CRUXSHADOWS + BEATA BEATRIX + AYRIA 
                      
                     
                      @ Siddharta Prato, 12 Dicembre 2009 
                    Testo 
                      by Gabrydark
                      foto by Giancarlo Donatini
                    
                    Il 
                      12 dicembre, un sabato dal divertimento assicurato per chi 
                      si è recato al Siddharta di Prato, a parer mio, uno 
                      dei locali più cool della musica dark e dintorni. 
                      Come sempre Energy Zone ha presentato un programma di tutto 
                      rispetto con bands professionalmente di grande serietà, 
                      bravura e capacità di tenere il pubblico in costante 
                      attenzione.
                     
                      Hanno aperto il concerto alle 22.00 in punto, e la puntualità 
                      non è cosa da poco, i Beata 
                      Beatrix, un gruppo toscano, di cui sta uscendo 
                      in questi giorni l’album di esordio, presentato ufficialmente 
                      in quel contesto. Avevo già assistito ad una lor
o 
                      esibizione circa un anno fa, quando furono di appoggio ai 
                      Clan of Xymox e devo dire che mi avevano colpito sia per 
                      il sound goth inglese anni ‘ 80, sia per la voce femminile 
                      di Hatria: belle sonorità, bella voce, un buon mix 
                      di piacevole ascolto. Questa volta mi hanno stupito e coinvolto 
                      ancora maggiorment, hanno infatti raggiunto una consapevolezza 
                      musicale che non appariva così chiara in precedenza 
                      e l’interpretazione dei brani da parte della cantante è 
                      stata veramente pregevole, una voce capace di tenere alte 
                      tonalità e nel contempo melodiosa, dal timbro caldo 
                      senza sbavature sdolcinat. Un piacere davvero sentirla interpretare 
                      alcuni pezzi portanti del loro repertorio come “In the garden 
                      of exstasy”, che dà il titolo all’album; un bellissimo 
                      brano in italiano, “Senti”, in cui i gorgheggi iniziali 
                      ricordano certi preziosismi di arie liriche che ben accompagnano 
                      le visioni poetiche ed eteree create dalle parole; il carinissimo 
                      ed orecchiabile synth pop di ”My mother is like a stereo”, 
                      in cui Hatria interpreta anche recitativamente le parole 
                      ed infine, proposta come bis, una poesia in musica, “Flowers”, 
                      evocante le bellissime immagini decadenti dei quadri preraffaelliti 
                      a loro così cari, tanto da mutuare il nome da un’opera 
                      famosa di Dante Gabriele Rossetti. Ben calibrati anche gli 
                      accompagnamenti di basso di Crowley, chitarra e programming 
                      di Ricy Trix. Un tantino superflue dal punto di vista dello 
                      spettacolo le due ragazze che accompagnavano la band con 
                      la loro danza: graziose nel look tra il dark ed il burlesque, 
                      ma un po’ fuori tempo rispetto alla musica. Hatria già 
                      da sola possiede il karisma giusto per dominare la scena 
                      e divertire .
                    Pochi 
                      minuti d’intervallo e dall’atmosfera decadente dei Beata 
                      Beatrix si passa al sound energico e glamour 
                      di Ayria, 
                      vivace fanciulla in abbigliamento Lolita goth, che canta 
                      e danza trascinando il pubblico nel vortice ossessivo del 
                      Synth tambureggiante. Femminile e stravagante al tempo stesso 
                      Jennifer Parkin, in arte Ayria, cantante di origine canadese, 
                      snocciola i suoi pezzi, che ricordano quelli di Ladytron, 
                      mostrando una bella sicurezza vocale e padronanza del palco,percorrendolo 
                      senza posa da un lato all’altro. La performance della deliziosa 
                      canadese coinvolge gradevolmente il popolo dark, convenuto 
                      nel locale, con quel misto di goth, industrial, electro 
                      clash, dance caratterizzante la sua musica supportata dal 
                      synth di Justin Pogue e dalla batteria elettronica di Mike 
                      Wimer, apparendo perfetta introduzione alla musica dei Cruxshadows…
                      Ed 
                      ecco nel buio della sala un fascio di luce taglia l’oscurità: 
                      proviene dalle lampadine fissate sui palmi delle mani e 
                      ai lati sulle spalle di Rogue, voce maschile e leader della 
                      band statunitense, veramente originale nel look, tra il 
                      dark e il cyberpunk. Supportato da una band di 6 elementi 
                      di cui uno solo maschile, il cantante, mente del gruppo, 
                      vanta un sound estremamente dinamico, mix originale di violini, 
                      chitarre, elettronica e ballerine, tutti impegnati a creare 
                      uno spettacolo avvincente tra l ’industrial, il pop e il 
                      dark. La magica combinazione di suoni che sembrano già 
                      sentiti, ma in realtà rielaborati in maniera unica 
                      e straordinariamente personale fa gridare il pubblico affascinato, 
                      lo fa ondeggiare al ritmo degli strumenti suonati con veemenza, 
                      lo fa accompagnare come un coro il cantante che non perde 
                      occasione per saltare in mezzo alla gente e lì esibirsi. 
                      Il gruppo inizia con “I believe”e prosegue con il pezzo 
                      che ha dato il titolo al loro tour 2009-2010, “Quicksilver”, 
                      in cui emergono suoni elettronici incalzanti con un sottofondo 
                      di violini che addolciscono il tema centrale del pezzo. 
                      Fra suoni electro, industrial, sempre e comunque legati 
                      da una melodia, che in alcuni momenti acquista tonalità 
                      epiche di un folk medievale come in “Dragonfly”, e testi 
                      sempre significativi e lirici, si giunge al bellissimo “ 
                      Winterborn this sacrifice “, accolto tra l’entusiasmo dei 
                      numerosi presenti. I violini strugge
nti 
                      di Johanna Moresco e di David Wood, introducono e concludono 
                      questo pezzo che rappresenta un mirabile equilibrio fra 
                      la voce di Rogue, i ritmi più incalzanti del synth 
                      di Pyromantic e la chitarra frenetica di Cassandra Luger, 
                      sottolineato dalle vocalist e ballerine Stephanie Griffit 
                      e Jessica Lackey, che, facendo un po’ di gossip, è 
                      anche la graziosa moglie del cantante.
                      A 
                      gran richiesta dopo l’ultima esibizione con “Birthday “, 
                      la band ha eseguito come bis un altro loro cavallo di battaglia, 
                      “Deception”, in cui vi è un magnifico assolo di violino, 
                      sostenuto con grande perizia dalla Moresco; infine lo spettacolo 
                      è terminato con “Marylin,My Bitherness”.
                      Grandi 
                      applausi ed ovazioni da parte del pubblico soddisfatto , 
                      che ha potuto chiedere autografi e fare foto con i componenti 
                      dei Cruxshadows, che non si sono recati nel backstage, ma 
                      hanno molto carinamente interagito con i loro fans. 
                    In 
                      conclusione un bel concerto, dimostrazione di professionalità 
                      da parte di tutti , sia di coloro che l’hanno programmato, 
                      sia degli artisti che vi hanno partecipato … con questo 
                      pensiero ci siamo allontanati dal Siddharta nella notte 
                      contenti, consapevoli di aver speso bene le ore lì 
                      trascorse e la musica appena ascoltata ancora viva nella 
                      mente.
                    vedi 
                      la galleria di fotografie dei concerti
                    leggi 
                      l'intervista ai  BEATA 
                      BEATRIX 
                    Questa 
                      è la Set list gentilmente trascritta per noi dalla 
                      Moresco: