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Intervista a cura di Oflorenz

 

James, David, John, Davy: un gotico benvenuto sulle pagine oscure di Rosa Selvaggia
(James M. Jason) Un saluto gotico a tutti i lettori di Rosa Selvaggia...

Iniziammo ad occuparci del vostro progetto sostanzialmente con il primo full lenght “Grim” del 2004, che sancì anche l’esordio del Gothic Multimedia Project come “entità artistica multimediale d’avanguardia” quale è oggigiorno. Ma diteci qualcosa dei veri inizi della creatura Gothic, se non erro correva il lontano 1989, e si era nell’epoca dei demo e dell’esplosione del metal in tutte le sue forme più estreme…
(James M. Jason) In termini musicali, sono nato come tastierista compositore e non performer che aveva l'ardire di suonare death metal usando le tastiere, per giunta non limitandosi agli strumenti classici del genere come le chitarre elettriche bensì abusando di "human voices" e strumenti non propriamente metal come il flauto, il vibrafono, l'organo, le campane, ecc. Il genere musicale, del tutto inedito, che ne scaturì, fu da me denominato death-gloom metal ed è evidente soprattutto nei nostri primissimi demo ed in particolare proprio nel primo, "Into the Gothic Gloom", registrato per l'appunto nel 1989 in cassetta con mezzi che definire amatoriali e artigianali quasi può risultare un eufemismo. All'epoca mi sentivo un fiume in piena quanto ad idee ma un torrente prosciugato quanto a strumenti in mio possesso per tradurre in pratica queste idee. Da una parte ciò era molto frustrante perché non mi permetteva di esprimere compiutamente il sound che io volevo dare alla band. Per esempio avrei voluto ovunque doppie chitarre ed invece mi dovevo quasi sempre accontentare di una linea sola di chitarra. Dall'altra parte, visto in retrospettiva, questa penuria di mezzi era una grande fonte di creatività per il sottoscritto perché mi costringeva ad inventare nuovi espedienti per realizzare i suoni che avevo in mente e, con questi, a creare nuovi accostamenti, all'epoca innovativi come quello tra death/punk metal da una parte e cosmic rock dall'altra, come evidenziato nel demo "... and from Hell Came the Revenge", uscito nel 1993.

