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Il Punk non è morto

Testo di Gabrydark
Selezione foto dell'articolo Giancarlo Donatini


TITOLO MOSTRA
“PUNK, L’ULTIMA RIVOLUZIONE”

PERIODO APERTURA:
dal 27 Ottobre al 4 Dicembre 2011

ORARIO DI APERTURA MOSTRA

Ma-Sab dalle 10-13 e dalle 16-21.30

SEDE ESPOSITIVA

ONO ARTE CONTEMPORANEA

via Santa Margherita, 10 – 40123 Bologna


tel/fax +39 051.262465 www.onoarte.com

skype: ono.arte.contemporanea

 

Con un po’ di nostalgia per gli anni che sono stati e più non ci saranno e la voglia di ritrovarne qualche lacerto giovedì 27 Ottobre 2011 alle ore 18 ci rechiamo a Bologna alla mostra “Punk, l’Ultima Rivoluzione” ideata, realizzata e promossa nel raffinato, elegante spazio di ONO Arte Contemporanea, con la collaborazione di Baggins Book Bazaar e Andrew Wade gestore del sito www.only-anarchists.co.uk.

Entriamo nell’area lounge della galleria e subito ci dà il benvenuto un manichino su cui in bella mostra c’è una giacca con la stampa della bandiera inglese,la ormai famosissima T-shirt con il volto della regina Elisabetta sezionato da strisce nere; cintura borchiata , spille da balia e cerniere completano l’abbigliamento di un perfetto punk made in England. Lo sguardo gira immediatamente sulle foto esposte nella prima sezione della mostra : protagonisti assoluti sono Malcom Mc Laren, Vivienne Westwood e il negozio al 430 di King’s Road,Sex, nel quale dal 1977all’80 artisti, musicisti, creativi e grafici si ritrovarono dando vita al Punk, movimento socio-culturale dalla breve, ma esplosiva vita .

Molteplici sono i punti di vista sul Punk: alcuni che vi parteciparono l’hanno in seguito rinnegato, altri lo considerarono una sorta di trampolino di lancio per la loro creatività, altri lo giudicarono una furba manovra musicale in un periodo di stanchezza del Beat e del Flower power, altri ancora oggi vivono nel mito di quel periodo, come John Tiberi, fotografo e protagonista del movimento.

La versione di Tiberi è quella che più ci affascina e più ci convince: per lui si è trattato di un movimento in qualche modo rivoluzionario di cui allora non si capì la portata. Dalle foto che ritraggono i frequentatori di Sex, appare chiara l’ avversione del Punk nei confronti delle regole moralistiche, l’esasperazione per il grigiore di una società che offriva come valori il consumismo, l’accumulo di denaro. Si sprigiona da esse una sfrontatezza, una libertà di atteggiamenti, di adesione ad una simbolica sessualità sfrenata, feticista ,scandalosa di cui non vergognarsi. Tutto ciò non nasceva per caso ma dava alimento alla costruzione di nuove regole, che avrebbero dovuto sostituire le vecchie. I Sex Pistols lo fecero in maniera diretta con la loro musica viscerale, talvolta rozza, ma arrabbiata ed intensa, che rigettava il romanticume ormai ripetitivo e svuotato di ogni significato della musica precedente. Molte foto in bianco e nero acuiscono i tratti allucinati e contorti di Sid Vicius, di Johnny Rotten, di Steve Jones, Paul Cook, Glen Matlok e del loro entourage. Manipolati, distrutti dalla droga dall’alcol, ma comunque vivi, fantastici Sex Pistols, ma fantastico Mc Laren che li creò, fantastica Westwood, che li vestì, fantastica, spudorata Shila, musa del Sex, fotografata mentre passeggia con la gonna trasparente e senza mutandine, per una strada di Londra!

La mostra prosegue con una sezione dedicata alla Regina Elisabetta II e al Giubileo d’Argento del 1977. Fu in quell’occasione che i Sex Pistols fecero uscire la canzone “God save the Queen”, percepita come un attacco alla regina e per questo cancellata dai programmi televisivi. Dopo il famoso concerto sul Tamigi in seguito al quale vennero arrestati, finisce il momento d’oro della band. Infatti odi ,rancori, morti come quella violenta di Nancy, fidanzata di Sid Vicius e infine di lui stesso, chiusero per sempre il loro capitolo.

Un’altra sezione è dedicata alla lady di ferro, Margaret Thatcher. Non per caso queste due donne furono il simbolo di quella società contro cui si scagliarono i Punk :ai Sex Pistols si affiancarono altri gruppi validissimi come Siouxsie e i Banshees, i Clash , Adam and The Ants e il punk americano contribuiva con i Ramones, New York Dolls , Blondie, Lou Reed . Questo è il nucleo più numeroso di foto che si possono ammirare in originale alla mostra. Tutti molto belli, il bianco nero imperante, sono gli scatti di fotografi di fama internazionale: John Tiberi, David Corio, Bob Gruen, William English, Berry Plummer, Michael Putland, Eileen Polk, Paul Zone, Phil Grey,. Le foto mostrano non solo gli artisti in scena durante i loro live, ma anche i momenti più intimi cercando di scoprirne il lato privato di sottolineare il contributo che ognuno di loro ha dato al punk, attraverso il modo di vivere, la cultura , la mod , il cinema, la letteratura. In tal senso molto emozionante anche la visione di un video in cui appaiono film dell’epoca ,eventi significativi, personaggi ed ancora musica, perché comunque essa è stato il veicolo principale attraverso cui il punk si esprimeva e la cui memoria appare salda ancora oggi.

E il punk a Bologna? C’era , come testimoniano le foto di Oderso Rubini, fotografie uniche che riprendono il concerto dei Clash in piazza Maggiore il 1° giugno del 1980, organizzato dal Comune Di Bologna .

Oltre alla nostalgia iniziale s’insinua in noi visitatori dai capelli metaforicamente grigi una sorta di malinconia per quella che è stata e forse sarà ormai l’ultima rivoluzione e una sottile invidia per chi ne fu protagonista.