanto le esperienze della tua vita influenzano le tue creazioni?
Molto più di quanto io a volte tenti di nascondere.... Ho scritto un book delle mie Utopie correlato di foto per far vedere cosa creo, cosa mi rende felice. Mostrare a chi non lo conosce o a chi già ama le mie Utopie e vuole sempre vederle. Non volevo fosse un catalogo di opere. Ambivo a creare una storia che poi invece di essere per bambini o un semplice racconto, si è rivelata essere la mia. Quello che ho passato lo hanno raccontato le mie opere per me.

Contatti: http://www.facebook.com/utopiartist