James, per quanto entità quali i primi Celtic Frost piuttosto che Paul Chain o i Death SS possano aver costituito per voi fonte d’ispirazione, di certo sin dagli inizi non mancarono nella tua opera elementi di avanguardia e sperimentazione, ed una vena marcatamente “progressive”, se posso utilizzare questo termine. Qual è il vostro background culturale/musicale, e quali scene o generi seguite al giorno d’oggi?
(James M. Jason) Quella che tu definisci giustamente vena "progressive" è il frutto dell'ecletticismo che da sempre costituisce il marchio di fabbrica di casa "Gothic". E a sua volta questo ecletticismo è il prodotto derivato della vastità delle influenze musicali, artistiche e culturali che mi hanno sempre accompagnato in questo mio viaggio tortuoso nel mondo del suono, della parola e dell'immagine. Io mi sento figlio dell'ultima generazione punk, quella dei primi anni '80 e più collusa con il mondo del metal. Solo successivamente sono impattato nella darkwave. Quando ho partorito i primi demo sotto il marchio "Gothic" ero fortemente influenzato da una parte dalla brutalità del primo death/black metal di bands come Celtic Frost e Bathory e dall'altra dalla lezione HC di bands del calibro di Discharge e Indigesti, il tutto filtrato da quelli che all'epoca erano i gruppi più estremi come Napalm Death, Morbid Angel all'estero e Bulldozer, Schizo in Italia. Per quanto possa sembrare strano oggigiorno non ascolto più così tanta musica come allora. E credo, anche in tal modo, di lasciarmi influenzare meno di quanto non facessi venti anni fa. Sono molto più selettivo ma dall'altra parte anche meno settoriale. Se un tempo, pur essendo un tastierista, aborrivo all'ascolto di bands che non avessero una chitarra ritmica "marcata", da molti anni ormai ascolto pochissimo "metal" inteso in senso tradizionale e mainstream ed ascolto musica classica specialmente recente, oscura e d'avanguardia come Penderecki ma anche alcuni maestri come Musorgskij, elettronica di ogni genere , dalla darkwave dei Kirlian Camera al digital hardcore degli Ambassador21, passando attraverso Sopor Aeternus, specialmente quello di "Es Reiten Die Toten so Schnell". Oltre a tutto ciò sono molto interessato alla scoperta di nuovi modi di esprimere in musica le turbe inconfessabili della psiche e l'arcana energia esoterica dell'oscurità che pulsa negli angoli più occultamente remoti del nostro subconscio. Perché se la Follia alla luce del sole non è null'altro che Follia, la stessa, protetta dalle Tenebre, si fa scintilla di Creatività. Ed attualmente trovo che bands come Macelleria Mobile di Mezzanotte e SunnO))) siano quelle che meglio di tutte riescono ad esprimere questi elementi non così tanto distanti tra loro come apparentemente potrebbe sembrare. Come artista multimediale invece non posso fare altro che apprezzare quegli artisti che hanno abbandonato l'unilateralità di una sola forma di espressione artistica ed hanno optato per la strada dell'interdisciplinarietà in primis come Deca e Paolo Catena. Ma l'artista vivente che a mio modesto parere incarna la Genialità in tutta la sua forza visionaria è David Lynch, regista, pittore, fotografo, scultore e grande amante della musica... in poche parole, il maestro degli evocatori dei Demoni interiori che giacciono nel profondo di ognuno di noi.

Si parlava prima di “Grim”, doppio cd che licenziaste nel maggio del 2004 e che includeva anche un cdr con poesie, video ed immagini: cosa vi portò a concepire un’evoluzione del vostro progetto in chiave del tutto multimediale? Ricordo che rimasi colpito da “Grim”, non si trattava infatti del solito concept audio, né tantomeno del solito dvd come tanti altri.
(James M. Jason) Il passaggio da band a progetto multimediale è stato graduale e progressivo, per quanto del tutto istintivo. Già il nostro ultimo demo, "Fleeing the Rainland", doppio cd realizzato nel 2000 riportava un artwork molto particolareggiato. L'ingresso prima di David nel 1997 e poi di John nel 2003 ha segnato una tappa fondamentale in questo senso. David inizialmente esprimeva le mie idee poetiche e musicali a livello grafico e figurativo mentre John sarebbe diventato piano piano la chiave di accesso verso quel mondo informatico, per me prima sconosciuto, che rappresentava il mezzo fondamentale di espressione della mia personale idea di Gesamkunstwerk, ossia di Arte Totale. Sebbene "Grim" non rappresentasse ancora un'opera integralmente multimediale bensì "proto-multimediale", è considerabile come il primo capitolo del Gothic Multimedia Project. Sorto inizialmente come il primo full lenght officiale della band nonchè come primo lavoro, fatta eccezione per il lugubre demo "Cold Winds of Suicide" licenziato nel 1997, che si discostasse dalla nostra passata matrice metal, "Grim" ha visto nei suoi ultimi mesi di gestazione un'improvvisa accelerazione verso una dimensione, per l'appunto, embrionalmente multimediale con la realizzazione di quel tanto discusso cd-r che conteneva, oltre alle poesie costituenti i testi delle canzoni, una presentazione multimediale del progetto Gothic ma soprattutto il video di "Forlorn" nonché le tavole delle illustrazioni in esso "incastonate". Questo video, contenente filmati cui si sovrappongono illustrazioni e il testo scritto della poesia alla base del pezzo, costituì il primo lavoro multimediale del GMP ed insieme il suo atto fondativo, in quanto univa per la prima volta in modo totalmente sincretico, a differenza del classico videoclip, poesia, arte grafica, filmato e ovviamente musica.

