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RITA TEKEYAN




Intervista e foto by Nikita


Rita Tekeyan è una cantante dall'immensa bravura che grazie alla sua voce toccante e intensa riesce a far provare grandi emozioni all'ascoltatore. La sua anima così sensibile si coglie tra le parole dei suoi testi che raccontano la sua infanzia vissuta in Libano durante la guerra. Parole che testimoniano la guerra e ne denuciano la violenza. Ci troviamo di fronte ad un'artista vera con un futuro molto promettente. Noi di Rosa Selvaggia siamo stati rapiti dalla sua bravura e la sua anima ci ha toccato il cuore tant'è che abbiamo deciso di accoglierla con grande onore nella nostra famiglia. Se volete provare forti emozioni e assistere ad un concerto che lascerà il segno vi invitiamo il 31 gennaio al TNT a Milano ad assistere alla performance di Rita Tekeyan.

Ciao Rita benvenuta su RS. Inizio l'intervista chiedendoti di raccontarci come hai iniziato a suonare e quali esperienze musicali hai alle spalle.
Ciao, innanzitutto vi ringrazio per questa intervista.
Come ho iniziato a suonare... una domanda non così facile, Diciamo che provengo da una famiglia che apprezza la musica e l'arte; uno zio batterista che ha vissuto per 10 anni in Norvegia dove era leader di una band che portava in giro a suonare dal vivo in diversi locali e alberghi. Lui è stato una figura importante perché ci ha indirizzato nel mondo della musica.
Mio padre, amante di pittura, teatro e sceneggiatura, cantava nel coro armeno canti liturgici e, da quando avevo 3 anni, mi ricordo che quella musica faceva parte di me.
Sono cresciuta con un mix di musiche quella armena tradizionale, la musica araba e mediorientale, la musica francese e ovviamente la musica americana / inglese internazionale. Ho iniziato a prendere lezioni di tastiera e poi lezioni di pianoforte e dopo mi sono iscritta al conservatorio nazionale libanese dove ho studiato pianoforte e canto lirico. Ho cantato anch'io, per qualche anno, nel coro armeno con voce soprano. Da adolescente mi sono avvicinata alle opere di Baudelaire che, all'epoca, non pensavo che sarebbe diventato un amore che mi avrebbe accompagnato per tanti anni. In Università (ho frequentato l'Università Americana di Beirut dove ho studiato Architettura) ho fatto parte del music club e durante diverse occasioni e festival ho cantato insieme alla band del music club.
L'Architettura mi ha insegnato il pensiero concettuale e astratto e la poetica degli spazi facendo maturare in me una grande passione quella di ammirare e osservare la natura identificandola in un mondo di sogni e bellezza infinita.
Quando mi sono trasferita in Italia ho iniziato a cantare in una band i classici del Rock. Dopo di che ho deciso di formare una mia band e così ho cercato dei musicisti. Ho cambiato diverse formazioni con le quali ho suonato dal vivo.
Tra le ultime formazioni ci sono stati i PHA - Post Hypnotic Amnesia con i quali ho suonato Nu metal, industrial, rock e ho arrangiato i primi pezzi inediti. Dopo PHA ho iniziato a sperimentare con la mia musica, a registrare a casa diverse tracce di voce e suoni di piano, ed è proprio durante questo periodo che la mia musica ha iniziato ad avere un suo percorso.

La tua musica è molto ricercata, soprattutto per i tuoi testi contro la guerra. Vuoi raccontarci da quali esperienze nascono i tuoi testi?
Non è stata programmata, io non avrei mai pensato di scrivere canzoni. Nel 2005, quando a Beirut ci sono stati numerosi attentati e bombardamenti e hanno ucciso tante persone innocenti, per la prima volta, vivendo la guerra civile da lontano, ho provato tanta rabbia nei confronti di una guerra maledetta che nessuno vuole. Vedere i luoghi della mia infanzia ancora una volta ridotti in cenere mi ha riempito il cuore di dolore immenso e ho scritto un testo disperato che descriveva la mia rabbia, mi sentivo incapace di cambiare i fatti e l'unica cosa che potevo fare era assistere da distanza. Al testo ho dato musica, e cosi è nata Manifesto Anti-war (devo dire che la versione che si trova online è molto diversa rispetto alla versione del 2005, il pezzo ha subito un evoluzione e mi piace di più cosi).

