Secondo molti superficiali 
            testimoni di allora, gli UK Decay, dopo un inspiegabile silenzio durato 
            quasi due anni, si fecero vivi improvvisamente sul mercato discografico 
            nellottobre del 1981, con il peraltro bellissimo For Madmen 
            Only. Certo, questa fu lopinione generale, ma fortunatamente 
            non di tutti. Tanti infatti avevano seguito il gruppo nella sua instancabile 
            e febbrile attività live su entrambi i lati dellAtlantico. Cè 
            addirittura chi sostiene che una vera scena punk o post-tale californiana 
            (si parla qui del punk e del post-punk tipico californiano: dal power-pop 
            al death rock) sia nata solo dopo le leggendarie scorribande dei frenetici 
            UK Decay!
            
Ma a prescindere da una presenza 
            sui palchi comunque costante, legata anche al loro non usuale attivismo 
            politico (per cui la presenza in loco, il situazionismo, 
            ricopriva unimportanza maggiore del prodotto discografico), 
            i furibondi quattro non avevano mai veramente sospeso una sia pur 
            minima attività discografica. Era infatti di quella primavera il singolo 
            Unexpected Guest / Dresden, seguito poco dopo da unaltra 
            John Peel session al fulmicotone. 
Il primo brano cominciava 
            addirittura con un piano lontano, ma poi il bassista Segovia strutturava 
            il ritmo e il chitarrista Spon entrava rumorista ed effettato alla 
            delizia sonica. Un giro continuo, quasi ipnotico, sebbene ancora più 
            sorprendente sarà la voce: un Rotten più maturo con inflessioni alla 
            Murphy. E bravo Abbo, gotico nella voce e nelle liriche: un ospite 
            terribile (e ovviamente indesiderato) alle 3 di notte. 
            A tematiche più abitualmente politiche i quattro torneranno con il 
            retro, Dresden, un atto di accusa contro i criminali di guerra. 
            Nel dettaglio, si imputava alle forze aeree britanniche di aver compiuto 
            una strage di civili durante la II guerra mondiale, nei confronti 
            della popolazione di Dresda, colpevole solo di abitare in una città 
            tedesca (per di più senza particolare importanza strategica). Lincedere 
            era molto aggressivo, sottoposto alle accelerazioni ritmiche del batterista 
            Harle, ma una chitarra alla McKay (ex Banshee) dava una distorsione 
            oscura, mentre Abbo era veramente unalternativa al Murphy più 
            indemoniato e acido. O epico, a tratti. Il brano era frutto di sincera 
            indignazione e costernazione: «The epitaph, the charred terrain, the 
            board wiped clean, to try and start, they'll start again, playing 
            your wargames» (lepitaffio, il terreno carbonizzato, la tavola 
            cancellata/ripulita, per provare e cominciare, loro cominceranno ancora, 
            a giocare ai tuoi giochi di guerra).
            Strana una scritta nelle note interne del 45 giri: un epitaffio al 
            bassista Segovia, del resto presente su entrambi i brani. Di cosa 
            si trattava, un tragico incidente? Una morte improvvisa dopo le registrazioni? 
            No, si era semplicemente sposato ed aveva lasciato lattività 
            (preferendo unorrenda vita piccolo-borghese). Questo portò il 
            gruppo ad un periodo di relativo sbandamento, sostituendo Segovia 
            dapprima con un certo Dutch, in occasione della John Peel session, 
            poi con un certo Lol, proveniente da unaltra band di Luton, 
            gli Statics. Insieme a lui strinsero un accordo con la Fresh reconds 
            per incidere, finalmente, il loro primo (e purtroppo unico) vero e 
            proprio Lp; ma purtroppo, a metà buona delle registrazioni, pure Lol 
            mollò il colpo.
            Fu quindi rimpiazzato in tutta fretta dallamichetto Eddie Branch, 
            detto Twiggy. Eddie, in effetti, si rivelò molto di più di un riempitivo 
            occasionale: bassista volenteroso e amico fidato, suonò da allora 
            in poi con gli UK Decay, continuando poi la carriera né più né meno 
            che con sua maestà gotica Peter Murphy (secondo certe 
            voci, allievo di Abbo). Gli altri rimasero sempre, e giustamente, 
            loro: Abbo ad una voce tanto teatrale quanto mefistofelica, Steve 
            Spon ad una chitarra punk bagnata in acido oscuro, Steve Harle batterista 
            forsennato e tribale, il cui stile nel frattempo stava facendo proseliti 
            fra le nuove leve del dopo-punk oscuro.
            