(David Bosch) In "Grim" erano già presenti i primi semi di multimedialità e "Forlorn" ne è l'esempio ove nella parte filmata vi sono le incursioni artistiche delle tavole disegnate ed il testo poetico si integra con le inquietanti apparizioni di James. Credo di interpretare le opinioni degli altri membri del GMP dicendo senza dubbio che l'amore per l'Arte nella totalità delle sue espressioni è sempre stata la nostra linea guida. Non riesco ad immaginare il GMP se non come una simbiosi delle varie forme della creatività finalizzate ad un unico risultato artistico.

(John Ruin) Da questo punto di vista, credo che "Grim" sia stato un ottimo esperimento. "Grim" ci ha consentito di capire esattamente in quale direzione volessimo andare. Una cosa è risultata chiara immediatamente dopo il suo rilascio: la relazione tra musica, poesia ed immagini è intrinsecamente parte del discorso artistico sottostante. Di conseguenza, l'adozione di tecniche avanzate di programmazione multimediale è stata una naturale evoluzione di quanto fatto fino al 2004, atta ad "orchestrare" i discorsi artistici "primari".

David, con la tua attività di grafica e la tua passione per la pittura contribuisti in maniera determinante alla trasformazione che vide “Gothic” diventare il “GMP”: al di là delle tua attività di illustratore per le covers del vostro progetto, dimmi qualcosa delle tue passioni artistiche, so che Bruegel il Vecchio è tra i tuoi pittori preferiti, ho appena ammirato alcune sue opere nel corso di una recente visita al Prado di Madrid e ne sono rimasto affascinato…
(David Bosch) Circa questa tua domanda potrei scrivere un libro... Bruegel il Vecchio, il mio omonimo Hieronymus Bosch, ma anche i grandi R. Van der Weyden, R. Campin, Jan Van Eyck, Hugo Van der Goes ed altri sommi maestri fiamminghi sono stati e sono sicuramente tra i miei autori preferiti: lo sono stati perché attraverso di loro ho imparato a "conoscere la pittura" per lo studio delle anatomie, della costruzione prospettica, per la maestria nel colore, la caratterizzazione dei personaggi... Lo sono per la sottile inquietudine che spesso pervade le loro scene di genere perché ancora oggi non ho trovato autori così dediti quasi "maniacalmente" alla cura del particolare, caratteristica che io, dopo un periodo per così dalla pennellata più libera e dal tratto più sciolto, vorrei riacquisire come, con i dovuti limiti, agli inizi della mia esperienza artistica. Particolare inoltre che può fare sorridere, ma per me non trascurabile, è che proprio tra i maestri delle Fiandre si ritrova più frequentemente la pittura su tavola, che il sottoscritto, nelle sue opere figurative, predilige di gran lunga alla tela ! Tengo qui a sottolineare però che l'altro grande amore della mia adolescenza artistica è costituito dalla pittura metafisica del '900 attraverso l'incontro con il più grande dei suoi esponenti: Giorgio de Chirico. Rimasi affascinato dalle architetture inquiete delle sue piazze, dal mistero delle sue scenografie, dalle profondità psicologiche dei suoi non-personaggi. Sogno, presagio, mistero, melanconia, inquietudine, attesa: ecco ciò che mi rapì negli anni della mia giovinezza... e poi avanti, con la scoperta di Carlo Carrà, dalle prime esperienze futuriste all'approdo alla metafisica, l'amore per i giganti del '900 con la pennellata guizzante di Umberto Boccioni, il dinamismo di Giacomo Balla, la polimatericità di Enrico Prampolini, e ancora il freddo mistero di Felice Casorati, i toni quasi monocromi di Giorgio Morandi nel silenzio delle sue nature morte di oggetti, l'enigma dei surrealisti e più in là, fino ad arrivare ai sacchi lacerati e bruciati di Alberto Burri: le ferite dell'esistenza., dell'anima. Qui a Milano, ove vivo attualmente, sono accompagnato con costanza dalla lezione di Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Arturo Tosi, Mario Tozzi, Massimo Campigli, dal tocco di Filippo de Pisis e tanti altri. Ovviamente non vedo l'ora che apra i battenti il museo del '900, che contiene molti loro capolavori. Ma oltre alla mente, un buon pittore per potersi definire tale, deve anche usare il pennello, "possedere il mestiere", come dicono gli addetti ai lavori e quindi nei miei studi non mancano le pennellate dense e pastose e, perchè no, in qualche caso piene di colore di Henri Matisse, l'immediatezza espressiva di Maurice de Vlaminck, la matericità di André Derain e degli amati "Sauves"... Quanto potrei scrivere ancora ? Vincent Van Gogh, Claude Monet, Camille Pizarro, Paul Cezanne, Pier Bonnard, tutti li adoro. Tutti mi hanno insegnato qualcosa: dai toni delicati dei pastelli di Edgard Degas al dinamismo folle di odio di Jackson Pollock, dal segno di Amedeo Modigliani all'informale di Emilio Vedova. Ultimamente, in fatto di mostre, ho visitato quella sul "Chiarismo Lombardo", ammirando le opere di Francesco De Rocchi (la più grande antologica a lui dedicata), Angelo Del Bon, Umberto Lilloni, Renato Birolli, Pio Semeghini, Aligi Sassu e altri. Sono di casa al Museo di Arte Moderna di Via Palestro (Milano), con annesso padiglione di arte contemporanea e nella Casa Museo Boschi-Di Stefano dove, oltre all'amato Enrico Baj è possibile ammirare i lavori di uno dei miei autori preferiti non ancora citati: Mario Sironi. Come vedi, questa tua domanda mi ha particolarmente appassionato...

