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SPECTRA PARIS

Intervista by Oflorenz

 

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Ciao Elena, ciao ragazze, benvenute sulle pagine oscure di RS!
E’ un piacere per me e la mia band essere qui in tua compagnia!

Elena, siamo rimasti orfani di Siderartica, tuo progetto che vedeva la partecipazione di “frammenti” di KC, ma siamo stati ricompensati da questa tua nuova accattivante creatura “all female”. Un capitolo che si chiude definitivamente a favore di uno da cui attendersi lunga vita e molte sorprese?
Non sono mai troppo prevedibile neanche per me stessa, quindi è difficile parlare di ciò che accadrà attorno al mio progetto. Quando ho iniziato questo primo album di S*p ero convinta di lavorare per il terzo disco di Siderartica, quindi in un primo momento io stessa ero ignara di ciò che avrei combinato! La molla per questo nuovo assetto è scattata inevitabilmente quando affascinanti modelle dalla taglia zero hanno preso forma nella mia testa e nelle mie mani. In effetti, quando ho iniziato a fare il lavoro di grafica relativo all’album, ho pensato ad un ambientazione chic-noir, dove scintillii e abiti firmati si ricoprissero di sangue e mistero. A questo punto, Siderartica diventava per il mio nuovo orientamento più glamour, un vestito troppo stretto (e non firmato!), rischiando di limitare la mia parte espressiva più rockistica.. E, anche se con la paura di chi sa di poter perdere qualcosa, ho deciso di abbandonare la vecchia strada e cercare oltre...

Spectra Paris mi ispira una bella ed originale sensazione di “retro-noire” a tinte elettroniche. Come dire…una sinfonia elettro condita un po’ di 007 ed un po’ di vecchie atmosfere da film d’antan stile “Intrigo a Stoccolma”…ho colpito nel segno?!
Certo, titoli come quello da te menzionato o “Il terzo uomo”, mescolati a tinte futuribili! Attorno a SPECTRA*paris c’è una certa visione notturno-vintage, di cui intrigo e sarcasmo costituiscono i cardini. Uno dei maggiori personaggi ispiratori è stato Alfred Hitchcock e, non di meno, ai primi posti della mia lista si collocano di sicuro le più belle stagioni di 007. Per me è come racchiudere il male in una gabbia dorata, dove laminate passerelle elettroniche vengono riscaldate da strumenti acustici di matrice più primitiva.

Vi ho visto dal vivo al Treffen, grande show! E abbiamo notato che il pubblico teutonico ha apprezzato decisamente. I filmati che proiettavate alle vostre spalle hanno un qualche legame con il vostro concept? E più in particolare: possiamo parlare propriamente di concept album a proposito di “Dead Models Society”?
Più che mai nel primo album di S*p è racchiuso un concetto: l’ambivalenza tra il male e il bene. Non a caso la mia musica qui combina senso di bellezza e glamour con pena, terrore e aggressività. Tutti pensano di sapere dove sta il bene e dove sta il male. Sembra facile e immediato schierarsi da una parte e condannare l’altra. La gente etichetta tutte le informazioni come fossero barattoli di conserva, abbandonando così ogni possibilità di “intreccio”. Ogni verità si separa dall’altra e diventa una nuova bugia, che poi ci raccontiamo nella quotidianità, allineandoci ad essa, come fonte di comportamento sociale da seguire. Così le mie modelle hitchcockiane sembrano essere divise in vittime e carnefici, ma il male incrocia il bene e ogni regola sociale viene ribaltata. Allo stesso modo ho concepito il video che nei concerti proiettiamo alle nostre spalle. C’è una stessa logica di intreccio tra bellezza, cinismo, ironia, sangue, erotismo, atrocità e morte. Quindi, il nostro spettacolo offre inizialmente sfarzose passerelle, dove modelle fascinose indossano abiti da sogno e stelle di tutti i tempi si esibiscono in grande stile, fino a quando momenti di mortificante crudeltà si insinuano nella trama e l’attenzione si sposta su episodi più devastantemente cinici. E questo è ciò che mi piace fare. Mescolare la speranza con l’orrore, far vivere i mostri in una boutique di Armani, leggere “Vogue“ senza mai perdere di vista il terrore che irrompe di continuo come un brutto ospite. Il cuore e la logica devono imparare a comunicare con nuovi sistemi di interazione, non condizionati da moralismi d’accatto che sono inutili perdite di tempo… Benvenuti nella Parigi spectra*le!