Il 3 ottobre uscì 
            un singolo: Sexual / Twist in the Tale, dalla bellissima 
            copertina, un dettaglio del Diana ed Efeso di Aristide Sartorio. 
            In effetti il retro, Twist in the Tale, al di là della rullante 
            batteria di Harle, ebbe uninfluenza altissima. Mostrava infatti 
            strani temi western certamente non comuni nel dark: fino ad allora 
            si era sentito qualcosa di simile solo nella semi-sconosciuta Koma-Kino 
            dei Joy Division. Una furibonda marcia western, quindi, fatta di «nostalgia, 
            memories and history». Ma il 23 ottobre, finalmente!, ecco lLp, 
            il tanto sospirato For Madmen Only, solo per i pazzi!
            
Disco singolare, unico nel mescolare 
            atmosfere oscure con pura energia punk, For Madmen Only esibiva 
            in copertina unaltra opera pittorica (ed orrorifica): la Disintegrazione 
            della Fede del simbolista olandese Jan Toorop. Il suo contenuto 
            si divideva equamente fra i due bassisti: a Lol il lato A, a Eddie 
            Twiggy Branch il B. Una rullata di cembali per aprire 
            la prima, epica ma potentissima Duel, acida e ritmicamente 
            scandita come poche. Un irresistibile invito alla danza zombie, con 
            Abbo che vocalizza lungo e drammatico: il fatto che sia per amore 
            non rende un duello meno stupido o tragico. Una bellissima apertura!
            Poi un intro di basso tenebroso per una chitarra in riff doltretomba 
            e una batteria forsennata costituisce lapertura della successiva 
            Battle of the Elements. Anche qui la voce è impostata ed epica, 
            decisamente divisa fra i due principali modelli di riferimento (occorre 
            ricordarli? Lydon e Murphy). Ma le pause strategiche non riescono 
            a togliere al brano, seppur bellissimo, un senso di già sentito. Lontano, 
            timido entra un suono, poi calpestato da Abbo e Harle, 
            un urlo ed entra lanthemica Shattered, dal riff romantico 
            e dal parlato elegante. Qui siamo più sul punk che sul dark, sebbene 
            il brano sia un allucinante e bellissimo bolero satanico. Insomma, 
            la loro strada al gotico, a quello che era dai tempi di The Scream 
            che non si chiamava gothic-punk
 decisamente bravi! 
            E il disco è appena cominciato! Voci lontane, indemoniate e distorte
 
            un lento e sotterraneo arpeggio di basso crea unatmosfera cupa 
            e depressa (quasi bowiana). Si tratta di Stage Struck, che 
            presto, cambiato accordo, indugerà in fraseggi chitarristici devastati 
            da flanger e distorsore. Pausa, cambia il giro di basso, e via, il 
            brano parte energico, ma sempre epico e drammatico. Sventagliate di 
            chitarra selvaggia sopra il grido del ritornello, che ripete il titolo, 
            sopra la batteria forsennata, suggellano un piccolo capolavoro. Bello, 
            scandito ed energico anche il successivo Last in the House of Flames, 
            caratterizzato da un ritornello in scala ascendente. Tuttavia certi 
            trucchetti (ingresso strategico di chitarra effettata) hanno già fatto 
            la loro figura altrove. È lultimo brano che si avvale della 
            collaborazione del bassista Lol e chiude il bellissimo lato A, che 
            da solo varrebbe quasi lacquisto del disco. 
            Infatti il lato B si apre con la bellissima Unexpected Guest, 
            a suo tempo incisa con lo storico bassista Martyn Segovia 
            Smith (benché questa sia una versione leggermente diversa), mentre 
            per il resto si avvale di Twiggy, che ovviamente ha un suo stile. 
            Il basso suona più classico post-punk, con il reiterato tipico, ma 
            questo non compromette in nulla la qualità delle composizioni. Come 
            nella prossima, Sexual, il singolo, che è potentissima e coinvolgente, 
            caratterizzata dal ritmo esagitato e dai continui cambiamenti di effettistica 
            della chitarra: un minuto e quaranta di ebbra energia psichedelica. 
            
