ALARM 
                    , Milano, La Casa 139, 17 dicembre 
                    2002. 
                    Per le nuove generazioni questo è un nome nuovo, ma chi ha 
                    vissuto la new-wave degli anni '80 lo ricorderà bene. La band 
                    gallese, paragonata ai tempi agli U2, è ritornata dopo dieci 
                    anni a nuova vita: Mike Peters (il vocalist) ha ripreso da 
                    solo le redini del progetto per portarvi nuova linfa vitale. 
                    
Dopo 
                    un ritorno live l'anno scorso che li ha visti aprire i concerti 
                    di Ligabue, questa serata è organizzata per presentare il 
                    nuovo lavoro di Mike Peters. Un progetto ambizioso di ben 
                    sei CD, uno ufficiale disponibile attraverso i normali canali, 
                    e gli altri cinque disponibili attraverso un abbonamento "Poppy 
                    fields bond" (per ulteriri info www.thealarm.com). 
                    Il concerto vede solo il cantante gallese sul palco, con l'ausilio 
                    della chitarra elettrica e dalle basi pre-registrate che escono 
                    dal suo computer portatile in quadrifonia con "Surround Sound 
                    Audio System", più alcune video proiezioni. Prima che inizi 
                    il concerto l'idea dell'ausilio delle basi ci lascia un po' 
                    sconcertati, ma già dal primo brano l'atmosfera che si temeva 
                    fredda si riscalda, e questa strana performance riesce a catturare 
                    i sensi. Mike spiega tra un brano e l'altro come è avvenuta 
                    la registrazione, fa vedere le foto del posto dove essa si 
                    è tenuta (una villa antica del '600/'700), e spiega la natura 
                    delle nuove creazioni. Alla fine sfodera alcuni vecchi classici 
                    degli Alarm, tra cui "Rescue Me". Il concerto, durato quasi 
                    due ore, ci lascia pieni di sensazioni, e come ci hanno dimostrato 
                    nell'ultimo anno sia i Damned che Wayne Hussey, i vecchi leoni 
                    hanno più grinta di quelli nuovi, confermando di essere dei 
                    veri animali da palcoscenico. (testo Nikita/ foto Erzsbeth)
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