La fredda e marziale sperimentazione di Kirlian Camera e le melodie più ariose di Spectra: due sfaccettature della Elena Alice Fossi di oggi, che probabilmente si completano a vicenda. Una giusta interpretazione?
Sicuramente. Ho bisogno che cose complementari abitino la mia casa, di un equilibrio dinamico per il quale la compensazione del tutto abbia luogo. Non si tratta di essere umorali o lunatici, ma piuttosto di incanalare una moltitudine di fonti emotive nei giusti contenitori.

Siete distribuite da una buona label, la Trisol. Come sta andando la vendita del cd? Scommetterei che in Germania, ad esempio, attira più che in Italia. Ed anche il pubblico del centro-nord Europa, a giudicare dalle esibizioni live, mi sembra più vicino ed appassionato al mondo in cui vi muovete/ci muoviamo: condividete questa sensazione?
Senza dubbio i riscontri che abbiamo avuto sono favorevoli e soddisfacenti, soprattutto per le case discografiche, che spesso tardano nel farsi vive nel momento della “responsabilità economica”, con conseguente noioso intervento legale da parte nostra che genera, è chiaro, situazioni un po’ conflittuali a discapito della serenità. Ma di questo e anche di altro, anche se in chiave “romanzata” parleremo presto in un altro contesto, guarda caso proprio nell’album in lavorazione! Comunque, a dispetto del fatto che il pubblico tedesco si è rivelato ancora una volta entusiasta, ho ricevuto una grossa quanto inattesa attenzione anche e soprattutto in Gran Bretagna, Francia, Benelux, Grecia, Scandinavia e U.S.A.

Elena, questo spazio è tutto vostro: se volete svelarci qualche segreto del mondo SP, qualche retroscena sinistro e piccante sulle prossime mosse della “Società delle modelle morte”…….., siamo impazienti!
A fine anno la “Società delle modelle morte” presenterà un singolo in vinile, dove protagonista indiscussa sarà una nuova visione di un brano tratto dal “Fantasma del palcoscenico” di Brian Palma. Il “Club delle giovani signore omicide” indagherà stavolta sulla etichetta discografica “Death Records”. Qui la mia band sarà più coinvolta nelle riprese studio, tanto da rendere il sound più electro-rock! Le ragazze già scalpitano e in un mondo come il nostro, dove gli spaventapasseri sui palchi sanno fare a malapena un playback - sgamabilissimo - è uno spreco mettere loro le corde ai polsi, no?!?

Contatti:
www.spectraparis.net
www.myspace.com/spectraparis

 

 

 

SPECTRA*paris
"Dead Models Society (Young Ladies Homicide Club" CD (Trisol)


La front woman di Kirlian Camera Elena Alice Fossi ci lascia orfani di Siderartica, progetto cui eravamo ormai ultra-affezionati, ma ci ripaga più che adeguatamente con la sua nuova creautura “all-female” S*p. Eccoci qui riuniti nel backstage di una passerella internazionale di top models, da qualche parte in Europa, con noi ci sono Elena Alice, Cristina, Antonella e Cinzia; ci avvolgono avvincenti storie di intrighi e delitti, il tutto al cospetto del “Club delle Giovani Omicide”! Le atmosfere del disco, come leggerete nella gustosa intervista, vi riporteranno ad appassionanti ambientazioni d’antan tipiche dei noir dei tempi migliori, quelli di Hitchcock e gli 007 tanto per intenderci, il tutto condito con elegante elettronica ove l’aspetto melodico prevale su quello prettamente di ricerca e sperimentale. Musica quindi meno angolosa e ruvida rispetto a Siderartica (soprattutto rispetto al primo “Night parade”) ma nello stesso tempo assolutamente non scontata né tantomeno banale. L’attacco di “Spectra Murder Show” od i refrains di “Homicide Boulevard Theme” e “Size Zero” risultano davvero irresistibili, così come azzeccata è la cover della hit ottantiana “Mad World”; e non tutti i ponti con Siderartica vengono peraltro interrotti, lo dimostra la reprise di “Lucky village’s oversight”, che qui diventa “Lucky city oversight”. La seconda parte del disco è prodiga di brillanti esempi di commistione tra elettronica e pop d’ottima fattura. Sentitevi “Attaque au Palais Exotica” o “Cheeky Alien Dream”, non vi vengono in mente certi episodi degli ottimi Hooverphonic di Geike Arnaert? Un disco che potrà e dovrà abbattere i confini di settore, le potenzialità ci sono tutte.
(Oflorenz)