Hai vissuto 20 anni di guerra in Libano. Quali erano i tuoi sentimenti durante quei momenti drammatici?
Sono nata nella guerra, e ho vissuto tutta la mia vita in Libano nella guerra, con ovviamente momenti di pace, per me la guerra era la normalità, non capivo il perché ma era cosi. I ricordi della mia infanzia mi riportano negli scantinati dove ci nascondevamo durante i bombardamenti e dove aspettavamo la parola magica in radio 'il cessate fuoco' , per ritornare alla nostra vita di tutti i giorni. "Nora's tree" racconta tutto questo. Questo brano descrive molto bene come l'uomo si adatta a tutto e come la guerra ha cambiato i libanesi e come la vita è cambiata negli anni '80 e negli anni '90. Quando ti trovi coinvolti in quella situazione drammatica non ci pensi vuoi solo sopravvivere. Ma noi eravamo bambini, non avevamo nemmeno quell'istinto, per noi gli scantinati erano anche luoghi di gioco, gioco di carte e altri mille giochi che ci inventavamo per far passare il tempo. Le viuzze di Beirut erano strette, i marciapiedi e le vetrine dei negozi venivano protetti da sacchi di sabbia e da blocchi di cemento in modo da proteggerli dalle schegge delle bombe, quei sacchi di sabbia per noi bambini erano montagne su cui arrampicarsi. Ho iniziato a pensare alla guerra solo da quando vivo in Italia, e mi stupisco ancora come tutte le persone che vivono nelle guerre, specialmente genitori che hanno figli, con che forza vanno avanti, combattono ogni giorno, con la speranza che 'domani la guerra finirà'. Tante delle mie canzoni raccontano dei dettagli di guerra. Raccontano la guerra vissuta dalla gente comune, quella che la radio e la tv non conosce. Parlo di storie che non fanno notizie ma che raccontano tanto di una vita diversa.
La guerra non è solo case distrutte, sangue e morti, c'è tanta vita che si nasconde in mezzo, un tessuto sociale che cerca di emergere e di rinascere. L'elettricità, l'acqua, il pane, le infrastrutture, tutti temi che insegnano molto e che spesso si danno per scontati, ma nella guerra si impara a vivere ecosostenibili e ad accontentarsi di quello che c'è, anche se ripeto, i libanesi sono riusciti ad avere tutti i comfort negli anni '90 nonostante la guerra. Si impara adattarsi e a trovare soluzioni, si sopravvive. Il mio ricordo della guerra è quello di una bambina. Io racconto la guerra tramite gli occhi di una bambina, tutto è amplificato e nello stesso tempo, ha un sapore di un sogno effimero, pezzi di memoria ricostruiti nella mia mente, un po' come la reminiscenza di Marcel Proust, alcuni odori, sapori mi riportano in un'altra dimensione spazio temporale, cerco di ricreare nella musica, nella dimensione delle parole e suoni, un passato lontano, un ricordo che a volte trova un blocco un'amnesia, perché le voglio dimenticare ma altre volte affiorano e mi tormentano ancora.
È impossibile dare un ordine logico agli eventi, tutto è ricostruito in un nuovo ordine, e il linguaggio a volte rimane primitivo e istintivo , esattamente come sarebbe lo spirito di una bambina, semplice e immediato. Anche l'uso del piano minimal, ossessivo e ripetitivo l'ho scelto per lasciare l'essenziale della musica, e il messaggio può essere più immediato.

Hai origini armene, ti senti più libanese o armena?
È una domanda molto difficile, ho il sangue armeno e il sangue è sangue. Discendo da famiglie armene: mio padre Tekeyan e mia madre Sinanian. Purtroppo non posso ricostruire il mio albero genealogico anche se è una cosa che mi interessa ricercare. Sono molto attaccata alle mie radici e molto orgogliosa della mia provenienza ma per ora non sono mai stata in Armenia e vorrei andarci appena possibile. Sono nata in Libano, la terra dove sono cresciuta e che tengo nel mio cuore. È difficile dire… Io sono la figlia del mondo. Adesso mi trovo in Italia, sono 10 anni che vivo qui e un po' mi sento anche Italiana, ma non so domani dove sarò. Ho un mix di culture dentro di me che mi crea anche tanta confusione e mi rende difficile collocarmi in questo mondo.