Il mastodontico “Anti-box” del 2007, oltre a proseguire il discorso multimediale con i suoi 2 Dvds, riprese gran parte dei vostri demo dei primordi regalando agli ascoltatori un panorama pressoché esaustivo dell’evoluzione del progetto Gothic nel corso degli anni. Conservate ancora copia dei mitici demo, oggetto di culto da molti amati tutt’ora, relativi alla vostra attività degli anni ’90?
(James M. Jason) Sì, li conservo tuttora gelosamente in una scatola come un adulto può custodire i balocchi della propria infanzia. Contemporaneamente alla realizzazione dell'"Anti-box", ho curato personalmente la trasposizione di ogni singolo demo da cassetta a cd solo per i membri dei Gothic al solo scopo di preservarli in quanto, con gli anni, la qualità dei nastri originali, già all'epoca scadente, si è ulteriormente deteriorata. Mi preme dire che non solo il passaggio da band a progetto multimediale ma anche la scelta deliberata di cambiare, spesso radicalmente, stile musicale di release in release ci è costata cara in termini di audience e di visibilità. Di lavoro in lavoro abbiamo sempre perduto una fetta di fans, dovendo conquistarne nuove. Quasi frustrante ma del tutto coerente con la promessa che ci fecimo a suo tempo quando fondammo i Gothic, ossia che quando mai ci fossimo ripetuti, avremmo dovuto mettere la parola fine al nostro progetto.

Diteci qualcosa del vostro braccio operativo “Théâtre de la Mort 08”, da quanto ho inteso è divenuta nel tempo una sorta di label indipendente focalizzata al 100% sul GMP, è corretto?
(James M. Jason) Sì, è assolutamente corretto. Si tratta di una realtà nella quale abbiamo investito molto, e non solo in termini finanziari. Ispirato ai principi del Teatro della Morte del geniale commediografo polacco Tadeusz Kantor, nostro inestinguibile punto di riferimento in campo filosofico-teatrale, il "Théâtre de la Mort 08" ci ha consentito una autonomia di movimento nel campo della produzione multimediale per noi inimmaginabile fino a pochi anni fa, permettendoci di autoprodurre le nostre opere, dalla registrazione audio al montaggio video, il tutto nel nostro studio, finalmente completo di ogni software e consolle all'avanguardia nel campo multimediale. Ma il "Théâtre de la Mort 08" in fondo è anche qualcosa di più, come dimostra il manifesto fondativo pubblicato online nel maggio 2007: è un modo di concepire l'Arte come Trinità maledetta composta da suono-musica, immagine-arte grafica e parola-poesia e racchiusa nella disagevole Oscurità claustrofobica di un Teatro Virtuale, Interattivo e Multimediale che intende mettere in scena l'eterna danza macabra dei propri demoni interiori. Perchè riteniamo che l'Arte e così la Musica siano disagio interiore e non per forza debbano essere "piacevoli" e compiacenti nei riguardi del loro fruitore. Siamo lungi dall'essere sadici ma mettere alla prova i fruitori delle nostre opere, metterli il più possibile, giustappunto, a disagio è un primo luogo una sfida a noi stessi. L'opera artistica è un manichino animato dallo spirito del fruitore stesso, e non dal suo autore, che porta in bella mostra sulla schiena il cadavere dell'artista che l'ha creato. I possibili messaggi multipli da essa racchiusi sono raggiungibili solamente attraverso un notevole sforzo di ricerca introspettiva. Il contenuto multimediale delle nostre opere, che risulta ostico a taluni che vorrebbero il solito prodotto ready-made da cui attingerne passivamente i contenuti, diventa così non il punto di partenza, come per molti, bensì l'obiettivo, non sempre a portata di mano, della penosa ricerca intrapresa dal fruitore della nostra opera Questo concetto di opera artistica come ardua e talvolta autoprovocatoria e quindi stimolante ricerca interiore è il fondamento concettuale che sta alla base del "Théâtre de la Mort 08".

Siamo nel maggio 2010, e con “Clam, Dolenter” si realizza quella summa di “futuristica opera totale” che il GMP coltiva ormai dagli inizi del decennio. Acclusa a questo servizio i nostri lettori troveranno una mia recensione - che vorrebbe essere esaustiva - del disco. Ma data la complessità del lavoro, sono certo vorrete approfittarne per aggiungere qualcosa di interessante a proposito di “Clam, Dolenter”.
(James M. Jason) "Clam, Dolenter" è la prima opera integralmente multimediale nel senso sincretico del termine. Ed è nello stesso tempo molto di più... è un viaggio morboso, pervasamente inquietante dentro il proprio sub-conscio, a stretto contatto con le proprie paure e con i propri segreti non confessabili. Sarebbe un grande errore considerarlo come un album in cui dovere seguire un percorso prestabilito e dovere vedere a tutti i costi tutto quanto ivi compreso a livello di offerta musicale e artistica. Questo è proprio quanto abbiamo voluto evitare. Non esiste una tracklist e non esiste una qualsivoglia "durata" dell'opera... dipende tutto dalla propria capacità e volontà di esplorazione/introspezione. Un unico avvertimento: il palazzo che è il luogo virtuale e anche metafisico di "Clam, Dolenter" sembra abbandonato ma in realtà non lo è affatto... Come musicista, il cambiamento di soundtrack da piano a piano, con la musica che lascia sempre più spazio al rumorismo man mano che ci si eleva di piano ha un significato ben preciso che mi fa piacere rivelare ai lettori di Rosa Selvaggia: se per un musicista, in termini canonici, il rumore è il Male, vuole dire che il Male sta in Alto e non in Basso come si sarebbe portati a credere. Del resto, già in "Grim" dicevamo che "la Morte è sulle colline"... a buon intenditore, poche parole...

