live
@ Parco Le Stanza, Trescore Balneario (BG),
29 Agosto 2025
Testo e foto di Gianmario Mattacheo
Per l’ultima tappa del tour estivo i Rockets scelgono di
sfidare il destino o, meglio, il tempo, dal momento che nel
pomeriggio una pioggia torrenziale si è abbattuta sul parco
Le Stanze e le previsioni annunciano altri temporali per la
serata, tanto che solo i più fiduciosi si stanno chiedendo
se lo show si potrà tenere regolarmente.
Alle 22.00, gli ottimisti sono ripagati perché della
tempesta è rimasto solo un freddo polare e quando le note di
“Anastasis” riempiono il parco della città termale, tiriamo
il fiato pronti al divertimento.
Il brano di “Plasteroid” è il pezzo ideale per aprire lo
spettacolo. Da subito Fabrice Quagliotti regala tocchi di
tastiere che, meglio di qualsiasi cosa, spiegano cosa voglia
dire la musica dei Rockets. In realtà parlare di tastiere è
riduttivo, in quanto il leader è letteralmente accerchiato
da macchinari, tastiere e synth che pare quasi sulla plancia
dell’Enterprise, mentre si muove come il Signor Spock tra un
tasto e l’altro.
Non è una sorpresa ascoltare molte canzoni da “The final
frontier” ultimo e recentissimo in studio del gruppo. Le più
efficaci in tal senso sono senza dubbio “Break the silence”,
“Ride the sky” e “All 4 one” che il pubblico accoglie come
fossero afferenti al repertorio classico.
Ma con “Cosmic castaway” lo schermo riproduce l’immagine di
Alain Maratrat, mentre Fabrice Quagliotti ricorda l’amico
scomparso recentemente e che fece ancora in tempo a
partecipare con le sue chitarre a uno dei brani migliori
dell’ultimo lavoro.
In mezzo a tanta musica, non possiamo non notare quanto
quello a cui stiamo assistendo sia un concerto dei Rockets
e, allora, gli effetti sul palco, i laser e i perfetti
outfit sono quell’elemento unico e imprescindibile,
importante quasi come la musica creata dai quattro
musicisti.
Fabri Kiarelli si conferma il frontman che i Rockets
aspettavano da anni. L’impressione positiva già avuta in
quel concerto torinese di un paio di anni fa quando esordì
con la band è ancora migliorata; sempre più nella parte, si
pone come un autentico trascinatore per pubblico e compagni
di scuderia.
La novità del tour estivo è rappresentata dal cambio di line
up e dall’ingresso di Daniele Quarto, in sostituzione di
Eugenio Mori, ormai calato nella parte di turnista a tempo
pieno con la Premiata Forneria Marconi. Il nuovo arrivato si
fa notare non solo per la bravura, ma anche per lo spirito
con cui interpreta il non facile ruolo di batterista. Lo
abbiamo detto, sono i Rockets e non ti aspetti certo che chi
ne faccia parte abbia atteggiamenti da educanda. Daniele
Quarto riesce ad unire capacità tecniche a
quell’atteggiamento truzzo che tanto si sposa con la sua
nuova band e insieme a Rosaire Riccobono possiamo dire che
riesce a dare vita ad una sezione ritmica davvero robusta.
L’affiatamento dei cinque (Gian Luca Martino alla chitarra
solista), la caratura dei brani eseguiti e l’effetto scenico
ci confermano come questo sia il vero grande ritorno del
gruppo; una seconda giovinezza che possiamo definire come il
periodo “Silver 2.0”.
Se i nuovi brani sono accolti con entusiasmo, è innegabile
che la parte del leone sia comunque giocata da pezzi più
datati. La voce di Quogliotti filtrata dal vocoder che
anticipa “Electric delight” è uno dei momenti più
coinvolgenti dell’intero concerto; “Non stop” (da “Alien
nation”) è un brano appassionante, “Future woman” e “One
more mission” pezzi che ti fanno ricordare quanto questo
gruppo sia stato tra i più influenti del panorama musicale
degli anni ’80 e quando sta per partire “In the galaxy”, è
lo stesso Kiarelli a confessare quanto la canzone abbia un
alto tasso qualitativo (“Questo brano è una magia
musicale!”).
La voce robotizzata di Quagliotti intona “One the road
again” e, allora, siamo pronti per accogliere il brano più
celebre dei Rockets, quella cover dei Canned Heat che seppe
superare anche l’originale.
Breve pausa e poi spazio a “Galactica”, ovvero quel brano
che gli fece vincere anche un Telegatto e che rappresenta la
festa finale, tra fuochi artificiali, fumogeni,
ringraziamenti collettivi, e un rimando al 2026 per prossimi
e spaziali concerti.