I tuoi testi raccontano anche del genocidio armeno avvenuto circa un secolo fa per mano dei turchi. Un avvenimento purtroppo poco conosciuto ma alquanto feroce (circa 1.500.000 uccise).Tuo nonno ha scritto un libro a riguardo. Vuoi parlarcene?
Sì, mio nonno era un adolescente in quel periodo, e quando il genocidio armeno è iniziato ha dovuto lasciare la sua famiglia e scappare verso la Siria, come dice 'yes kou aperet' la poesia in armeno di mio nonno alla quale ho dato musica e voce. Mio nonno è scappato a piedi nudi, sua madre e il fratellino, insieme a una zia, sono stati deportati con delle carovane verso il deserto, mentre suo padre per non farsi catturare e ammazzare dai turchi ha bevuto un veleno e si è tolto la vita. La madre e il fratellino di mio nonno, insieme ad altri armeni nelle carovane, sono sopravvissuti e hanno raccontato la loro storia. Mio nonno ha raccolto tanti racconti e testimonianze delle persone sopravvissute e ha pubblicato il suo libro "La Tragedia degli armeni di Behesni 1914-1918". Il suo libro è stato pubblicato nel 1956 a Beirut in poche copie e io ho in progetto di tradurlo in inglese e magari anche in italiano in modo da poterlo condividere con il mondo in quanto gioiello prezioso e raro in via di estinzione. Il libro si conclude con le bellissime poesie scritte da mio nonno paterno Avedis Tekeyan ( è stato uno scrittore e un fotografo) con tanta amarezza nel suo cuore. Per noi tutti armeni è molto triste e doloroso sapere che il Genocidio Armeno nonostante un milione e mezzo di vittime non sia ancora riconosciuto, dopo quasi 100 anni.Nel 2015 saranno 100 anni.

Il 31 gennaio, parteciperai al nostro evento al TNT club, vuoi dirci cosa ci proporrai durante il concerto e quali sono le tue aspettative?
Proporrò una performance che vedrà me alla voce e piano e un ospite molto speciale al basso, Fabio Degiorgi bassista della grande band Vidi Aquam. Insieme suoneremo alcuni dei miei pezzi, tra i quali Green Line, uno dei pezzi chiave del mio progetto. Per "Green Line" si intendeva la zona verde che divideva Beirut nella parte Est ed Ovest, e il pezzo racconta la storia di una donna, una madre molto coraggiosa. Poi faremo "Weight of Pain, Deep Dark Well, Yes kou aperet", questultima cantata in armeno. "Manifesto Anti-war" che è la mia prima canzone, "Devil's Ob" e suoneremo anche la mia versione di "Paint it black", che è appena uscita in Italia nel doppio album Stoned Town, prodotto da Martiné Records e dedicato ai 50 anni dei Rolling Stones. Proporrò una performance dove il piano è decisamente minimal, dove il silenzio e i sussurri sono importanti quanto le urla, le grida e la disperazione. Le mie aspettative sono raggiungere il cuore delle persone, far arrivar loro il mio messaggio, la mia rabbia contro la guerra, raccontargli la mia storia e trasmettergli tutta la mia passione per la musica, per l'arte, per la bellezza, sperando di donare inspirazione e magia.

Una curiosità futile, in Libano ci sono band o artisti che si possono definire alternativi?
Certamente, ci sono tanti band metal, rock, underground, specialmente la generazione del dopo guerra la mia generazione, e anche adesso, sono molto internazionali in questo senso.