            
La successiva Dorian, 
            ancor di più, è un brano tanto affascinante quanto unico: intro di 
            piano in sordina, col giro di accordi romantico e malato, pausa, basso 
            in lontananza. Ora il pezzo prende vita, sempre scandito dal piano, 
            le voci sono lontane, sussurrate, ripetute, mentre il ritmo incalza. 
            «The mirror» continua a ripetere, mentre lincantesimo ammalia, 
            incantesimo terminato forse un po troppo presto. Per questo 
            la successiva Decadence, sebbene ben caratterizzata da una 
            chitarra distorta ed un ritmo ossessivo, anche grazie al suo verso 
            poco felice «the dance of deca», sembra decisamente un minore, un 
            residuo dei grandi inni punk. 
            Così come molto punk è lintroduzione di basso della penultima 
            Mayday Malady, prima che una chitarra tanto effettata da sembrare 
            un sintetizzatore faccia la sua comparsa. Leffetto è molto coinvolgente, 
            e il giro incalzante di Twiggy fa il resto, con la voce che è unimplorazione 
            di aiuto. È una danza selvaggia e ossessiva che si scatena «faster 
            and faster and faster we go», anche qui un po interrotta al 
            terzo minuto. Ma bello, cupo e sinistro sinsinua il basso che 
            introduce la title-track, ultimo brano dellalbum. Due giri, 
            poi la voce si affaccia lamentosa. Harle segna il tempo, una sorta 
            di pow-wow, ed il brano serpeggia in armonie inquietanti e orientali, 
            con voci ora alte ora basse che si sovrappongono, fino alla pausa 
            a due minuti e mezzo. Il piano lontano riprende la melodia, una chitarra 
            distortissima lo ricopre e quindi il brano ri-esplode nella sua polemica 
            antibellica (e antiamericana): «The great american dream / The decline 
            of civilization / Echoed in the victim's scream» (il grande sogno 
            americano, il declino della civiltà, echeggiato nellurlo della 
            vittima) e si avvia alla conclusione reiterando il suo verso/titolo 
            «for madmen only». Gli effetti psicotici del finale non hanno nulla 
            da invidiare ai Bauhaus più indemoniati.
            Insomma, cari lettori, questa 
            è la storia del dark. A parere di molti, gli UK Decay uscirono con 
            questo disco dopo anni di silenzio. Può essere (comunque sappiamo 
            che il silenzio fu solo discografico, mai concertistico), ma pochi 
            potevano vantare tanta energia e tanta ispirazione: 7 brani notevolissimi 
            su 11, e dagli stili decisamente vari (Duel e Dorian, 
            ad esempio, si situano allopposto di una scala che comprende 
            Shattered, Stage Struck, Unexpected Guest, Sexual 
            e For Madmen Only).
            Peccato, perché purtroppo For Madmen Only uscì il 23 ottobre, 
            neanche 10 giorni dopo Mask dei Bauhaus che, giustamente, stava 
            facendo furore e incentrava su di sé tutta lattenzione della 
            scena. Leccessiva somiglianza delle due band (ancor più che 
            dei due dischi, che in effetti simili non erano) fece il resto, relegando 
            gli UK Decay in una posizione di secondo piano estremamente penalizzante. 
            Questo finì per logorare uno dei migliori gruppi della prima generazione 
            dark.
            Peccato, davvero...