(David Bosch) "Clam, Dolenter" non è solo ciò che sembra poichè occorre anche indagare i simboli, i segni, gli enigmi nascosti che non appaiono ne' alla prima ne' alla seconda volta che si esplora l'opera senza penetrarvi troppo. Vi è una verità oscura, un significato esoterico per iniziati. Per ciò che mi riguarda colgo l'occasione per ricordare che ogni tavola, ogni scultura, ogni collage e assemblaggio rappresenta un pezzo unico, realizzato, a mano, solo per quest'opera e mai più replicato, concepito unicamente per fare parte del Tutto di "Clam, Dolenter".

(John Ruin) Credo che "Clam, Dolenter" vada assaporato nel delicato equilibrio di relazioni tra i diversi messaggi che si possono trovare interagendo con esso. Mi piace porre l'attenzione sul fatto che l'esperienza interattiva di Clam, Dolenter si articola indifferentemente su due dimensioni, il tempo e lo spazio. Queste dimensioni sono fondamentalmente interconnesse. I messaggi musicale e visivo si compenetrano nel momento in cui ci si sposta in aree diverse dell'"edificio", ed è possibile che varie parti di tali messaggi siano collegate anche a diverse distanze di aree o minuti.

Ed ora una domanda tecnica per John Ruin, se non erro il vostro esperto di “programming”, sul concepimento di “Clam, Dolenter”: che tipo di software ed attrezzatura sono necessari per completare un lavoro multi-mediale di questo genere?
(John Ruin) La realizzazione di "Clam, Dolenter" è stata molto complessa. Ho una certa esperienza in questioni "informatiche", e posso affermare senza paura di essere smentito che "Clam, Dolenter" rappresenta un progetto di difficile realizzazione, a cui diverse persone hanno partecipato per raggiungere il risultato che potrete vedere. Dal punto di vista tecnico, sono necessari "solo" alcuni personal computer con le più moderne attrezzature per realizzazioni grafiche e software di programmazione orientati alla grafica. Tuttavia, quello che rende speciale "Clam, Dolenter" è l'uso particolarmente "deviato" ed insolito di tali tecniche di programmazione, che lo rendono un gioiello unico nel panorama contemporaneo.

Sono un discreto appassionato di arte moderna e contemporanea, e so che state presentando “Clam, Dolenter” presso alcune rassegne artistiche in Italia ed all’estero. Quale canale di distribuzione avete pensato per un’opera come questa, assolutamente fuori dagli schemi dell’odierna industria musicale?
(James M. Jason) Gli spazi di distribuzione per un'opera così avanguardistica, che qualche curatore di festival ha voluto, non erroneamente, definire "mixed media", si sono rivelati ancor più ristretti di quanto non avessimo pensato, complice anche la mia tendenziale propensione a sopravvalutare l'apertura mentale delle persone che si occupano di promozione in campo musicale e più in generale artistico. Spesse volte, dietro vani proclami di disinteressata "promozione di opere d'avanguardia" abbiamo trovato squallidi personaggi più dediti a riempire il proprio portafogli e a cercare il "business" del momento piuttosto che seri amanti di una musica e di un'arte che potessero andare oltre "le colonne d'Ercole" delle regole del marketing di cui l'industria musicale ma anche artistica sembra ahimé essere prigioniera. Stiamo comunque promuovendo "Clam, Dolenter" attraverso diversi festival internazionali di video-arte. Abbiamo programmato un mini-tour mondiale che passando attraverso Bulgaria, Olanda, Inghilterra, Cina, Canada, Stati Uniti e Australia avrà sicuramente il suo momento più importante al Sonar Festival dell'anno prossimo, a Barcellona. In Italia è fresca la notizia che ci vede ammessi alle proiezioni finali del Scientist Video Festival che si terrà a Ferrara i prossimi 8-9-10 ottobre e a cui parteciperemo di persona: una grande soddisfazione ed il primo piccolo riconoscimento del nostro duro lavoro di ben sei anni ! Speriamo di potere essere presenti in Italia in occasione di un altro evento culturale nel corso dell'anno venturo. Quanto alla distribuzione vera e propria, le nostre opere sono acquistabili on-line attraverso il nostro sito http://www.gothicdimension.com/3/, attraverso il distributore americano CDBaby e, per chi si aggirasse nei dintorni del centro storico di Genova, direttamente dal negozio "Comics Parade" in Vico dei Garibaldi.