Quali sono i tuoi ascolti e le tue letture?
I miei ascolti variano, un melting pot di diverse culture dalla musica rock, metal, Nu metal, dark, experimental, industrial, musica tradizionale armena, musica mediorientale, sono stata influenzata dalla musica degli anni '70 e loro spirito molto ribelle, anche influenzata da tanti artisti che mi hanno dato molto: Janis Joplin, Pink Floyd, The Doors, Led Zeppelin, Black Sabbath, Rolling Stones, David Bowie, Einsturzende Neubauten, Bauhaus, The Cure, Joy Division, Siouxsie, Demetrio Stratos, Diamanda Galàs, senza dimenticare i System of Down e Serj Tankian, armeni anche loro, Marilyn Manson, Rammstein, Metallica, Guns n roses, Muse… Musica classica, la musica di Stravinsky, Sayat Nova, Oum Kalthoum …
Le mie letture, amo i libri sui misteri, sui luoghi antichi, amo leggere molto anche poesie francesi, amo Baudelaire (Les Fleurs du Mal - Le Spleen de Paris), Verlaine (La bonne chanson Jadis et naguère Parallèlement - Sagesse Amour Bonheur - Fetes galante Romances sans paroles), mi piace anche Jean Jacques Rousseaux e tutto quello che insegna riguardo l'uomo, la società e la natura, la filosofia di Michel Foucault, la psicanalisi di Sigmund Freud, l'anti psichiatrismo di Rudolph Laing, Sylvia Plath. Leggo anche sul Surrealismo, il movimento del Bauhaus, Decostruttivismo, alla fine leggo tutto ciò che mi ispira. Anche le biografie mi interessano molto infatti ultimamente sto leggendo un libro sulla vita del grande Filippo Tommaso Marinetti e la sua rivoluzione futuristica …

Cosa hai in progetto per il futuro?
Tanti progetti per il futuro. Sto lavorando sui miei pezzi e spero di pubblicare presto il mio disco ufficiale. Per questo lavoro sono molto felice e onorata di essere stata accolta nella famiglia Rosa Selvaggia. Voglio far conoscere la mia musica al mondo e portare la mia performance live, in diversi festival e locali.

Ti ringraziamo per l'intervista, ci vediamo al TNT!
Grazie a voi per avermi ascoltata. A prestissimo. Rita

Sito web: http://www.rosaselvaggia.com/ritatekeyan.htm

 

RITA TEKEYAN

ENGLISH VERSION


Interview and photos by Nikita


Rita Tekeyan is a very talented vocalist/songwriter, with her touching and intense voice she moves the listener with great emotions. Her very sensible soul is captured through her lyrics which narrate her childhood lived in Lebanon during the war. Words which witness the war and condemn its violence.
We are in front of a real artist with a very promising future. We, from Rosa Selvaggia have been totally captivated by her talent and her soul has touched our heart, to the point that we have decided to welcome her with great honor in our family. If you want to feel strong emotions and attend a live show which will leave a sign, we invite you the 31st of January at TNT Milan to watch the performance of Rita Tekeyan.

Hello Rita, welcome on RS. I start the interview asking you to tell us how did you start to play music and what are your musical experiences?
Hello, first of all, I would like to thank you for this interview.
How did I start to play music … this is not an easy question. Let’s say that I come from a family which appreciates music and art; an uncle drummer who lived for 10 years in Norway where he was the leader of a band, touring and playing live shows in pubs and hotels. He has been an important figure for us, because he guided us in the world of music.
My father, a passionate of painting, theater and scenario, he used to sing in the Armenian choir, liturgical songs, since I was 3 years, I remember that music was part of me.
I am grown up with a mix of music, Armenian traditional music, Arabic and middle eastern music, French music, and obviously American/English international music. I have started taking keyboard lessons and then I moved to piano, after that I went to the Lebanese national conservatory where I have studied piano and singing. I also sang for some years in the Armenian choir with soprano voice. As a teenager, I have been fascinated by the works of Baudelaire, at that time, I didn’t know that it was about a passion which would have accompanied me for long years. At University (I have studied Architecture at the American University of Beirut) I was part of the music club band and during different occasions and festivals, I have performed live together with the band.
Architecture taught me the conceptual and abstract thinking, the poetics of space, maturing in me, my great passion, that of observing and admiring nature, identifying it with a world of dreams and infinite beauty.
When I moved to Italy, I started singing in a band, classic rock covers. Later on, I have decided to form my own band and I have started searching for musicians. I have played live with different line ups.
Among the latest line ups, there were the PHA – Post Hypnotic Amnesia with whom I have played Nu metal, industrial, rock and we have worked on my first original songs. After PHA, I have started experimenting my music, recording at home, multi tracks of voice and piano, and it was exactly during this period that my music has finally found its own path.

Your music is very sophisticated, especially for your lyrics against war. Can you tell us, of which experiences your lyrics are born?
This was not planned, I have never thought to write songs. In 2005, when in Beirut, there were several bomb attacks and explosions, and lot of innocent people were killed, for the first time, living the civil war at a distance, I have felt a huge rage and anger against a damned war that no one wants. Watching my childhood places, another time reduced to ashes, filled my heart with immense pain, and I wrote a desperate text which described my anger, I have felt unable to change the facts and the only thing that I could do was to watch at a distance. To the text I gave music, and this is how Manifesto Anti-war was born (The version online is very different from the one I composed in 2005, the song had an evolution and I prefer it this way).

You have lived 20 years of war in Lebanon. What were your feelings during those dramatic moments?
I am born in the war, and I have lived whole my life in Lebanon in the war, obviously with some moment of peace, for me the war was normality, I couldn’t understand why, but that was it. My childhood memories take me back to the underground hideaways where we used to hide during the bombs and where we used to wait the magic words ‘cease fire’ to go back to our daily life. My song “Nora’s tree” narrates all this. This song describes very well how Man gets used to everything and how the war has changed the Lebanese and how life has changed in the ‘80s and in the ‘90s. When you find yourself in such a dramatic situation, you don’t think about it, you only want to survive. But we were children, we didn’t even have that instinct, for us, the underground hideaways were places to play, playing cards and other one thousand games we used to invent to pass the time.
The streets in Beirut were narrow, sidewalks and shop windows were covered by sand bags and concrete blocks in order to protect them from bombs, those sand bags, for us children, were mountains to climb on. I have started thinking about war, only after moving to Italy, and I am still surprised of how all the people who live in wars, especially parents who have children, with which force they go forward, they struggle every day, with the hope that ‘tomorrow the war will be over’. Lot of my songs narrate details of war.
Tell the story of war, the war lived by common people, the story that no radio or TV know. I talk about stories which do not make news but which tell much about a different life.
The war is not only destroyed houses, blood and dead, there is a lot of life which is hidden in between, a social texture which tries to emerge and to be born again. Electricity, water, bread, infrastructure are all themes which teach a lot and most of the times are taken for granted, but in the war, you get used to live sustainable and content yourself with the few you have, even though I repeat myself, Lebanese were able to have all the comforts in the ‘90’s despite the war. You get used to adapt yourself and to find solutions, to survive. My memory of the war is the one of a child. I tell the story of the war through the eyes of a child, everything is amplified, has the taste of an ephemeral dream, pieces of memories reconstructed in my mind, it is a bit like the reminiscence of Marcel Proust, some smells, tastes take me back to another spatial and temporal dimension, I try to recreate in my music, in the dimension of words and sounds, a distant past, a memory which at times finds a block, an Amnesia, because I would like to forget but other times reemerge and still torment me.
It is impossible to give a logical order to the events, everything is reconstructed in a new order, and sometimes the language remains primitive and instinctive, exactly like it could be the spirit of a child, simple and immediate.
Also the use of minimal piano, obsessive and repetitive, I have chosen to keep the essence of music and the message can be more immediate.

You have armenian origins, do you feel to be more lebanese or armenian?
This is a very difficult question, I have pure Armenian blood and the blood is blood. I descend from Armenian families; my father Tekeyan and my mother Sinanian. Unfortunately I can’t reconstruct my genealogical tree, even though this is something which interests me to research. I am very much attached to my roots and I am very proud of my origins, though I have still never been in Armenia and I would love to go as soon as possible. I am born in Lebanon, the land where I have grown up and which I keep in my heart. It is difficult to say …
I am the daughter of the World. Now I am in Italy, it has been 10 years that I live here and I feel a bit to be Italian as well, but I don’t know tomorrow where I will be. I have a mix of culture inside of me which creates in me lot confusion and makes it difficult to place me in this world.