(David Bosch) Tenteremo di proporci a qualche galleria d'arte contemporanea in grado di organizzare una nostra idea di installazione e con essa, una "personale" in quanto concepiamo "Clam, Dolenter" come una vera e propria opera di arte contemporanea. Non sarà facile, data la proverbiale chiusura degli ambienti legati all'arte e al mondo delle gallerie...

RS Genova è una città che negli anni è stata prodiga di valide proposte musicali in campo oscuro a 360 gradi, si pensi alle bands dark-prog della Black Widow quali Il Segno del Comando e Malombra, per giungere ai contemporanei Ianva ed Egida Aurea, riconducibili alla cosiddetta area neo-folk seppur artisticamente non confinabili in tale perimetro. Pensate che tra il pubblico di queste scene si possano celare potenziali estimatori per il GMP, oppure vi sentite al di fuori della scena cosiddetta “gotica”?
(David Bosch) Personalmente mi sento dentro e fuori dalla scena "gotica". Dentro perché ovviamente il mio modo di vedere le cose, la visione della vita e la sua poetica possono essere ricondotte nel cd. "cultura gotica". Fuori perché penso che "Clam, Dolenter" e con esso il GMP, non possano essere chiusi in un perimetro ben definito. Entrambi sono qualcosa di più: arte, poesia, musica ma anche teatro e filosofia, mistero e attesa, enigma e oscurità... Credo comunque che tra il pubblico di cui ha parlato tu, vi siano potenzialmente persone con un sentire simile al nostro. Pertanto presumo e spero di trovarvi un buon numero di estimatori.

(John Ruin) Dopo aver lavorato oltre 5 anni alla realizzazione di "Clam, Dolenter" sul lato multimediale, non credo di voler catalogare questa opera in facili categorie da etichetta. La ritengo un'opera di non banale contenuto, vagamente aristocratica, ma anche estremamente godibile se si ha la voglia di lasciarsi andare e di assaporare, "ruminare" i messaggi e le esperienze che la accompagnano.

(James M. Jason) Una band old-school HC della mia città una volta cantava, o meglio urlava: "il senso di non appartenenza domina la mia esistenza"... Credo di interpretare il comune sentire dei membri del GMP quando dico che il nostro sfrenato individualismo, talvolta con venature di misantropia, ci fa rifuggire dal far parte di qualsivoglia scena... poi, quando qualcuna di queste scene si ammanta di una pseudo "estetica politica", ciò me ne fa ancor più allontanare. Detto ciò, la mia anima è Gotica e tinta di "profondo Nero" ed è innegabile che solo chi ama l'Oscurità può apprezzare il nostro modo di essere e di fare arte "dentro e per le Tenebre che celiamo in noi". Tuttavia l'apertura mentale al nuovo, al diverso, al bizzarro, la capacità di apprezzare un'opera artistica o musicale per quello che è e non per quello che può dare sono trasversali a tutte le sottoculture dark, metal, punk e avant.... quindi non vogliamo precludere a nessuno l'approccio alle nostre opere. Gli unici requisiti sono un'anima goticamente sognante e un grande desiderio di mettersi liberamente in gioco, senza preclusioni, dinanzi a qualcosa di cui non si conoscono ne' i connotati ne' i confini.

Ragazzi, un grazie da parte mia e dello staff di RS per la vostra disponibilità.
(James M. Jason) A nome del Gothic Multimedia Project ti ringraziamo per la possibilità che ci hai offerto qui di spiegare chi siamo, cosa facciamo e perché lo facciamo. Un grosso in bocca al lupo per chi vorrà cimentarsi con "Clam, Dolenter" o con qualsiasi altra nostra opera multimediale.