Your lyrics tell as well about the Armenian genocide which took place almost a century ago by the hands of turcs. A happening unfortunately little known but fierce (1.500.000 dead). Your grandfather wrote a book about it. Do you want to talk to us about that?
Yes, my grandfather was a teenager at that time, and when the Armenian genocide started, he had to leave his family and escape towards Syria, as “Yes kou aperet” tells, my grandfather’s poem to which I gave music and voice. My grandfather escaped bare foot, his mother and little brother, together with an aunt, have been transported with caravans towards the desert, while his father, in order to not get captured and killed by the turks, drank a poison and killed himself. My grandfather’s mother and brother, together with the other Armenians in the caravan, who have been survived, told their story. My grandfather collected lot of these stories and witnesses of the survived people and has published his book “The tragedy of Armenians of Behesni 1914-1918”. His book has been published in 1956 in Beirut in few copies, and I have in mind the project to translate it to English and maybe also to Italian, in order to share with the world such a precious and rare stone. The book is concluded with very beautiful poems written by my grandfather Avedis Tekeyan (he has been a writer and photographer) with lot of bitterness in his heart. For us all Armenians, it is very sad and painful to know that the Armenian Genocide, despite one million and a half of victims is still not recognized, after almost 100 years. In 2015 will be 100 years.

The 31st of January, you will participate to our event at the TNT club in Milan, do you want to tell us what will you propose during the concert and what are your expectations?
I will propose a performance which will see me on voice and piano and a very special guest at the bass, Fabio Degiorgi, the bassist of the great Italian band Vidi Aquam. Together we will play some of my songs, among which “Green Line”, one of the key songs of my project.  Green Line was the green area which divided Beirut during the war in East and West Beirut, the song tells the story of a woman, a very courageous mother. Then we will play “Weight of Pain”, “Deep Dark Well”, and “Yes kou Aperet” which is in Armenian.  We will perform as well “Manifesto Anti-war” which is my first song, “Devil’s OB” and my version of “Paint it Black” , which has been released in Italy in the double album “Stoned Town”, produced by Martiné Records and dedicated to the 50 years of Rolling Stones. I will propose a performance where the piano is definitely minimal, where silence and whispers are as important as screams, shouts and desperation. My expectations are to reach the heart of the people, submit them my message, my rage against the war, tell them my story and transmit them all my passion for music, art and beauty, wishing to offer inspiration and magic.

A futile curiosity, in Lebanon are there any bands or artists which can be defined alternative?
Definitely, there are lot of bands metal, rock, underground, especially the post war generation, my generation, and even now, in this sense they are very international.

What are your listenings and readings?
I listen to various music, a melting pot of different cultures from rock music, metal, Nu metal, dark, experimental, industrial, traditional Armenian music, middle eastern music, I have been influenced by the music of the ‘70’s and by their very rebellious spirit, I have been as well influenced by lot of artists which gave me a lot: Janis Joplin, Pink Floyd, The Doors, Led Zeppelin, Black Sabbath, Rolling Stones, David Bowie, Einsturzende Neubauten, Bauhaus, The Cure, Joy Division, Siouxsie, Demetrio Stratos, Diamanda Galàs, without forgetting System of Down and Serj Tankian, Armenians as well, Marilyn Manson, Rammstein, Metallica, Guns n roses, Muse… Classical music, the music of Igor Stravinsky, Sayat Nova, Oum Kalthoum …
My readings, I love to read books on mysteries, on ancient places, I love to read a lot as well French poems, I love Baudelaire (Les Fleurs du Mal - Le Spleen de Paris), Verlaine (La bonne chanson Jadis et naguère Parallèlement - Sagesse Amour Bonheur - Fetes galantes Romances sans paroles), I like as well Jean Jacques Rousseaux and everything he teaches about Man, Society and Nature, I love Michel Foucault’s philosophy, the psychoanalysis of Sigmund Freud, the anti-psychiatry of Rudolph Laing, Sylvia Plath. I read as well about Surrealism, the Bauhaus movement, Deconstructivism, at the end I read everything which inspires me. I am interested as well in biographies, lately I am reading a book about the life of the great Filippo Tommaso Marinetti and his futuristic revolution …

What projects do you have for the future?
Lot of projects for the future. I am working on my songs and I wish to publish soon my official album. I am very happy and honored for having been welcomed in the family of Rosa Selvaggia. I want to make the world know about my music and bring my live performances in various festivals and venues.

We thank you for the interview, see you at TNT!!
Thank you for listening to me. See you soon. Rita

Website: http://www.rosaselvaggia.com/ritatekeyan.htm

 

 

intervista pubblicata il 14 Gennaio 2014