Un mio doveroso ringraziamento va anche a James M. Jason per il consistente materiale fornitomi negli anni, che mi ha permesso di venire a conoscenza del suo progetto e di diventarne nel tempo fan ed estimatore.

Siti web:
http://www.gothicdimension.com/3/
http://www.myspace.com/tdlm08

(Oflorenz/ www.myspace.com/oflorenz )

GOTHIC MULTIMEDIA PROJECT
"Clam, Dolenter"

DVD/Interactive Multimedia Software (Théâtre de la Mort 08)

Il progetto genovese di James M.Jason, che come forse ricorderete già ospitammo sulle nostre pagine in più di un'occasione (parlammo per la precisione del doppio "Grim" e dell'antologico quadruplo "Antibox") pone con "Clam,Dolenter" un tassello destinato a lasciare una traccia indelebile in ambito artistico/musicale oscuro. Penso che non ci sia occasione in cui l'appassionato e il recensore di musica in questi ultimi anni non finiscano per interrogarsi sull'originalità delle uscite discografiche, anche delle più brillanti. Ebbene, il GMP finalmente concepisce un progetto che a mia memoria non ha precedenti: un disco le cui 26 tracce sono costituite da brani multimediali accompagnati da video e visuals parte dei quali interattivi e su più livelli (a voi la bravura e la fortuna di scoprirli per intero!), il tutto sotto forma di esplorazione di un'antica ed abbandonata "villa dell'orrore". Il DVD, prodotto da Théâtre de la Mort 08 ( http://www.myspace.com/TdlM08 ), contiene infatti un software compatibile con tutti gli odierni sistemi Windows, Apple e Linux, che una volta inserito nel lettore vi svela - passo dopo passo - i 5 terrificanti ambienti della villa: la Cantina, il Piano Terra, il Primo ed il Secondo piano, e per chi sarà così bravo da accedervi, la Soffitta. Il percorso nei meandri di questa casa misteriosa rappresenta un ideale viaggio nel proprio subconscio e nelle proprie paure, e se volete un piccolo assaggio di cosa vi attende con "Clam, Dolenter" vi consiglio di visitare il sito ufficiale del progetto: www.gothicdimension.com. Leggete le istruzioni del booklet prima di intraprendere il vostro percorso nella villa: avrete degli utili consigli di navigazione, oltre ad una presentazione del filo conduttore concettuale e musicale di ognuno dei cinque tetri ed affascinanti ambienti che vi attendono al varco. Il resto, lo vedrete, verrà da sé, e vi sorprenderete nel ritrovarvi ben presto perduti nelle spirali di questo mondo virtuale ed a tratti talmente coinvolgente da sembrare reale. A proposito di aspetto musicale dell'opera, Gothic come da tradizione non rientra in alcun genere predefinito, preferendo altresì esplorare la materia oscura a 360 gradi. Elettronica, avanguardia, atmosfere doom, spirito black e sperimentazione estrema si fondono in un mosaico sorprendente e multiforme, mettendo alla prova l'apertura mentale di ogni ascoltatore di musica che si rispetti. "Clam, Dolenter" in definitiva risulta come l'opera più drasticamente avanguardistica e "futuristica" che ci sia capitata in questo ultimo lustro e oltre, un lavoro multi-livello dall'approccio senza dubbio complesso che saprà ritagliarsi il suo spazio ben al di fuori del circuito prettamente musicale: sarà infatti presentato presso alcune rassegne trattanti video-arte ed installazioni multi-mediali, alcune anche al di fuori del nostro paese. Non temete di affrontare questo viaggio, e preparatevi ad approcciarvi ad un'esperienza quanto mai intrigante e cerebrale. Gothic Multimedia Project è formato da James M. Jason, David Bosch e John Ruin, e questo suo ultimo parto é semplicemente geniale.
(Oflorenz)